Pavel Durov è stato arrestato in Francia con l’accusa di complicità per i crimini commessi attraverso l’app fondata nel 2013. Cosa può succedere a Telegram ora?
Pavel Durov è stato arrestato in Francia e tutti si chiedono cosa potrebbe succedere a Telegram, l’app di messaggistica fondata dall’imprenditore e mantenuta insieme al fratello Nikolaj nonostante numerosi ostacoli. L’app di Telegram, un connubio tra chat e social network in cui permea un’atmosfera di segretezza, è tra le più usate al mondo ma presto potrebbe subire un calo drastico degli utenti.
Senza alcun dubbio c’è un problema di reputazione, con l’arresto che mette in luce le problematiche della piattaforma e apre nuovi dubbi. Non è certo un mistero che l’applicazione venga spesso impiegata per comunicare riguardo ad atti illeciti, anche se ad oggi non offre più privacy rispetto alle piattaforme concorrenti. Come già detto, si tratta per lo più di un fattore reputazionale, alimentato dallo scarso intervento per la moderazione di questi contenuti.
Il funzionamento di Telegram non è davvero trasparente, condizione che potrebbe cambiare con l’arresto del suo fondatore, notizia che rischia di far allontanare anche tutti gli utenti che ne fanno un uso onesto. Non bisogna dimenticare che l’app è diventata anche un simbolo positivo di lotta contro regimi oppressivi che controllano le comunicazioni, con una certa credibilità sociale che potrebbe presto crollare.
In un momento storico in cui la cybersecurity è sempre più attenzionata è lecito aspettarsi un esodo di massa verso altre app di messaggistica, soprattutto finché non sarà chiarita la posizione di Durov e quando gli utenti saranno meglio informati sul funzionamento dell’app.
Pavel Durov è stato arrestato in Francia
L’Ofmin (ufficio che si occupa della prevenzione dei reati a danno dei minori) della direzione nazionale della polizia giudiziaria francese ha emesso un mandato per la perqusizione e l’arresto del Ceo di Telegram, accusato di complicità rispetto ai crimini perpetrati nella piattaforma: traffico di sostanze stupefacenti, frodi, molestie informatiche, criminalità organizzata e apologia del terrorismo, tra i vari.
L’accusa di complicità si muove sul comportamento omissivo di Pavel Durov, che non ha adeguato i sistemi di controllo e collaborato con le autorità per la repressione di questi crimini. Nonostante il mandato d’arresto, Durov si è recato con il suo jet privato proprio in Francia, dove è stato arrestato e attende il processo che ne accerterà le effettive responsabilità.
Telegram conta un bacino di utenti di quasi 1 miliardo di persone conquistate dalle promesse di rapidità, efficienza e sicurezza. L’app nasce per dare agli utilizzatori uno spazio davvero privato e personale, garantendo l’assoluta riservatezza delle comunicazioni. Le uniche forme di controllo e moderazione, infatti, riguardano i contenuti pubblici come gli sticker, i canali e i bot. Per tutto il resto le chat sono a tutti gli effetti libere e nemmeno i contenuti illegali sono concretamente banditi.
La Francia ha fatto presente, come peraltro altre nazioni, che la società di Telegram è scarsamente collaborativa riguardo alla prevenzione e alla repressione dei reati commessi dagli utenti tramite l’app o di cui è stata data prova tramite le chat. Questo perché il server di Telegram consente alla società di accedere a tutte le informazioni e le comunicazioni, che potrebbe ottenere le chiavi di decodifica ma ha sempre preferito tutelare la riservatezza completa degli interlocutori.
Il diniego alle richieste dei vari Stati interessati ha rafforzato l’idea di privacy assoluta degli utenti, distogliendoli dal fatto che il suo funzionamento presenta più di una lacuna da questo punto di vista.
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Telegram offriva più riservatezza rispetto ad altre piattaforme fino all’introduzione della crittografia end-to-end (usata per esempio da Whatsapp) che impedisce anche alla società stessa l’accesso alle informazioni.
Le chat sono davvero criptate e la piattaforma non ha alcuna responsabilità in merito al loro contenuto. Ovviamente a Telegram non mancano i mezzi per adottare lo stesso sistema di sicurezza, semplicemente la società ha preferito riservarlo alle cosiddette chat segrete. La protezione dei dati degli utenti è effettiva se generalizzata, ipotesi in cui non contrasta con il diritto alla privacy ma anzi protegge dalla sorveglianza di massa e dagli attacchi informatici.
L’arresto di Durov porta all’attenzione tutti questi elementi, evidenziando rischi per molti utenti, soprattutto vista la possibilità di accesso che il Ceo ha tenuto riservata per sé. È ancora presto per conoscere il destino di Telegram, che tuttavia appare oggi destinato a perdere (per ragioni più o meno legittime) un’importante fetta di pubblico.
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