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Elezioni comunali, il PD vince dove è alleato con il centro. Sarà questo il futuro?
martedì 13 giugno 2017, di
Archiviato il primo turno delle elezioni amministrative, per il Partito Democratico è tempo di bilanci. In attesa dei ballottaggi in programma per domenica 25 giugno, il segretario Matteo Renzi è rimasto tutto sommato silenzioso dopo il voto che ha interessato 26 Comuni capoluogo.
Il bicchiere di queste elezioni amministrative per il Partito Democratico è da considerarsi più mezzo vuoto che mezzo pieno. Anche se in fin dei conti i dem sono ancora in corsa in tutte le città tranne Verona e Belluno, ci si aspettava qualcosa di più.
Pur considerando che il voto locale è molto diverso da quello nazionale, più di un campanello d’allarme deve aver suonato in casa Partito Democratico. Il sentore generale è che manchi chiarezza su quale dovrà essere il futuro per il centrosinistra.
In quest’ottica, analizzando il voto amministrativo c’è un dato che può far ben capire che vento spiri in questo momento sul paese: nei due Comuni dove il PD si è presentato assieme ai centristi, Palermo e Cuneo, sono arrivate le uniche due vittorie al primo turno per il centrosinistra.
Elezioni amministrative: come è andata al PD?
Il sostanziale silenzio fino a questo momento di Matteo Renzi può essere un indice che all’ex premier non è andato molto già il risultato di queste elezioni amministrative, anche se in fin dei conti il grande sconfitto è senza dubbio il Movimento 5 Stelle.
Più che di Salvini o Berlusconi, il primo turno di queste amministrative è stato il trionfo di Giovanni Toti. Il governatore della Liguria è riuscito infatti, dopo un lungo lavoro di mediazione, a far presentare il centrodestra unito in tutti i capoluoghi tranne a Belluno.
Il risultato è che spesso nelle varie città si è trattato di un voto che ha visto contrapporsi il centrodestra unito al solo Partito Democratico, con l’intero centrosinistra fiaccato anche dalla presenza di più candidati dell’area progressista.
Emblematici sono i casi di La Spezia, Carrara e Pistoia, tutte città queste da sempre in mano al centrosinistra ma che, vista la presenza anche di più di cinque candidati della stessa area, ora saranno decise nel delicato ballottaggio.
In generale comunque, il PD è rimasto fuori dal ballottaggio a Verona, beffato all’ultimo dalla candidata di Fare! Patrizia Bisinella che in Parlamento appoggia il governo Gentiloni, ha perso al primo turno a Frosinone dove si è imposto il sindaco uscente Ottaviani supportato da ben nove liste, mentre a Belluno al ballottaggio andranno il centrodestra e l’attuale sindaco Massaro, un ex dem che si candida come civico centrista.
Mentre a Genova regna un grande equilibrio, al ballottaggio per il Partito Democratico ci sono buone chance, oltre che nelle città toscane ed emiliane, anche a L’Aquila, Taranto, Monza e Padova. Si proverà poi a fare il colpaccio a Lecce e Catanzaro, due storiche roccaforti del centrodestra dove il risultato è in bilico.
I sorrisi però per il PD vengono da Palermo e Cuneo, città dove è arrivata la vittoria al primo turno grazie all’unione con i centristi. Fattore questo non di poco conto, anche in vista della strategia politica che Matteo Renzi dovrà adottare per le prossime elezioni politiche.
Le alleanze future del PD
Il voto di domenica scorsa ha visto imporsi per la quinta volta a Palermo il sindaco Leoluca Orlando. Anche se non erano presenti i simboli dei partiti, il primo cittadino per l’occasione era sostenuto dal PD e dagli alfaniani.
L’altra vittoria al primo turno è arrivata a Cuneo. Il primo cittadino centrista Federico Borgna ha potuto contare anche sull’appoggio del Partito Democratico, scelta questa che ha provocato una spaccatura con la sinistra cittadina. Il risultato è stato che Borgna è stato rieletto con circa il 60% dei voti.
Come scritto prima, sarebbe sbagliato pensare che il voto locale sia uguale a quello nazionale, però queste amministrative potrebbero far capire al Partito Democratico quale direzione futura si possa intraprendere.
Anche sondaggi alla mano, è chiaro che la collocazione naturale del PD sarebbe quella di guida dell’intera coalizione di centrosinistra: dai centristi progressisti fino alla sinistra radicale passando per i movimenti e le associazioni.
Una tale coalizione sarebbe l’unica che potrebbe ambire a conquistare il 40% alle prossime elezioni, condizione necessaria e sufficiente questa per poter governare visto che con il Legalicum il premio di maggioranza scatterebbe solo passando tale soglia.
Il problema però è che con Matteo Renzi candidato premier questa prospettiva non è realizzabile. Alle primarie dello scorso fine aprile il popolo del Partito Democratico lo ha eletto di nuovo segretario con un plebiscito, ben consapevoli che questo voleva dire addio ad alleanze con la sinistra.
Visto questo dato di fatto, sarebbe impensabile vedere di nuovo Renzi e Bersani o D’Alema insieme nella stessa coalizione, il Partito Democratico deve guardare avanti e cercare altre strategie.
Come ha insegnato il voto a Palermo e Cuneo, allargarsi al centro può essere anche una buona soluzione. Se Angelino Alfano decidesse di fare un passo indietro come guida dei centristi lasciando il ruolo a Carlo Calenda, l’attuale ministro dello Sviluppo Economico, allora il matrimonio si potrebbe fare.
Per non trascurare troppo però anche l’elettorato di sinistra, ecco che della squadra potrebbe far parte anche Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano dove ha amministrato proprio alla guida di una vasta coalizione di centrosinistra.
A proposito di questo, nelle ultime ore Renzi ha ribadito come non ci sia alcuna preclusione per un’alleanza con il Campo Progressista di Pisapia, mentre non ci sarebbe margine di trattativa invece con la sinistra ostile al Jobs Act.
Il vantaggio di una triplice alleanza del genere alle prossime elezioni, sarebbe che Matteo Renzi si potrebbe presentare al paese forte di una coalizione coesa più moderata che ideologica.
Per capire quali saranno le mosse di Renzi però sarà fondamentale aspettare l’autunno, quando con il voto sulla manovra economica si capirà su chi il Partito Democratico potrà fare affidamento alle prossime elezioni politiche.