Disturbo della quiete pubblica, quando è reato e cosa si rischia

Ilena D’Errico

31 Dicembre 2022 - 18:58

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Il disturbo alla quiete pubblica: quando il rumore diventa reato, cosa rischiano i trasgressori e come difendersi.

Disturbo della quiete pubblica, quando è reato e cosa si rischia

Il disturbo alla quiete pubblica è un reato individuato dall’articolo 659 del Codice penale e non esistono casi in cui possa essere depenalizzato. La maggiore confusione, però, nasce dal fatto che non tutte le condotte moleste attengono alla materia penale e dunque non sempre costituiscono un reato. Spesso, infatti, il concetto di disturbo alla quiete pubblica viene erroneamente assimilato alle immissioni intollerabili, regolate invece dal Codice civile.

La differenza sostanziale si presenta nei processi e nelle conseguenti sentenze, con un importante riflesso sui meccanismi di tutela in favore delle vittime. In generale, si parla di disturbo alla quiete pubblica quando vengono lesi i diritti di svariate persone, penalizzate nel riposo e nello svolgimento delle attività quotidiane. La differenza rispetto al campo civilistico è quindi evidente: la molestia avvertita dal solo vicino di casa, ad esempio, non è un reato anche se costituisce un illecito sanzionabile.

Disturbo alla quiete pubblica: quando il rumore è reato e cosa si rischia

Il disturbo alla quiete pubblica, proprio per le sue caratteristiche, si configura molto spesso a causa dei rumori e dunque dell’inquinamento acustico, che oltre ai disagi può arrecare veri e propri danni alla salute delle persone. In questo senso interviene a favore delle persone disturbate l’articolo 32 della Costituzione, che protegge proprio il diritto alla salute.

Il punto d’incontro fra la libertà individuale e la salute collettiva è stato individuato dalla legge nella soglia di normale tollerabilità, peraltro molto semplice da individuare nel caso delle immissioni rumorose. La normale tollerabilità media per i rumori è stabilita nel limite di 3,5 decibel. Per verificare ciò, è indispensabile l’intervento tecnico dell’Arpa, la quale si occupa di effettuare i rilievi tecnici. Il disturbo alla quiete pubblica per sussistere richiede quindi la presenza di due condizioni:

  • Il disturbo di molteplici persone.
  • Il superamento della soglia di normale tollerabilità (di norma 3,5 decibel).

In questi casi si tratta di un reato, con tutte le conseguenze che ne derivano. La soglia di normale tollerabilità, tuttavia, non è un criterio stringente, bensì può essere adeguata al caso specifico dal giudice, anche in relazione alle condizioni ambientali. In ogni caso, il disturbo alla quiete pubblica è punibile con l’ammenda fino a 309 euro o la reclusione fino a 3 mesi. Questo reato, peraltro, punisce due tipi di comportamenti:

  • I comportamenti commissivi, per i quali l’autore produce volontariamente i rumori molesti.
  • I comportamenti omissivi, di cui rispondono le persone che non intervengono per ridurre il rumore, pur avendo la possibilità di farlo.

Le persone offese possono quindi sporgere denuncia preso le forze dell’ordine, anche se questo reato è procedibile anche in assenza di querela, si dice cioè che è procedibile d’ufficio. Le persone offese dal reato in seguito alla denuncia, o comunque dopo l’inizio della procedura, possono costituirsi parte civile nel processo.

La denuncia, infatti, serve esclusivamente a porre all’attenzione delle autorità il reato commesso dall’autore affinché possa essere sanzionato, al più l’intervento delle forze dell’ordine consente la cessazione dei rumori. Perché le vittime possano avere accesso al risarcimento danni, invece, devono necessariamente costituirsi parte civile.

Rumore proveniente da bar e locali notturni

La prova del disturbo ricevuto è poi decisamente più semplice quando non vengono rispettate le fasce orarie di riposo, nelle quali non sono consentiti i rumori eccessivi, nemmeno nei pressi degli esercizi commerciali. In genere, è consentito fare rumore:

  • Dalle ore 8 alle ore 13.
  • Dalle ore 16 fino alle ore 21.

Nel caso in cui i rumori provengono da un esercizio commerciale, come ad esempio un bar notturno, ci sono poi diversi fattori da valutare. In primo luogo, alcune attività, come la musica dal vivo di notte, necessitano del permesso comunale. Oltretutto, i titolari dei locali sono responsabili almeno per quanto riguarda le aree interne, mentre le pertinenze sono di responsabilità condivisa con il comune.

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