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Elezioni politiche: Movimento 5 Stelle per governare quale percentuale alle urne?
martedì 5 dicembre 2017, di
Il Movimento 5 Stelle sarà senza dubbio tra i grandi protagonisti delle elezioni politiche 2018 in programma nella prossima primavera. Stando ai sondaggi infatti i pentastellati sono al momento per distacco il primo partito in Italia.
Basterà questo però al Movimento 5 Stelle per vincere le prossime elezioni e andare così al governo del paese? Difficile ma non impossibile. Vediamo allora in virtù della nuova legge elettorale che percentuale dovrebbero raggiungere Di Maio e soci per trionfare alle urne.
Il Movimento 5 Stelle al voto
A dispetto di tutte le altre forze politiche, il Movimento 5 Stelle ha già le idee molto chiare su come affrontare le imminenti elezioni politiche. Per quanto riguardo il candidato premier, Luigi Di Maio infatti è stato da tempo insignito dal voto online degli attivisti.
Sempre tramite la piattaforma Rousseau, si sta ora delineando quello che sarà il programma del Movimento, con parecchi punti che sono già stati votati e decisi. Quando si saprà anche l’esatta composizione dei collegi, allora prenderanno il via le operazioni per scegliere i candidati nelle varie liste sempre tenendo fede al dogma del voto online.
Come detto, approfittando dell’attuale debolezza del Partito Democratico i 5 Stelle ora sono saldamente il primo partito del paese secondo i sondaggi. Con il Rosatellum-bis però l’essere in testa no è garanzia poi una vittoria finale.
Il sistema delle coalizioni infatti favorisce quei partiti che decidono di stringere delle alleanze pre-voto. I pentastellati come noto andranno invece da soli alle elezioni, con la strada verso Palazzo Chigi che di conseguenza diventa molto più impervia.
Che percentuale serve per governare?
La nuova legge elettorale approvata da poco dal Parlamento è per il 64% proporzionale (collegi plurinominali) e per il restante 36% maggioritaria (collegi uninominali). Non è previsto un premio di maggioranza mentre per poter superare la soglia di sbarramento una lista deve raggiungere almeno il 3% a livello nazionale e una coalizione il 10%.
Alla luce di questo sistema di voto, una lista singola oppure una coalizione per poter vincere le elezioni secondo alcune stime deve ottenere almeno il 40% nella parte proporzionale e il 70% in quella maggioritaria.
In questo momento il centrodestra sarebbe davanti a tutti con la coalizione stimata dai sondaggi intorno al 35%, precedendo nettamente il centrosinistra fermo al 30% mentre il listone di sinistra Liberi e Uguali è circa al 5,5%.
Il Movimento 5 Stelle viene dato come primo partito in Italia intorno al 28%, venendo però scavalcato al momento sia dal centrodestra che dal centrosinistra per le logiche delle coalizioni.
Al momento quindi nessuna coalizione o lista sembrerebbe poter uscire vincitrice dalle urne. In questo caso la palla passerebbe alle trattative post-voto per cercare di dare vita a delle alleanze di governo, un discorso che potrebbe interessare anche i 5 Stelle.
Le larghe intese
A meno di grandi exploit durante la campagna elettorale, il pareggio sembrerebbe essere al momento il risultato più probabile per quanto riguarda le prossime elezioni politiche. Se non si vorrà correre il rischio quindi di tornare subito alle urne oppure dar vita a un governo tecnico o di scopo, l’unica soluzione sarà il ricorrere alle larghe intese.
Vista la frammentazione in tre grandi blocchi politici più la lista di sinistra che eleggerà propri rappresentati, anche per trovare degli accordi di governo la situazione non sembrerebbe essere facile.
Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle il rifiuto delle larghe intese è sempre stato un totem intoccabile. Se però si vuole andare al governo si dovranno di sicuro fare dei compromessi e il candidato premier Di Maio, durante il suo viaggio a Washington, ha rassicurato la platea dicendo che nel caso i pentastellati si assumeranno le proprie responsabilità.
Tradotto dal politichese: se il paese dovesse bloccarsi in una situazione politica di stallo, allora i grillini potrebbero anche optare, naturalmente a certe condizioni, di siglare un accordo per formare un governo con altre forze politiche.
I punti fermi nel caso dovrebbero essere la guida pentastellata, con Di Maio a Palazzo Chigi, oltre a una larga convergenza programmatica su alcuni punti che per i 5 Stelle sono urgenti come il reddito di cittadinanza o la lotta ai privilegi della casta.
In quest’ottica la matematica ci direbbe che un accordo tra il Movimento 5 Stelle, la Lega Nord e Fratelli d’Italia, potrebbe avere i numeri formare una maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Dopo la nascita di Liberi e Uguali, molto si è parlato anche di una possibile convergenza tra i grillini e la sinistra. Il problema però è che la lista di Pietro Grasso al momento non potrebbe garantire quella dote di parlamentari che invece avrebbe la destra.