Quotata su Euronext Milan e valutata quasi 5 miliardi, questa azienda italiana dei semiconduttori deve il suo successo alle forniture per giganti come Nvidia, Qualcomm e TSMC.
Fattura oltre mezzo miliardo di euro e vale quasi 5 miliardi in Borsa, ma pochi conoscono il nome di questa azienda italiana che ha conquistato l’industria globale dei semiconduttori. Il suo successo ruota attorno a un prodotto altamente specializzato, minuscole schede elettroniche che rendono possibile la produzione dei chip su cui si basa l’intera industria dei semiconduttori.
Da un piccolo laboratorio artigianale nel 1996, l’impresa ha conquistato i mercati globali, esportando oggi il 97% della produzione verso Stati Uniti e Asia e collaborando con colossi come Nvidia, Qualcomm e TSMC.
Dietro al successo ci sono radici solide e una visione strategica di lungo periodo. Il quartier generale è rimasto dove tutto è cominciato, in Brianza, ma la società è diventata una presenza strutturale nelle catene globali del chip testing, un settore dominato da pochi player e sempre più strategico nel nuovo ordine tecnologico mondiale.
Con un portafoglio clienti concentrato ma di altissimo profilo e una redditività in ripresa, questa azienda rappresenta oggi uno dei casi più brillanti dell’industria hi-tech italiana, capace di competere a livello globale pur mantenendo una forte identità territoriale.
Quanto fattura Technoprobe
La multinazionale che fattura oltre mezzo miliardo e capitalizza quasi 5 miliardi è Technoprobe, il gruppo fondato nel 1996 da Giuseppe Crippa, scomparso nel luglio 2025 a 90 anni. L’azienda, controllata per il 56% dalla holding familiare T-Plus, è specializzata nella produzione di probe card, piccole schede elettroniche utilizzate per testare i microprocessori quando si trovano ancora sul wafer di silicio.
Si tratta di un segmento chiave della filiera dei chip, quello del wafer testing, in cui Technoprobe detiene una quota di mercato del 34% (che sale al 60% nel segmento vertical MEMS). In un mercato oligopolistico e ad altissima tecnologia, la società serve direttamente TSMC, la principale fonderia mondiale, e, indirettamente, i big americani Nvidia, Qualcomm e Broadcom.
Nel 2024 il fatturato di Technoprobe ha registrato una forte espansione, con ricavi a 543,2 milioni di euro (+32,7%), Ebitda a 136,5 milioni (+11,2%) e un utile netto a 62,8 milioni (-35,5%), penalizzato solo dall’effetto straordinario del “Patent Box” registrato nel 2023. L’integrazione delle americane Harbor Electronics e Dis Tech ha momentaneamente compresso la marginalità, ma nel primo trimestre 2025 i margini sono già risaliti. Ebitda margin al 30,5% con fatturato in crescita del 54,4% a 157 milioni.
La spinta dell’AI e l’espansione globale
La rivoluzione dell’intelligenza artificiale è diventata la leva principale di crescita per Technoprobe. Nel 2025 l’AI genererà tra il 36% e il 38% delle vendite complessive, grazie ai rapporti con i grandi player statunitensi e asiatici. Il business tradizionale legato all’elettronica di consumo (pc, smartphone) continua a pesare per la quota maggiore, mentre il comparto automotive e industriale si è ridotto al 15% dei ricavi, contro il 33% di appena due anni fa.
La società, quotata in Borsa dal 2022 su Euronext Milan e oggi valutata 4,7 miliardi di euro, sta diversificando le proprie attività. Dopo aver consolidato la leadership nel wafer testing, si sta espandendo nel final testing, il passaggio finale del controllo qualità dei chip, grazie al know-how acquisito dalle società americane comprate negli ultimi due anni.
Nel 2025 è entrata anche nel capitale della coreana Innostar Service, specializzata in strumenti per la costruzione di probe card, consolidando così la presenza in Asia, dove realizza già il 43% dei ricavi, a fronte del 46% in Nord America e solo del 3% in Italia.
Sul fronte finanziario, Technoprobe vanta una posizione netta positiva di 656 milioni di euro e ha scelto di non distribuire dividendi per reinvestire gli utili nella crescita.
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