Cosa sono gallio e germanio, le materie prime con cui la Cina minaccia il mondo

Flavia Provenzani

04/07/2023

04/07/2023 - 09:01

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Cosa sono il gallio e il germanio e a cosa servono le materie prime il cui export sarà limitato dalla Cina, come parte della guerra commerciale contro USA e UE?

Cosa sono gallio e germanio, le materie prime con cui la Cina minaccia il mondo

La Cina ha annunciato un’importate riduzione delle osportazioni di gallio e germanio, due metalli poco noti ma essenziali, soprattutto nel settore produttivo legato alla tecnologia. Si intensifica così la guerra commerciale potrata avanti dalDragone rosso contro l’UE e gli Stati Uniti.

Ma cosa sono il gallio e il germanio, a cosa servono, per quali produzioni sono essenziali e perché la loro scarsità minaccia di rallentare sensibilmente lo sviluppo tecnologico dell’Occidente?

Cosa sono il germanio e il gallio?

Anche detti «metalli minori», sia il gallio che il germanio sono dei metalli non disponibili in natura. Di aspetto bianco-argentato, sono dei sottoprodotti derivante dal processo di raffinazione di altre materie prime, primi su tutti lo zinco e l’ossido di alluminio (allumina), ma solo in piccole concentrazioni.

Il mercato legato a gallio e germanio è decisamente più piccolo rispetto a quello di altre materie prime, ma entrambi vengono utilizzati in industrie strategie, per cui la loro scarsità minaccia di avere un deciso impatto in Occidente.

A cosa servono?

Gallio e Germanio vengono utilizzati soprattutto nella produzione di chip e in strumenti di comunicazione e difesa. Nello specifico, il gallio è utilizzato nei semiconduttori composti, che contribuisce all’interazione tra i diversi elementi e migliora la l’efficienza di trasmissione e la velocità. La sua applicazione è diffusa anche all’interno degli schermi di TV e degli smartphone, come anche nei radar e all’interno dei pannelli solari.

D’altra parte, il germanio perlopiù utilizzato nel settore comunicazione, soprattutto per la fibra ottica, ma anche nella produzione di occhiali e nelle celle solari incaricate di alimentare la maggior parte dei satelliti ad oggi in orbita.

Il gallo, il germanio e la Cina

Pechino ha annunciato l’imminente riduzione delle esportazioni di entrambi i metalli, come anche i loro composti chimici, partire dal 1° agosto, nel tentativo dichiarato di «proteggere la sicurezza nazionale cinese».
Affinché possano procedere al commercio, gli esportatori dovranno richiedere e ricevere un’apposita licenza al ministero del Commercio, che dovrà essere costantemente aggiornato non solo delle operazioni commerciali svolte, ma anche dei dati di tutti gli acquirenti esteri.

Come spesso accade quando si parla di Cina, i dati sono poco chiari e, spesso, poco affidabile. È comunque noto e condiviso a livello internazionale che il Dragone rosso sia in possesso della maggior parte dei due metalli: uno studio a tema materie prime firmato dall’UE e pubblicato quest’anno stima che la Cina abbia in mano al meno l’83% della produzione del germanio e fino al 94% di quella di gallio.

Un’eventuale sostituzione di gallio e germanio - seppur possibile - minaccia di far alzare velocemente i prezzi dei prodotti tecnologi e, sopra ogni cosa, di ostacolare il progressi dell’industria tech.

Cosa succede ora?

Né il gallio né il germanio, di per loro, sono rari, ma i costi dei processi produttivi necessari sono assai elevati. Inoltre, la commercializzazione dei due metalli da parte della Cina decisamente a buon mercato ha scoraggiato il resto del mondo a creare un’alternativa che potesse essere redditizia. Tuttavia, la limitazione dell’export da parte di Pechino ora ha tutto il potenziale per far aumentare i prezzi, fattore che spingerà l’aumento della produzione di gallio e germanio al di fuori della Cina, così da colmare la domanda. Questa potrà essere assecondata anche dal recupero dei due metalli nel processo di smaltimento di veicoli militari e carri armati in disuso.

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