Lunedì scorso un gigantesco blackout ha interessato la Spagna. Solo alcune misure di sicurezza automatiche hanno evitato il peggio in tutta Europa.
Dalle 12:30 di lunedì scorso, la Spagna e parte di Portogallo e Francia sono rimaste senza corrente elettrica per quasi dodici ore, a causa di un blackout generale tanto imprevisto quanto devastante. Le conseguenze sono state gravi: un’intera nazione al buio, metropolitane, stazioni ferroviarie e aeroporti paralizzati. Centinaia di persone sono rimaste intrappolate negli ascensori, soccorse poi dai vigili del fuoco. Il bilancio è tragico: almeno cinque morti.
Tre anziani sono deceduti in un’abitazione a causa dell’elevata concentrazione di monossido di carbonio sprigionato da un generatore di corrente acceso per emergenza. Un’altra vittima è una donna di 46 anni, collegata a un respiratore: il dispositivo si è spento per l’interruzione dell’energia elettrica.
In un primo momento si è ipotizzato che il blackout fosse dovuto a un attacco hacker o a eventi meteorologici estremi, ma le indagini hanno presto escluso entrambe le cause. Pur mancando conferme ufficiali, all’interno della comunità internazionale si fa strada un’altra ipotesi: la colpa sarebbe, in parte, del sistema energetico fortemente sbilanciato sulle fonti rinnovabili.
La Spagna è uno dei Paesi europei con la più alta produzione da fonti rinnovabili, pari al 56%. Red Eléctrica (REE), l’ente pubblico che gestisce la rete elettrica nazionale, ha spiegato che il blackout è stato originato dalla “disconnessione” improvvisa di alcuni impianti di produzione situati in un’area dove, in quel momento, oltre la metà dell’energia proveniva da impianti fotovoltaici.
Questa disconnessione ha provocato un calo improvviso di potenza nella rete, sfociato nel blackout generalizzato. Le cause precise del distacco non sono ancora chiare, ma si ipotizza che sia stato innescato da una forte oscillazione della frequenza della corrente alternata, che ha portato molti impianti a scollegarsi automaticamente.
In Europa, l’energia elettrica viaggia a una frequenza stabile di circa 50 hertz, mantenuta da sistemi automatici. Lunedì, due disconnessioni successive, probabilmente di impianti fotovoltaici, hanno abbassato drasticamente la frequenza. La prima è stata compensata, la seconda no, causando il collasso del sistema. A peggiorare la situazione è stata la «bassa inerzia» tipica dei sistemi alimentati da fonti rinnovabili, che reagiscono in modo meno stabile rispetto a quelli basati su combustibili fossili o nucleari.
Si è rischiato il collasso dell’intera rete elettrica europea
Secondo Nikon Gawryluk, ingegnere esperto in energie rinnovabili, la Spagna ha rischiato di far collassare l’intera rete elettrica europea. «Il blackout è stato contenuto grazie ai sistemi di sicurezza automatizzati che hanno isolato la rete spagnola dal resto d’Europa, evitando un effetto domino”, ha spiegato sui social. “Il problema nasce dalla mancanza di stabilità di una rete troppo dipendente da fonti come eolico e fotovoltaico, e priva di centrali tradizionali con turbine sincrone, carbone, gas, idroelettrico, fondamentali per mantenere la frequenza. Le rinnovabili da sole non bastano: servono sistemi di bilanciamento costosi. La Cina lo sa: investe nel verde ma mantiene una solida base di energia da fonti tradizionali».
Infine, Gawryluk ha lanciato un duro monito: «Se continuiamo ad ascoltare persone prive di formazione e competenze, finirà che tu o io moriremo in ospedale perché non ci sarà più elettricità. L’energia non è politica: è fisica, termodinamica e ingegneria dei sistemi. Basta dare spazio a incompetenti in TV, su LinkedIn, ovunque. Non basta installare 3 kWp sul tetto per definirsi esperti di energia».
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