Negli ultimi anni sono sempre di più gli influencer che decidono di aprire ristoranti e fast food. Ecco perché.
Negli ultimi anni, un numero sempre più crescente di influencer italiani e internazionali ha deciso di allargare i propri orizzonti, passando dalla creazione di contenuti online alla cucina. Questo trend non riguarda solamente i cosiddetti food blogger, ma anche i creator provenienti dalle community più disparate.
A livello globale, l’esempio più celebre è quello dello statunitense Mr. Beast, lo youtuber con più iscritti al mondo (oltre 413 milioni) che nel novembre del 2020 ha fondato MrBeast Burger, una catena di fast food principalmente digitale con ghost kitchen - delle cucine progettate esclusivamente per preparare cibo destinato alla consegna a domicilio - con oltre 2.000 sedi virtuali nel mondo.
Non ci è voluto molto prima che questa fenomeno arrivasse anche in Italia. L’apertura di locali, fast food, ghost kitchen e ristoranti a tema firmati da celebrità del web non è più un’eccezione, ma una vera e propria tendenza.
A questo punto, sorge spontanea una domanda: cosa spinge così tanti influencer a investire nella ristorazione?
Da influencer a imprenditore: il passo (quasi) obbligato
Nel panorama digitale contemporaneo, essere un influencer non significa solo avere follower, ma gestire una vera e propria attività economica, con fatturati che spesso superano quelli di piccole imprese. La monetizzazione dei contenuti tramite sponsorizzazioni, partnership, affiliazioni e le visualizzazioni su piattaforme come YouTube e TikTok rappresentano una fonte di reddito solida, ma anche altamente variabile. Per questo motivo, molti creator scelgono di diversificare e investire in business paralleli come, in questo caso, il mondo della ristorazione.
Aprire un locale non è solo un modo per guadagnare di più, ma anche una strategia per consolidare il proprio brand personale e creare un ponte tra mondo digitale e fisico. In un contesto instabile dove la fama può svanire da un momento all’altro, trasformarsi in imprenditori consente agli influencer di costruire un’impresa potenzialmente indipendente dalla loro presenza online.
Dal punto di vista economico, il grande vantaggio degli influencer rispetto agli imprenditori tradizionali è quello di poter contare su una comunità di follower già affezionata, che può essere attivata immediatamente attraverso campagne social a basso costo. In questo modo, molti creator che lanciano un’attività sono avvantaggiati perché non partono da zero, ma hanno già una fetta di pubblico pronta a seguirli e supportarli nella nuova avventura.
Tuttavia, trasformare seriamente la propria fama online in un’attività imprenditoriale che funziona non è così facile, soprattutto in un mondo complicato come quello della ristorazione, dove i guadagni non sono sempre alti, le spese sono fisse e la concorrenza è agguerrita. L’apertura di un influencer può fare molto rumore, ma la vera sfida è quella di restare in piedi nel tempo. Proprio per questo motivo molti influencer scelgono di collaborare con professionisti del settore, di entrare in un franchising o di puntare sulle ghost kitchen per ridurre al minimo i rischi di perdite.
Il fenomeno del food porn
La scelta degli influencer di investire nel settore della ristorazione non è casuale. Il cibo è universale, piace a tutti, si presta bene a essere fotografato e funziona sui social. Sono in molti i creator che cavalcano l’onda del food porn, un’espressione che indica la condivisione sui social di immagini e i video di piatti estremamente invitanti e lussuriosi, grondanti di salse, filanti o coloratissimi, pensati più per attirare lo sguardo che per esaltare il gusto.
Su piattaforme come TikTok, YouTube e Instagram, il food porn è diventato una strategia vincente per aumentare visualizzazioni, attirare clienti nei locali e promuovere format culinari online. Ma ci sono state anche tante critiche: in molti sostengono che questo fenomeno promuova un’idea distorta del cibo, volta a esaltare il consumo eccessivo e lo spreco alimentare.
Gli influencer italiani che hanno aperto un’attività di ristorazione
Negli ultimi anni, diversi influencer italiani hanno scelto di investire nel settore della ristorazione, ciascuno secondo il proprio stile e pubblico di riferimento. Tra i più popolari, c’è Gianluca Vacchi, imprenditore e celebrità social conosciuta a livello internazionale e uno dei soci di “Kebhouze”, una catena di fast food che propone piadine kebab in chiave moderna e colorata, con un’immagine a prova di social media. Hanno puntato su questo settore anche CiccioGamer89, tra gli youtuber più seguiti in Italia nel panorama gaming, che ha aperto a Roma e Imperia “I Burger di CiccioGamer89”, un fast food che punta su panini abbondanti dall’estetica food porn, e Mocho, food blogger milanese che ha fondato “Meat Crew”, una catena di hamburgherie con due sedi a Milano dove serve smash burger, fritti e carne alla griglia promuovendo un’identità visiva fortemente legata a quella del cibo da asporto americano.
Franchino Er Criminale, food blogger romano noto per i suoi video di recensioni schiette e le critiche verso l’estetica del foodporn, ha aperto nel 2024 a Torino la trattoria “Senza Pretese”, che propone piatti semplici e tradizionali in linea con la sua filosofia orientata alla cucina popolare. Sempre nel 2024, lo chef Max Mariola, diventato un volto familiare sui social grazie ai suoi format di cucina - è celebre la sua frase virale “The sound of love” - ha inaugurato a Milano il ristorante “Max Mariola”, dove serve piatti romani rivisitati dai prezzi medio-alti e una policy centrata sull’esperienza visiva e sullo show cooking.
© RIPRODUZIONE RISERVATA