«Duro colpo per Mosca», questo Paese interrompe l’importazione di petrolio russo

Luna Luciano

2 Agosto 2025 - 14:28

Dopo le tensioni militari con gli USA, arriva un altro duro colpo per Mosca: l’India interrompe l’importazione di petrolio russo. Un duro colpo economico e geopolitico per il Cremlino.

«Duro colpo per Mosca», questo Paese interrompe l’importazione di petrolio russo

Sono ore di tensione per Mosca. Mentre Donald Trump ha voluto far avvicinare - minacciosamente - due sottomarini nucleari alla Russia, giunge dall’India un’altra dura notizia per il Cremlino: New Delhi ha interrotto le importazioni di petrolio russo.

Una decisione che scuote profondamente l’equilibrio energetico internazionale e segna un altro punto critico nel deterioramento delle relazioni tra la Russia e le grandi potenze mondiali. Fino a poco tempo fa, l’India era tra i maggiori acquirenti di petrolio russo, insieme alla Cina. Dopo l’embargo europeo imposto in seguito all’invasione dell’Ucraina, Mosca aveva trovato nei mercati asiatici una preziosa ancora di salvezza per le sue esportazioni energetiche.

Ora, però, anche quella certezza vacilla. La scelta di New Delhi non è isolata né casuale. Ci si potrebbe quindi interrogare su quali siano le ragioni e quali potrebbero essere le conseguenze per la Russia: di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.

L’India ha interrotto le importazioni di petrolio dalla Russia: ecco perché

La decisione dell’India di interrompere le importazioni di petrolio dalla Russia non è frutto di tensioni bilaterali, ma di un calcolo pragmatico dettato dal timore delle sanzioni secondarie imposte dagli Stati Uniti. A partire da venerdì, Washington introdurrà nuove misure che non colpiranno direttamente i Paesi che commerciano con la Russia, ma renderanno più costoso e rischioso farlo. In particolare, le aziende indiane che continueranno a trattare con fornitori russi potrebbero subire dazi aggiuntivi o restrizioni sull’accesso al mercato statunitense.

E dato che gli Stati Uniti rappresentano una destinazione fondamentale per le esportazioni indiane, in particolare per prodotti tecnologici, farmaceutici e tessili, New Delhi ha deciso di prevenire ogni rischio e preservare la stabilità economica nazionale. La mossa arriva dopo mesi di crescente pressione internazionale sull’India, spesso criticata per aver approfittato dei bassi prezzi del petrolio russo a seguito delle sanzioni occidentali. Sebbene formalmente non abbia mai violato alcun embargo, l’India aveva tratto vantaggio dalla nuova posizione negoziale, ottenendo sconti significativi sul greggio russo.

Ora, però, le condizioni sono cambiate. L’India, che non vuole compromettere le sue relazioni con gli Stati Uniti, specialmente in un momento di delicati equilibri geopolitici con la Cina, ha scelto di voltare le spalle a Mosca, almeno sul fronte energetico. La decisione segna un punto di svolta che potrebbe avere effetti a lungo termine sugli assetti del mercato globale del petrolio, e che rischia di isolare ulteriormente la Russia.

L’India ha interrotto le importazioni di petrolio: rischi e conseguenze per la Russia

La sospensione delle importazioni indiane rappresenta un vero e proprio colpo al cuore per l’economia russa. Dopo la perdita del mercato europeo, la Russia si era fortemente affidata all’Asia per esportare il proprio petrolio, trovando in India e Cina i principali acquirenti. Insieme, i due Paesi assorbivano circa l’80% del greggio russo esportato. Ora che New Delhi si ritira, Mosca si ritrova con un solo grande compratore: Pechino.

Questo squilibrio fa pendere drasticamente la bilancia a favore della Cina, che potrà imporre prezzi più bassi e condizioni sempre più vantaggiose. In pratica, il petrolio russo rischia di diventare una risorsa “svenduta” pur di mantenere in vita le esportazioni. Una situazione che potrebbe ridurre drasticamente i profitti per il Cremlino, già sotto pressione a causa delle enormi spese militari.

Le conseguenze non si limitano al commercio estero. Il bilancio pubblico russo, fortemente dipendente dalle entrate petrolifere, sta mostrando segni evidenti di cedimento. Secondo vari economisti russi, il governo sarà costretto a tagliare la spesa pubblica, sanità, istruzione, servizi sociali, per sostenere i costi della guerra in Ucraina. La popolazione quindi potrebbe presto trovarsi di fronte a una stretta economica senza precedenti, mentre le risorse vengono dirottate verso il fronte. Questo alimenta il malcontento interno e mette a dura prova la narrazione di stabilità diffusa dal Cremlino, che rischia di essere progressivamente tagliato fuori dal sistema energetico globale.

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