Secondo uno dei massimi esperti di economia europei le prossime generazioni avranno professioni che oggi non esistono. Tutto grazie all’intelligenza artificiale
Uno dei temi più dibattuti in questo periodo storico è il rapporto tra mondo del lavoro ed evoluzione dell’intelligenza artificiale. I sostenitori dell’innovazione celebrano l’evoluzione tecnologica, sottolineando il fatto che darà nuove opportunità professionali alle future generazioni. I detrattori parlano invece di una progressiva riduzione di spazi lavorativi e di una sostituzione della componente umana con quella digitale.
A dare nuovi argomenti a questo secondo gruppo è arrivato un recente studio dell’Università di Stanford che ha sottolineato come l’automazione stia estromettendo i profili junior dal mercato del lavoro.
Sul tema è intervenuto anche il famoso economista e professore universitario Javier Casares che, illustrando le sfide che l’automazione pone alle nuove generazioni di lavoratori, ha dichiarato che il 65% dei nostri figli farà un lavoro che oggi non esiste.
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Lo studio di Stanford
La ricerca di Stanford, intitolata “6 fatti sull’occupazione influenzata dall’intelligenza artificiale”, ha analizzato le statistiche sull’occupazione negli USA tra il 2021 e il 2025.
Il dato più importante emerso è che il maggior peso dato all’IA sta spingendo i lavoratori più giovani fuori dal mercato, nonostante la convinzione diffusa che siano i più preparati alla gestione della tecnologia.
Il motivo è che i giovani tendono a occupare posizioni entry-level con compiti ripetitivi. Ovvero le prime a essere automatizzate. È quello che sta succedendo in alcune delle più importanti aziende del mondo che stanno assumendo sempre meno stagisti perché i lavori più semplici come l’elaborazione dei dati e la redazione dei report di base vengono ora svolti dall’intelligenza artificiale.
Diversa, invece, la situazione dei lavoratori già formati e dei profili più esperti, più capaci di assecondare e gestire i cambiamenti grazie a leadership, creatività e capacità di giudizio che i software non riescono ancora a padroneggiare.
L’opinione di Javier Casares
Durante una trasmissione radiofonica, il famoso economista Javier Casares è intervenuto sul tema della ricerca americana e ha sottolineato come il dibattito tra “tecnofili” e “tecnofobi” non è una novità di quest’epoca ma è sempre esistito.
Successivamente Casares ha citato un’altra ricerca dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) secondo cui il 65% dei bambini di quest’epoca avrà un lavoro che in questo momento storico non esiste.
Il vero pericolo, però, risiede nel potenziale ancora inesplorato dell’intelligenza artificiale. Se una polarizzazione del mercato del lavoro è inevitabile, con i lavori ripetitivi e a bassa qualificazione destinati ad affrontare una grande ondata di disoccupazione e con le professioni più creative pronte a guadagnare ancora più prestigio e riconoscimento economico e sociale, il rischio è che i nuovi programmi arrivino addirittura a sostituire il cervello umano.
Già oggi, ha concluso Casares, le macchine più avanzate possono superare in precisione e prestazioni un medico con un’esperienza pluriennale nel suo settore. Ma ancora non hanno la facoltà di prendere decisioni basate sul singolo caso, sull’esperienza e sull’intuito.
Se dovessero arrivare a tanto, l’intero mondo del lavoro come oggi lo conosciamo potrebbe venire stravolto in modi difficili da prevedere.
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