La Cassazione ha individuato nuove regole sull’eredità. Ecco cosa cambia per i legittimari (e per chi ha ricevuto delle donazioni).
Nuove regole sull’eredità, in particolare per quote di legittima e donazioni.
D’ora in poi sarà molto più semplice agire in giudizio per far valere le quote di legittima stabilite dalla legge, come stabilito dalla Corte di Cassazione. Quest’ultima, con l’ordinanza n. 20954/2025 ha infatti deciso che gli eredi legittimari non devono più provare con certezza matematica il danno subito dalla violazione della legittima. La quantificazione può così avvenire durante la causa, permettendo anche a chi non conosce con esattezza il patrimonio del defunto e le donazioni effettuate in vita di far valere i propri diritti.
Questa interpretazione della Cassazione potrebbe apparire una mera questione procedurale, ma in realtà si tratta di una svolta storica per gli eredi, come pure per i donatari. Chi riceve una donazione, infatti, può essere chiamato alla restituzione più facilmente, sempre che abbia leso la quota di legittima degli eredi.
Come funzionano le quote di legittima
Per capire la portata della nuova decisione della Cassazione è necessario fare un passo indietro e approfondire le norme successorie. Il Codice civile italiano identifica alcuni eredi, detti legittimari o necessari, ai quali non può essere negata l’eredità. Non solo: la quota ereditaria devoluta a questi eredi non può essere inferiore a quella prevista dalla legge. L’ammontare delle quote di legittima e l’identità degli eredi stessi dipende dai possibili eredi presenti.
Sono sempre eredi legittimari i figli e il coniuge del defunto, per esempio, mentre i genitori lo sono soltanto in assenza della prole.
In ogni caso, nessuno può ridurre o negare la quota di legittima, tranne gli eredi stessi che possono rinunciare all’eredità (sempre dopo l’apertura della successione) o non agire in giudizio. Se il testamento o le donazioni fatte in vita dal defunto riducono le quote di legittima, da calcolare sull’intero patrimonio ereditario, gli eredi possono infatti agire in giudizio e pretendere la restituzione dai coeredi o dai donatari. Questi ultimi sono chiamati a restituire il corrispettivo del valore del bene se non ne dispongono più: la legge di Bilancio 2024 ha infatti introdotto nuove garanzie per i terzi acquirenti.
Cos’ha deciso la Cassazione
Quando la legittima viene violata dal testamento è molto semplice darne prova in tribunale, mostrando con esattezza la lesione operata dal testatore.
Il testamento viene infatti applicato in un primo momento, fatta salva la possibilità di impugnarlo. Se, però, le quote di legittima sono state ridotte a causa delle donazioni fatte in vita la questione è più complessa. Non è facile quantificare con precisione la lesione, né dimostrare in modo inequivocabile la riduzione della legittima. È proprio su questo punto che arriva l’intervento della Cassazione, secondo cui i legittimari devono soltanto mostrare un pregiudizio verosimile.
Ovviamente, l’azione in tribunale non deve e non può essere pretestuosa. Gli eredi sono comunque chiamati a dimostrare di aver subito un danno per ottenere l’avvio del giudizio. Con l’interpretazione fornita dalla Cassazione hanno però ora un onere ridotto, visto che non sono obbligati a provare con certezza e quantificare il danno soltanto per poter iniziare la causa. Si tratta di un cambiamento epocale, perché a causa di una diversa interpretazione l’azione giudiziale è stata preclusa a molti eredi. È infatti estremamente difficile rintracciare le donazioni fatte dal defunto, quantificarle e confrontarle con la quota ricevuta. In caso di lesione della legittima, inoltre, è assai probabile che il defunto stesso abbia agito in modo da non evidenziare la violazione agli interessati.
La sede in cui fare luce sull’effettivo patrimonio ereditario e calcolare le varie quote è proprio quella processuale, mentre in precedenza serve soltanto assicurarsi che ci siano elementi che motivano la richiesta degli eredi.
Chi intende iniziare una causa perché ha subito una riduzione della legittima può farlo anche affidandosi alla presunzione, portando elementi a sostegno della propria tesi, anche se non esaustivi e completi. Per esempio, può essere sufficiente il confronto tra i beni rimasti nell’asse ereditario alla morte e le donazioni effettuate precedentemente. Devono comunque essere indicate con precisione le donazioni e le disposizioni testamentarie contestate.
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