Il dollaro frena: cosa significa per inflazione e tassi?

Violetta Silvestri

16/01/2023

16/01/2023 - 09:27

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Il dollaro allenta la corsa all’inizio di questa settimana: quali aspettative sulla Federal Reserve e sull’andamento dell’inflazione? Ora la Bce è valutata più falco della Fed.

Il dollaro frena: cosa significa per inflazione e tassi?

La settimana dei mercati inizia con la nota di debolezza del dollaro.

Il biglietto verde è sceso al minimo di sette mesi contro le principali controparti, mentre lo yen è salito al massimo di oltre sette mesi, con gli operatori a scommettere che la Banca del Giappone potrebbe apportare ulteriori modifiche alla sua politica di controllo del rendimento nella riunione di questa settimana.

A beneficiare della frenata del dollaro è anche l’euro, con la coppia EUR/USD che scambia a 1,0838, in lieve calo da un picco della notte di 1,0873, in forte aumento sui valori della scorsa settimana.

Il biglietto verde in calo lancia segnali più ampi: la Fed allenterà la sua politica con un’inflazione valutata in rallentamento?

Il super dollaro si prende una pausa: perché è in calo?

Contro un paniere di valute, l’indice del dollaro Usa è crollato a un minimo di sette mesi di 101,77, con il biglietto verde che ha esteso il suo selloff dalla scorsa settimana, dopo che i dati hanno mostrato prezzi al consumo negli Stati Uniti scesi per la prima volta in più di 2 anni e mezzo a dicembre. L’indice viaggia sui 101,90.

Con l’inflazione decennale nella più grande economia del mondo che mostra segni di raffreddamento, gli investitori sono ora sempre più fiduciosi che la Fed si stia avvicinando alla fine del suo ciclo di rialzo dei tassi e che questi non saliranno così in alto come temuto in precedenza.

“Una tendenza radicata alla disinflazione può rafforzare le aspettative che la Fed possa nuovamente ridimensionare il suo ritmo di rialzo oltre il FOMC di febbraio o addirittura posizionarsi per una pausa anticipata o un pivot accomodante”, hanno commentato gli analisti di OCBC.

Gli aggressivi aumenti dei tassi della Fed sono stati un enorme motore dell’aumento dell’8% del biglietto verde lo scorso anno.

I mercati stanno ora scontando una probabilità del 91% di un aumento di 25 punti base quando la Fed annuncerà la sua decisione politica a febbraio, con una probabilità del 9% di un aumento di 50 punti base.

In questo contesto, la Bce è vista più aggressiva e ancora impegnata su un rialzo dei tassi importante, di almeno 50 punti base, considerando un’inflazione valutata ancora “calda”. L’euro può beneficiarne, anche se resta l’incognita recessione e crisi energetica a indebolire le previsioni del continente.

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