Cosa sappiamo sulla strage in Nigeria

Chiara Esposito

6 Giugno 2022 - 00:35

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Attesa sul bilancio esatto delle vittime. Si ipotizza che la matrice dell’attacco sia connesso a fattori climatici e ideologie religiose.

Cosa sappiamo sulla strage in Nigeria

Strage in una chiesa nel sudovest della Nigeria. Domenica 5 giugno alcuni uomini armati hanno aperto il fuoco uccidendo numerose persone, tra cui diversi bambini; l’attacco più cruento della recente storia nazionale.

A dare la notizia è stato il quotidiano di Lagos, The Nation Newspaper, mentre alcuni testimoni hanno raccontato alla Bbc che il commando era composto da cinque uomini che avrebbero inizialmente fatto uso di esplosivi. Anche se inizialmente si pensava al rapimento di un sacerdote e di alcuni fedeli che partecipavano alla messa, sono arrivate smentite ufficiali. Gli officianti sono infatti stati messi in salvo e tra i presenti nessuno è stato rapito.

Dalle prime ricostruzioni si evince che il massacro sia avvenuto nella diocesi di Owo, della zona di Ondo, conosciuta come una delle aree più pacifiche del Paese nonostante la presenza di milizie legate all’estremismo islamico. La matrice dell’attentato però potrebbe essere diversa, riconducibile all’attività dei pastori Fulani.

Cosa è successo a Owo

Le ricostruzioni dei media e delle autorità locali sono agli albori e il bilancio approssimativo dei morti in serata oscilla tra le 20 e le 30 persone. In particolare il quotidiano di Vanguard news parla di 25 decessi. Quel che è certo è che l’attacco ha colpito anche donne e bambini e che diversi sono stati i feriti, alcuni dei quali trasportati in ospedale in gravissime condizioni.

Uno dei sacerdoti della St. Francis Catholic Church, padre Andrew Abayomi, ha poi lasciato intendere che la strage avrebbe potuto essere anche più grave e che lui stesso si è salvato nascondendosi.

A rendicontare quel che gli assalitori hanno lasciato alle loro spalle è video piuttosto cruento che sta circolando molto su Twitter in queste ore e potrebbe costituire un punto di partenza per comprendere almeno in parte la dinamica della strage.

Arrivano anche i primi commenti della polizia dello Stato con un portavoce, Ibukun Odunlami, che ha dichiarato all’agenzia di stampa Afp:

"E’ ancora presto per dire con esattezza quante persone siano state uccise. Ma molti fedeli hanno perso la vita e altri sono rimasti feriti nell’attacco".

Chi è stato: la pista dei pastori fulani

L’attacco non è stato rivendicato e alcuni fanno ricadere i sospetti sui gruppi jihadisti attivi nel nord della Nigeria, a cominciare da Boko Haram. Sui social invece numerosi utenti nigeriani e l’organizzazione locale «Afenifere» ha puntato il dito contro i pastori fulani:

«Sono i terroristi, per lo più stranieri fulani, dovrebbero essere presi e uccisi dalle forze di sicurezza».

L’ipotesi nasce da un gruppo che rappresenta gli interessi dell’etnia Yoruba (la comunità etnica e linguistica, cristiana predominante nel sud-ovest della Nigeria) e ascrive il movente del massacro alle sanguinose tensioni interetniche e interreligiose fra popolazioni locali e i nomadi islamici.

Secondo «Afenifere» la strage è infatti stata un attacco diretto al governatore dello stato di Ondo, Rotimi Akeredolu per il suo «rigoroso rispetto della legge sul pascolo aperto e per il suo incrollabile sostegno alla sicurezza nella terra yoruba».

L’ipotesi dell’assalto fulano alla chiesa di Saint Francis è accreditata anche dal direttore della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa (Acs), Alessandro Monteduro:

«Se il banditismo in Nigeria alcuni decenni fa si avvaleva di archi e frecce, negli ultimi anni i fulani si sono dotati di Ak47, diffusissimi nel Paese dopo la caduta di Gheddafi. L’assenza di un buon governo e la corruzione sta contribuendo a tutto questo».

Chi sono i pastori fulani e cosa vogliono

La Nigeria da tempo è attraversata a scontri e tensioni sia sul piano religioso, con la persecuzione dei cristiani, che su quello delle risorse.

Due gli episodi di rilievo che si sono susseguiti nell’ultimo periodo: il rapimento del capo di una chiesa metodista e altri due religiosi nel sudest del Paese con la richiesta di riscatto di 220mila euro e l’episodio del rapimento di preti cattolici a Katsina, tutt’ora in ostaggio.

Il quadro nigeriano è così complesso che, oltre alla frangia di Boko Haram, l’area a sudovest è poi terrorizzata da bande di saccheggiatori. I rapitori di solito operano invece nel nord-ovest e nel centro mentre il sud-est è teatro di movimenti separatisti.

Quella dei fulani è quindi una delle tante crisi che imperversano nello Stato. I Pastori fulani sono un’etnia nomade di religione islamica diffusa dalla Mauritania al Camerun. Il gruppo conta complessivamente fra i 6 e i 19 milioni di persone ed è principalmente dedito alla pastorizia e al commercio ma, spinto dalla desertificazione delle terre dovuta al cambiamento climatico, è spesso in sanguinosa lotta con le popolazioni locali soprattutto cristiane.

Secondo l’International Organization for Peace Building and Social Justice, l’International Committee on Nigeria e l’All-Party Parliamentary Group for International Freedom of Religion or Belief 100 mila cristiani sono stati uccisi in Nigeria in vent’anni.

Il vero problema che questo Stato si trova oggi ad affrontare però è la commistione tra violenza ideologica e sovrappopolazione, un binomio che inasprito la competizione per il controllo dei terreni. Gli stessi fulani sono principalmente motivati nella loro attività dalla scarsità di terre fertili.

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