Il dollaro crolla come un sasso. «Un’opportunità unica» per l’UE

Ilena D’Errico

1 Giugno 2025 - 18:58

Il crollo del dollaro preoccupa ma apre anche a un’opportunità unica per l’Unione europea. Ecco cosa sta succedendo e cosa può cambiare.

Il dollaro crolla come un sasso. «Un’opportunità unica» per l’UE

Il caos sui dazi e la guerra commerciale Usa-Cina sta nuocendo a tutti, proprio a partire dal dollaro americano. Sfiducia e instabilità fanno da padrone, in uno scenario politico, economico e commerciale sempre più incerto e altalenante. A patirne le conseguenze non sono soltanto gli Stati Uniti, ma di fatto tutte le economie mondiali vista l’importanza mantenuta dal dollaro fino a oggi. Tra le preoccupazioni, però, si apre anche un’opportunità unica per l’Unione europea. Se saprà coglierla, però, è ancora tutto da scoprire.

Il dollaro crolla come un sasso

Quanto sono controproducenti le politiche commerciali di Trump? L’andamento del dollaro statunitense è una cartina di tornasole lampante, avvertendo duramente il colpo delle forti e altalenanti decisioni del tycoon. Con maggio 2025 il dollaro Usa ha chiuso il quinto mese consecutivo in calo, un dato a dir poco allarmante. Ci sono state soltanto tre occasioni in cui il dollaro americano ha subito un calo maggiore nello stesso arco di tempo dal Plaza Acord del 1985, come spiegato da Derek Halpenny di MUFG Bank: lo shock inflazionistico globale fino a gennaio 2023, la crisi finanziaria statunitense del 2002 e molto prima il periodo successivo al Black Monday del 1987.

Le decisioni sui dazi e il conseguente calo di fiducia sono alla radice del crollo del dollaro, un’opinione condivisa da Halpenny e molti altri esperti del settore. Tra questi, anche Kit Juckes di Société générale, secondo cui le notizie sulle trattative, le dichiarazioni di Donald Trump e non meno importanti le ultime decisioni dei tribunali federali statunitensi stanno allontanando sempre di più gli investitori esteri.

Non a caso proprio nell’ultima settimana di maggio ci sono state le due sentenze contrapposte, con cui la giustizia statunitense ha ordinato il blocco dei dazi, salvo ripristinarli il giorno successivo. Una continua altalena che non è di certo arrestata dalla comunicazione del tycoon, che ha tentato di allentare la pressione con calcolate marce indietro. A fine aprile, quando l’Index dollar è sceso sotto 98 (per la prima volta da marzo 2022) a seguito dei commenti di Trump sul presidente della Fed Powell, il presidente Usa è corso subito ai ripari con dichiarazioni più contenute, negando qualsiasi intenzione di licenziamento. In effetti, la discesa del dollaro è stata rallentata, ma questo scenario instabile non è positivo per l’economia americana.

Secondo Halpenny sono urgenti misure più significative, con la sigla di accordi commerciali con partner strategici come Giappone, Regno Unito e India - anche se tempisticamente è difficile guardare a questa soluzione - e con un dialogo più costruttivo con la Cina. C’è spazio per la ripresa, ma non è possibile cancellare il danno altrettanto velocemente di come è stato provocato. Halpenny ritiene infatti che: “qualsiasi recupero del dollaro sarà probabilmente breve e relativamente contenuto”. Questo perché la tendenza al rialzo non è sufficiente a rassicurare gli investitori, che preferiscono muoversi con cautela e verificare quanto durerà il rimbalzo. Una prudenza difficile da non condividere, visto che dopo un apparente passo avanti verso Pechino il presidente Usa ha di nuovo alzato il tiro.

Un’opportunità unica per l’Unione europea

Il crollo del dollaro non è un bene per l’Unione europea, perché trascina con sé i colossi dell’export europeo. Tutti i settori dipendenti dalle esportazioni, principalmente beni di lusso, salute e tecnologia, sono a rischio. È quanto si apprende dagli analisti di Jp Morgan, che prevedono perdite significative per gli esportatori europei con la perdita di valore della valuta statunitense. D’altro canto, c’è anche chi potrebbe beneficiare dell’indebolimento del dollaro con costi inferiori, come nell’ambito della vendita al dettaglio, dell’estrazione mineraria e anche del settore aerospaziale.

Bisogna però saper resistere al cambiamento e sfruttare al meglio ogni spiraglio. Per l’Unione europea questo è infatti un momento cruciale, perché può posizionare l’euro come valuta di riserva alternativa. Marieke Blom di Ing Bank la definisce “un’opportunità unica” per la valuta comunitaria, che potrebbe così garantire costi di finanziamento ridotti sia per i governi che per le imprese dell’Ue. Un risultato impossibile senza una precisa linea politica condivisa, non senza Eurobond congiunti. A sottolineare l’urgenza di un titolo pubblico europeo è anche Fabio Panetta di Bankitalia, secondo il quale le politiche protezionistiche di Trump sono lesive per l’economia globale visto che il sistema monetario internazionale è incentrato sul dollaro, ecco perché serve agire in fretta:

Per eliminare alla radice la frammentazione del mercato dei capitali lungo linee nazionali è cruciale introdurre un titolo pubblico europeo, con un duplice obiettivo: finanziare la componente pubblica degli investimenti e fornire un riferimento comune, solido e credibile all’intero sistema finanziario.

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