Germania, i conti non tornano e la nazione è nel caos

Violetta Silvestri

18/11/2023

18/11/2023 - 14:46

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In Germania la crisi economica si sta trasformando anche in fragilità politica. I problemi di bilancio rischiano di accendere le tensioni tra i partiti al potere e di aprire un nuovo fronte con l’Ue.

Germania, i conti non tornano e la nazione è nel caos

Si mette male per la Germania, con problemi di bilancio e di debito che possono trascinare la nazione nel caos.

La coalizione del Cancelliere Olaf Scholz aveva già faticato a trovare un accordo di governo per la Legge di bilancio. Poi, è arrivata la tegola dalla più alta corte tedesca questa settimana, che ha emesso una sentenza a sorpresa e ha stabilito che miliardi di fondi inutilizzati dell’era della pandemia non potevano essere trasferiti in un fondo speciale per la protezione del clima.

Nel dettaglio, la Corte costituzionale di Karlsruhe ha ordinato la cancellazione di 60 miliardi di euro di finanziamenti per l’energia pulita e altri progetti di sostegno industriale. Il governo tedesco ha violato il “freno al debito” sancito dalla Costituzione, che pone rigidi limiti alla spesa pubblica. La sentenza mette ora in dubbio altri piani di spesa tedeschi e il Bundestag ha ritardato di almeno una settimana il voto sul bilancio 2024.

La decisione minaccia di colpire la fragile alleanza di Scholz, o comunque di costringere i suoi membri – che includono i socialdemocratici di centrosinistra, i liberali e i Verdi – a trovare compromessi impopolari.

La Germania ora rischia una doppia crisi, economica e politica.

Germania verso il caos politico?

Poco dopo la sentenza, Scholz ha indetto una riunione di crisi e ha promesso di trovare un modo per colmare il divario di bilancio. Il problema è che la soluzione non è facile e i rapporti tesi tra il cancelliere e i suoi alleati renderanno difficile qualsiasi compromesso.

Anche se la fine anticipata del governo Scholz è uno scenario improbabile, “la sentenza accelererà la disintegrazione della coalizione”, ha osservato Andrea Roemmele, vicepresidente della Hertie School di Berlino.

Con il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) in testa ai sondaggi, Roemmele ritiene che la ragione principale per cui il governo rimarrà in carica fino alle prossime elezioni federali nel 2025 è semplicemente perché “tutti e tre i partiti non hanno alcun reale interesse a indire in nuove elezioni viste le scarse preferenze”.

Nei sondaggi l’AfD è attualmente al secondo posto, dietro ai conservatori dell’opposizione, ed è davanti a tutti e tre i partiti della coalizione, compresi i socialdemocratici.

Intanto, però, le tensioni tra FDP e Verdi sono particolarmente elevate. Mentre quest’ultimi vogliono spendere molto in misure per il clima, il FDP insiste per aderire a rigidi limiti di prestito e rifiutare tasse più elevate.

Il ministro delle Finanze Christian Lindner del FDP non ha finora mostrato alcuna disponibilità al compromesso, dicendo ai legislatori che la sentenza ha segnato un “punto di svolta” per la politica fiscale e che il governo sarà ora costretto a optare per un maggiore rigore.

Il ministro dell’Economia Robert Habeck, membro del partito dei Verdi, ha affermato che i 60 miliardi di euro in questione includevano il sostegno ai produttori alle prese con la transizione verde della Germania, e che la sentenza di mercoledì minaccia l’occupazione.

Scholz non può comunque rinunciare all’ambiziosa agenda climatica della Germania. Il cancelliere parteciperà alla COP28 di Dubai all’inizio di dicembre e i Verdi già avvertono che non potrà restare a mani vuote. Al vertice, Scholz sarà interrogato sull’impegno della Germania nei confronti dei suoi obiettivi climatici e su come verranno ora finanziate le misure previste, secondo indiscrezioni.

Per colmare il gap di 60 miliardi di euro, ha affermato Roemmele, ci sono solo due opzioni. “Si tratta di riallocare i soldi nel bilancio e quindi tagliare la spesa in molti altri settori, oppure di aumentare le tasse per creare nuove entrate pubbliche per colmare il buco di bilancio”. Entrambe le opzioni espongono la Germania al rischio di una crisi.

Berlino mette in crisi anche l’Ue

La Germania ha appena respinto una richiesta di spesa multimiliardaria avanzata da Bruxelles a causa dei sui sopraggiunti problemi di bilancio.

La Commissione europea aveva chiesto un’integrazione di 100 miliardi di euro al bilancio comune dell’Ue, finanziato principalmente dagli Stati membri. La metà sarebbe destinata all’Ucraina nei prossimi 4 anni, mentre gli altri 50 miliardi di euro servirebbero per ripagare il debito comune, per le spese migratorie e per un aumento salariale dei funzionari comunitari.

Secondo indiscrezioni riportate dal Financial Times, Berlino ha confermato il suo impegno a fornire maggiori finanziamenti a Kiev, ma ha sottolineato che la sentenza della corte impone limiti rigorosi alla spesa pubblica e questo significa che non avrà soldi di riserva per il resto della richiesta di Bruxelles.

La Germania è il principale erogatore di risorse del blocco e il suo rifiuto alla spesa aggiuntiva rende altamente improbabile che l’aumento venga approvato. Diversi altri Paesi, tra cui Paesi Bassi, Danimarca e Finlandia, hanno già espresso opposizione all’aumento.

In sintesi, le questioni costituzionali tedesche potrebbero costringere l’Ue a tagliare la spesa in molti altri settori, come il sostegno alle aziende che affrontano alti costi energetici e la ricerca e sviluppo.

“La Germania fornisce il 25% del bilancio dell’Ue. Il denaro tedesco unge la macchina”, hanno ricordato alcuni funzionari a Bruxelles.

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