È sempre più in crescita il numero di aziende che decide di subaffittare i propri spazi di lavoro per eventi, ricevimenti e iniziative culturali. Ecco le storie di chi lo ha già fatto.
Negli ultimi anni, il concetto di “ufficio” ha subito profondi cambiamenti. Complice soprattutto la pandemia di Covid-19, molti spazi lavorativi si sono svuotati. Lo smart working, ormai promosso da numerose aziende, ha portato con sé anche una nuova sfida: continuare a sostenere i costi degli uffici, nonostante rimangano sempre più spesso inutilizzati.
Ma c’è anche chi ha trovato delle soluzioni alternative per contrastare il problema. Ultimamente, sono sempre di più le aziende che hanno deciso di subaffittare i propri uffici inutilizzati per eventi, ricevimenti di lusso e iniziative culturali, ricavandone così ottimi guadagni. Ma come funziona?
Una serra trasformata in sala per eventi: il caso Planterra
Quando nel 2008 la recessione colpì duramente gli Stati Uniti, la società di paesaggistica d’interni Planterra era impegnata nella costruzione di una grande serra di vetro nei pressi di Detroit, nello stato del Michigan. L’improvviso fallimento della General Motors Company, uno dei suoi clienti più importanti, rischiò di distruggere anche Planterra.
Per salvare l’azienda, il presidente e CEO Shane Pliska decise di reinventarsi, aprendo le porte della sua suggestiva serra ai primi matrimoni. Nonostante lo scarso successo iniziale, l’attività si è perfezionata e con il tempo è diventata una divisione stabile e redditizia.
Oggi, Planterra ospita diversi eventi a settimana, con costi che vanno da 26.000 a oltre 90.000 dollari e più di cento persone tra dipendenti e collaboratori. La società ha inoltre separato le due attività - quella legata agli eventi e quella di servizi di paesaggistica interna - per garantire una gestione più chiara e autonoma, ma comunque complementare.
Un’opportunità per rafforzare la cultura aziendale
Ma esistono anche aziende che hanno deciso di sfruttare i loro spazi di lavoro per rafforzare il capitale umano. È il caso di Ascender, un coworking di Pittsburgh che ha iniziato ad affittare parte dei propri uffici per riunioni, lanci di prodotti e celebrazioni locali.
Secondo la CEO Nadyli Nuñez, i benefici sociali generati da questo tipo di attività hanno un impatto positivo anche sull’economia. Creando un ambiente aperto e dinamico, Ascender è riuscita a superare le difficoltà imposte dalla pandemia, dimostrando che la sua formula si rivela efficace tanto sul piano relazionale quanto su quello finanziario.
A Los Angeles, lo studio SPF:architects ha seguito un approccio simile. Il fondatore Zoltan E. Pali ha progettato la sede aziendale pensando fin dall’inizio alla flessibilità, riunendo sotto lo stesso tetto gli spazi di lavoro, una galleria d’arte e l’area eventi. Gli introiti non sono contabilizzati separatamente, ma gli eventi rappresentano un modo per sostenere artisti emergenti e costruire una rete culturale attorno all’azienda.
Ma attenzione ai rischi
Intraprendere un percorso di questo tipo non è un’operazione priva di rischi. Accanto ai guadagni immediati, infatti, le aziende devono fare i conti con regolamenti comunali, responsabilità legali e possibili danni alla proprietà.
Violare i termini di un contratto di locazione può costare caro - dalle multe fino alla perdita stessa dello spazio in affitto - e proprio per questo motivo la sublocazione rimane spesso una strategia “di ultima istanza”, soprattutto per le imprese in difficoltà.
Che si tratti di un’iniziativa per generare reddito o per rafforzare i legami sociali, la gestione di spazi per eventi richiede organizzazione e responsabilità. Come ha sottolineato Pali, occorre trattare l’attività con la stessa cura dedicata al business principale. Programmare, pianificare e promuovere gli eventi richiede tempo, risorse e personale qualificato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA