Crisi mondiale dopo il crollo Evergrande? Perché non è una possibilità (per adesso)

Giorgia Bonamoneta

26 Agosto 2023 - 16:20

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La crisi cinese dopo il crollo di Evergrande avrà ricadute globali? Ecco perché non è una possibilità secondo gli esperti.

Crisi mondiale dopo il crollo Evergrande? Perché non è una possibilità (per adesso)

Il crollo Evergrande era inevitabile, ma la crisi mondiale (sulla memoria di quella del 2008) è possibile? Dalla crisi di Evergrande si teme un effetto a cascata su altri gruppi del settore immobiliare e a seguire una crisi globale, ma per quanto simili sulla carta le due crisi storiche divergono per molti altri aspetti.

Le due crisi si somigliano perché la Cina di oggi non si differenza molto dagli Stati Uniti o dall’Europa del 2008. Anche in questo caso, dopo il crollo di Evergrande, la crisi è scoppiata a partire dalla bolla immobiliare; anche se il settore immobiliare in Cina è stato ancora più gonfiato rispetto a quello degli Stati Uniti e dell’Europa nel periodo precedente al 2008. Eppure la crisi è tutta interna, perché il debito del settore immobiliare è verso la Cina stessa.

Spetta quindi al governo cinese gestire la crisi finanziaria, per esempio sostituendo l’investimento immobiliare insostenibile con un incremento della domanda dei consumatori. Le chiacchiere dei funzionari non sono però promettenti. Secondo Paul Krugman, su La Stampa, i massimi funzionari restano diffidenti nei confronti dei consumi considerati superflui e fanno scudo di fronte all’idea di conferire ai singoli il potere di prendere più decisioni su come spendono il loro denaro.

La propagazione della crisi cinese è possibile?

Si teme una nuova crisi Lehman, ovvero una crisi economica che parte da un Paese e coinvolge il resto del mondo come accaduto nel 2008 negli Stati Uniti. Dopo il più grande fallimento bancario della storia, è possibile che questo si ripeta?

Evergrande, un tempo la seconda società del settore immobiliare per fatturato in Cina, ha presentato istanza di protezione dal fallimento presso un tribunale negli Stati Uniti. Una scelta necessaria di fronte al debito della società, che è andata in insolvenza già nel 2021. La crisi interna del mercato cinese fa paura al resto del mondo, ma che la crisi diventi globale è piuttosto improbabile.

Crisi interna, problemi interni: segnale di impoverimento per la Cina

Una recessione cinese non influirebbe tanto direttamente sul resto del globo, quanto sulla gestione interna. Anche se l’effetto della crisi si potrebbe percepisce maggiormente nei Paesi che vendono alla Cina, come il Giappone o la Germania e in minima parte negli Stati Uniti.

Il governo cinese, sui cui ricade la responsabilità delle società cinesi in crisi - non solo Evergrande ma anche Country Garden e Zhongrong International Trust - dovrà destinare soldi pubblici alla copertura di debiti. Come scrivono gli esperti, le autorità cercano di incentivare l’acquisto di yuan e dei titoli in Borsa per arginare l’ondata di vendite che ha mandato in rosso il listino di Hong Kong. Non è però semplice, perché per spegnere la crisi serve il 2% del Pil cinese.

L’indebolimento dell’economia cinese rischia di avere conseguenze gravi e a lungo termine sull’occupazione interna. La classe media, commentano gli analisti della crisi, non riesce a pagare il mutuo e molte case si svuotano. Questo è uno scenario critico che il governo del leader Xi Jinping non può ignorare.

In conclusione una crisi globale, in stile crisi del 2008, è scongiurata, ma la crisi interna cinese potrebbe invece essere alle porte.

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