Cresce la quota detenuta dagli investitori esteri ma pure quella riferita a famiglie e risparmiatori nazionali, che tuttavia non supera il 15%.
Debito pubblico. Due parole che evocano scenari complessi e che ritornano ciclicamente ogniqualvolta si parla di spesa, crescita e investimenti. In questi giorni sono di stretta attualità in vista della presentazione del prossimo Piano strutturale di bilancio, a commento del quale il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha già anticipato che l’intenzione dell’esecutivo sarà di «non contribuire ad alimentare il debito pubblico per le nuove generazioni».
Intanto, al primo semestre 2024, è arrivato a oltre 2.947 miliardi di euro, circa cento miliardi in più rispetto all’anno precedente. Come noto, quello italiano è il secondo debito pubblico più alto d’Europa parametrato al Pil, con un rapporto che secondo una recente revisione Istat è stato del 134,6% nel 2023.
Il debito pubblico è contratto dallo Stato per il proprio fabbisogno: ne consegue che, in cambio di risorse, il debito finisca nelle mani dei creditori, ossia dei vari soggetti che hanno fornito finanziamenti. Si tratta di banche centrali, banche, istituzioni finanziarie e singoli investitori, italiani e stranieri. A tenere traccia dei detentori del debito pubblico italiano è la Banca d’Italia, che fornisce un dettaglio mensile. [...]
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