Esports: cresce l’interesse in Italia, ma è solo l’inizio

Massimiliano Carrà

11/04/2019

11/04/2019 - 13:25

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Per capire l’importanza economica e sociale in Italia degli eSports la nostra redazione ha intervistato Paolo Blasi, Presidente di Italian eSports Association e responsabile nazionale MSP Italia per il settore eSport.

Esports: cresce l’interesse in Italia, ma è solo l’inizio

Continua a crescere l’interesse verso gli eSports. Non è un caso infatti se il giro d’affari miliardario delle competizioni di videogiochi di livello professionistico ha attirato volti famosi dello sport come l’ex pilota della Formula 1 Fernando Alonso.

Per capire l’impatto economico e sociale degli eSports in Italia, Money.it ha intervistato Paolo Blasi, Presidente di Italian eSports Association e responsabile nazionale MSP Italia per il settore eSport.

È possibile identificare il ritorno economico degli eSports in Italia?
“Al momento no, perché ad oggi gli eSports rappresentano ancora una fetta del mercato dei videogiochi non definibile. Essi infatti non sono classificati in alcun modo. Gli altri sport, in quanto tali, sono invece riconosciuti dal CONI o dalle Federazioni Sportive Nazionali.”

Inoltre, dare un valore è fare un azzardo perché ancora non ci sono attività dedicate esclusivamente agli eSports, ma vi è una commistione generale con i videogiochi, come ad esempio il Milan Games Week. Sicuramente, negli ultimi 2-3 anni è cresciuto notevolmente l’interesse verso gli eSports, ma ancora è troppo presto per identificarli come «realtà autonoma» in Italia.

Come si fa a distinguere i videogiocatori professionisti da quelli amatoriali?

“Momentaneamente, i videogiocatori ancora oggi sono quei soggetti che giocano ai videogiochi “per hobby”. Per fare un esempio, potremmo definire “professionisti” chi guadagna “intrattenendo” il pubblico su piattaforme di stream online come youtube o twitch su videogiochi utilizzati in competizioni.”

Uno di questi è lo streamer Ninja che ha costruito la sua popolarità sul titolo Fortnite. Lui è l’esempio del videogiocatore popolare che è diventato un videogiocatore professionista, perché ha iniziato a partecipare alle competizioni solo dopo essere diventato un fenomeno di massa. Ovviamente, questa scelta ha distorto enormemente il vero fenomeno che va sotto il nome di eSports, ossia le competizioni video-ludiche organizzate.

Quanti sono i gamers in Italia e nel mondo e chi sono più ricchi?
“Essendo ancora un «settore» non normato è difficile dare delle risposte precise. Se consideriamo tutti quei soggetti che giocano a tornei, in Italia ci sono circa 500 professionisti e 1500 amatori.

I primi sono quelli che hanno un qualche ritorno economico dalle competizioni: premi o benefit, come ad esempio, le trasferte pagate dal team manager. I secondi sono quelli che autonomamente cercano di costruire una carriera avendo un qualche ritorno economico o in merce dalle competizioni.

In Europa, invece, potremmo dire che i professionisti si attestano sui 20.000, mentre nel mondo circa 60.000 professionisti con un numero triplo di amatori. Ovviamente, sono cifre molto approssimative.”

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