Donne in politica: solo il 22% nei parlamenti

Sara Catalini

1 Settembre 2016 - 11:43

Le donne costituiscono la metà della popolazione mondiale, ma quante sono attive in politica? Nei parlamenti ce n’è solo il 22%.

Donne in politica: solo il 22% nei parlamenti

Le donne costituiscono la metà della popolazione mondiale, ma solo il 22% di loro è attiva in politica nei parlamenti in ogni parte del globo.

Questo è stato e continua ad essere un grande anno per le donne in politica. Hillary Clinton è stata nominata candidato democratico alle elezioni presidenziali USA 2016, Theresa May ha occupato il suo posto a Downing Street mentre Angela Merkel decide le sorti europee tra polemiche e ovazioni.

Non sono esempi isolati: negli ultimi anni il numero di donne che occupa un posto di primo piano nella politica è cresciuto sensibilmente, basti pensare che solo a giugno 2016 la presenza delle donne in parlamento è raddoppiata passando dall’11,3% del 1995 al 22,1%, secondo recenti studi condotti dall’Unione interparlamentare.

Solo quest’anno ci sono stati molti primati storici in vari Paesi, ma nonostante i risultati, le donne rimangono un gruppo relativamente piccolo nei parlamenti di tutto il mondo mentre gli uomini continuano a dominare la scena.

I dati dell’Unione interparlamentare dimostrano che nella maggioranza dei Paesi la presenza maschile è preponderante, infatti combinando i numeri rilevati sia nei senati che nelle camere mondiali, solo il 22% dei seggi è occupato da donne.

Vediamo ora nel dettaglio i dati e le stime relativi alla presenza delle donne in politica nei vari Paesi del mondo.

Donne in politica: le conquiste del 2016, Stati Uniti tra gli ultimi al mondo

In Iran, le donne hanno vinto ben 17 seggi durante le elezioni parlamentari della Repubblica Islamica nel mese di febbraio 2016.

Si tratta di un record che anche il presidente Hassan Rouhani ha salutato con gioia in un discorso tenuto a maggio.

L’Africa ha raggiunto risultati straordinari, forse i migliori nel corso degli ultimi 20 anni. A partire da giugno 2016, quattro nazioni africane facevano parte della top 10 per quanto riguarda il numero delle donne rappresentate in parlamento.

Il Ruanda, per esempio, è in cima alla tabella in quanto Paese con il più alto numero di donne rappresentate in parlamento sia alla camera (63,8%) che al senato (38,5%) nel 2016.

Gli Stati Uniti sono in ritardo rispetto alla media globale delle donne attive nella legislatura nazionale.

Si colloca alle spalle di 95 Paesi, tra cui alcuni a basso e medio reddito, come l’Etiopia, El Salvador e il Suriname. Altri Paesi che superano gli Stati Uniti sono l’Iraq, l’Afghanistan e l’Arabia Saudita.

Donne in politica: le democrazie emergenti patria delle pari opportunità

I risultati appena elencati stupiscono alquanto se si pensa che Paesi in via di sviluppo possono contare su dati migliori rispetto a democrazie con un sistema consolidato e in linea teorica improntato sul progresso.

I Paesi con un basso sviluppo socio-economico o che sono appena usciti da un conflitto, come l’Afghanistan, la Tanzania e l’Ecuador, hanno mostrato un miglioramento enorme e hanno livelli più elevati di rappresentanza femminile nei parlamenti.

Questo accade perché le democrazie emergenti danno un’opportunità unica ai leader di sancire quote di genere nelle loro nuove costituzioni, aiutando implicitamente a superare le barriere culturali che altrimenti sarebbero ostili alle donne.

Diversi sistemi elettorali influenzano anche la partecipazione delle donne in parlamento.

Mentre gli studiosi concordano sul fatto che i sistemi di rappresentanza proporzionale, che permettono alle persone di votare per una lista di partito piuttosto che per un candidato particolare, hanno un influsso positivo sulla rappresentanza femminile nel governo, alcuni sono divisi sul fatto che il sistema abbia un impatto positivo su tutti i Paesi o solo sulle democrazie occidentali.

Le donne possono cambiare il modo in cui un Paese è governato. La ricerca mostra che quando le donne partecipano in politica, la conversazione viene guidata verso i problemi che le loro controparti maschili spesso non riescono ad affrontare, come la pianificazione di interventi a sostegno della famiglia, dell’istruzione e contro la violenza di genere.

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