Ecco quanto ha consumato, in soli 9 mesi, il superyacht da $300 milioni di Mark Zuckerberg

Luna Luciano

6 Agosto 2025 - 20:40

Il superyacht di Mark Zuckerberg ha consumato oltre 2 milioni di litri di carburante e rilasciato 5.300 tonnellate di CO₂ in 9 mesi. Un simbolo estremo di lusso e inquinamento.

Ecco quanto ha consumato, in soli 9 mesi, il superyacht da $300 milioni di Mark Zuckerberg

Si torna a parlare di lusso e inquinamento ambientale. Dopo l’isola dei miliardari senza fognature, questa volta a finire nel mirino degli ambientalisti è stato Mark Zuckerberg, che in soli 9 mesi ha bruciato da solo 5.300 tonnellate di CO₂.

Il fondatore di Facebook e CEO di Meta è stato protagonista, ancora una volta, di un dibattito acceso sulla sostenibilità e le disuguaglianze. Il suo superyacht Launchpad, un’imbarcazione dal valore stimato di 300 milioni di dollari, ha viaggiato in lungo e in largo per il globo, accompagnato dalla sua nave di supporto Abeona. I due giganti marittimi hanno bruciato oltre 2 milioni di litri di gasolio, generando un’impronta di carbonio paragonabile a quella di intere cittadine.

Nel frattempo, mentre milioni di persone affrontano le conseguenze della crisi climatica, come il trasferimento di un intero popolo,prima che la loro isola venga sommersa, pochi privilegiati sembrano continuare a vivere in una realtà parallela, dove il lusso non conosce limiti né responsabilità. Le immagini del Launchpad attraccato tra i fiordi norvegesi o ancorato nel Mar Egeo appaiono affascinanti solo fino a quando non si considerano i numeri reali del suo impatto. Una domanda sorge spontanea: fino a quando tollereremo che l’estrema ricchezza venga esercitata a spese dell’intero pianeta?

Zuckerberg e il lusso estremo: il superyacht Launchpad

Il Launchpad è molto più di un’imbarcazione: è una vera e propria villa galleggiante da 118 metri, progettata dal celebre designer Espen Øino e costruita da Feadship. Dotato di quattro ponti, 13 cabine per 26 ospiti, un equipaggio di 42 persone e un eliporto, rappresenta uno degli esempi più opulenti di navigazione privata esistenti al mondo. A completare il quadro c’è Abeona, la nave d’appoggio da 30 milioni di dollari che trasporta attrezzature sportive, tender, e persino un elicottero.

Il viaggio del superyacht non è stato solo lungo, ma estremamente elaborato: oltre 9.600 miglia nautiche percorse da San Francisco al Pacifico e ritorno, con tappe in Norvegia per l’eliski, in Grecia per festeggiamenti privati, e in molte altre località esclusive. Tutto questo mentre, paradossalmente, in alcune tappe l’imbarcazione attendeva per settimane l’arrivo del suo proprietario, alimentata e pronta a salpare in ogni momento.

Questa è la manifestazione estrema di un nuovo stile di vita “tech-billionaire”: quello in cui il tempo, lo spazio e le risorse naturali vengono modellati su misura per le esigenze di pochi. Non è solo una questione di denaro, ma di potere e accesso illimitato. Il Launchpad diventa così un simbolo eloquente di come il privilegio possa permettere la creazione di una dimensione quasi alternativa, scollegata dalla realtà della maggior parte delle persone e dalle urgenze del nostro tempo.

Zuckerberg e il lusso estremo: l’impatto ambientale

Il vero nodo della questione, tuttavia, resta l’impatto ambientale. Secondo The Yacht CO₂ Tracker Collective, in soli quattro giorni di navigazione tra Positano e Napoli, il Launchpad ha bruciato circa 2.400 litri di carburante, emettendo oltre 6 tonnellate di CO₂. Secondo Voz Media, in navigazione l’imbarcazione brucia circa 4.700 litri di carburante all’ora, rilasciando 40 tonnellate di CO₂, l’equivalente di quanto emettono 630 auto di medie dimensioni nello stesso lasso di tempo. Per mettere le cose in prospettiva, l’impronta di carbonio oraria di Launchpad è come guidare una normale auto a benzina per 160.000 chilometri intorno alla Terra, non una, ma quattro volte. Estenuante? Forse per il pianeta.

Questo non è più solo un problema di consumi eccessivi, ma un simbolo delle disuguaglianze sistemiche che alimentano la crisi climatica. Una ristretta élite globale contribuisce in modo sproporzionato all’inquinamento, mentre la maggioranza della popolazione mondiale paga le conseguenze, spesso senza avere mai preso un aereo o visto il mare.

Il messaggio che arriva è chiaro: la ricchezza estrema consente una libertà totale dalle responsabilità collettive. Ma a che prezzo? Di fronte all’innalzamento dei mari, alle ondate di calore e agli incendi, la domanda non è solo morale, ma politica: chi deve essere chiamato a rispondere per tutto questo?

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