Crisi da quasi 200 milioni di euro per questa azienda italiana. Investitori al tavolo per il rilancio

Claudia Cervi

3 Ottobre 2025 - 18:05

Un’altra impresa italiana schiacciata dai debiti: la trattativa tra sindacati e investitori deciderà il futuro di centinaia di lavoratori.

Crisi da quasi 200 milioni di euro per questa azienda italiana. Investitori al tavolo per il rilancio

Un debito che sfiora i 200 milioni di euro, stabilimenti in vendita, centinaia di lavoratori appesi a un filo e un intero territorio che aspetta di capire se la fabbrica simbolo del Cassinate avrà ancora un futuro.

La storia di questa azienda italiana fotografa la fragilità del tessuto industriale italiano di fronte ai debiti e ai costi energetici esplosi negli ultimi anni. Saxa Gres, la società nata con l’ambizione di produrre gres porcellanato ecosostenibile e rilanciare un settore tradizionale con uno sguardo green, si ritrova oggi a dover trattare con investitori e creditori per evitare il tracollo.

Il futuro dell’azienda passa ora dai negoziati tra sindacati e investitori, una sfida che si consumerà nei prossimi mesi.

I numeri di una crisi senza precedenti

Per capire la profondità della crisi bisogna tornare indietro di qualche anno, quando l’esplosione del prezzo del gas nel 2022 ha travolto le imprese energivore come un’onda anomala. I costi, balzati da 0,2 a oltre 3 euro al metro cubo in pochi mesi, hanno messo in ginocchio gli impianti e aperto una voragine nei conti. Nel giro di due anni le passività di Saxa Gres sono schizzate a 180 milioni, fino a toccare i 191,4 milioni registrati a marzo 2025.

Un peso che ha costretto la società a fermare gli impianti, a negoziare con i creditori e infine a vendere la fabbrica di Anagni a Dr Automobiles, operazione da 7 milioni che ha garantito ossigeno ma anche nuovi dubbi. Una parte di quei soldi, infatti, è già stata destinata a ridurre i debiti verso Banco Bpm.

Un’operazione di sopravvivenza, più che di rilancio, che tuttavia ha garantito almeno la continuità occupazionale per i lavoratori coinvolti. Il piano industriale, rivisto dopo la cessione, riduce il fabbisogno finanziario a circa 12 milioni per il triennio 2025-2027, ma restano i dubbi dei giudici sulla reale sostenibilità di un progetto che rischia di richiedere investimenti ben superiori.

Roccasecca, l’ultima scommessa

Il futuro del gruppo si gioca ora a Roccasecca, nel cuore del Frusinate, dove la controllata Saxa Grestone produce i celebri sanpietrini. È qui che si concentreranno gli investimenti promessi dal nuovo socio Xeta Investments, legato al colosso britannico Anchorage, pronto a iniettare circa 15-20 milioni di euro per rilanciare lo stabilimento. Il progetto prevede una fase di transizione coperta dagli ammortizzatori sociali, in attesa che i forni tornino a lavorare a pieno regime.

Ma la tensione sociale è alta. I sindacati chiedono garanzie per i 210 dipendenti e temono che, senza un impegno chiaro e continuativo, la ripartenza resti sulla carta. Al tavolo del Mimit è stato fissato un nuovo incontro per fine ottobre, segno che la partita è ancora tutta da giocare.

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