Che cos’è il TAP? Storia del gasdotto che dall’Azerbaijgian arriverà in Puglia

Alessandro Cipolla

29 Ottobre 2018 - 08:38

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Il governo e i 5 Stelle sono alle prese con la questione TAP: ecco cos’è questo gasdotto che, non senza polemiche, dall’Azerbaijgian arriverà fino a San Foca.

Che cos’è il TAP? Storia del gasdotto che dall’Azerbaijgian arriverà in Puglia

Dopo la TAV adesso è il TAP a mettere in difficoltà la maggioranza. Il governo gialloverde ha infatti dato il suo definitivo via libera all’opera, parlando di alte penali da pagare in caso contrario, nonostante che il Movimento 5 Stelle si sia da sempre dichiarato contrario

Una scelta che ha provocato forti malumori in Puglia con i comitati che si sono apertamente schierati contro i pentastellati, rei di non aver mantenuto una volta al governo quello che era stato promesso in campagna elettorale.

Ma cos’è questo TAP? Cerchiamo allora brevemente di fare un po’ di chiarezza su questo gasdotto, vedendo le motivazioni delle associazioni contrarie e perché questo condotto è soltanto un tassello di una grande manovra geopolitica che viene additata come essere una delle cause della guerra in Siria.

Che cos’è il TAP?

Il Trans Atlantic Pipeline (TAP) è un gasdotto che dal giacimento di Shah Deniz, il più grande dell’Azerbaijgian, porterà 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno in Europa, ma si può raddoppiare, snodandosi per quasi 4.000 chilometri e fino ad arrivare in Puglia, nella spiaggia di San Basilio vicino San Foca.

Come si può vedere dalla mappa, il gasdotto nel suo primo tratto (SCPX) dall’Azerbaijgian arriverà fino in Georgia, per poi attraversare tutta la Turchia (TANAP): inizialmente il condotto (denominato Nabucco) doveva prendere poi la strada dei Balcani per arrivare fino in Austria, ma alla fine si è optato per il TAP che andrà a proseguire dritto fino al Salento.

Il TAP quindi nel dettaglio è lungo 878 chilometri, 550 dei quali passanti per la Grecia, 215 per l’Albania, 105 sotto l’Adriatico e infine 8 chilometri in Italia partendo dalla spiaggia di San Basilio.

Gli 8 chilometri saranno quelli necessari per unire San Basilio al terminale di ricezione che verrà realizzato vicino Melendugno. Da qui poi il gas arriverà a Mesagne (Brindisi) allacciandosi alla rete di distribuzione nazionale attraverso un altro condotto di 56 chilometri, per poi poter arrivare fino in Austria e in Nord Europa.

Il progetto di questa rete è nato nel 2003 con i lavori che sono iniziati dieci anni più tardi: se non dovessero esserci intoppi, l’inizio delle erogazioni dei primi flussi di gas è previsto per il 2020.

Quali sono i benefici per l’Italia? L’Europa ha un grande bisogno di gas e la richiesta è sempre in aumento. Al momento il Vecchio Continente è dipendente dalla Russia per la fornitura e quindi, anche per evitare altre crisi come quella durante il conflitto in Ucraina, si è deciso di realizzare altre fonti di approvvigionamento tanto che con ogni probabilità servirà anche un terzo gasdotto questa volta proveniente dal Medio Oriente.

Le proteste in Puglia

Il Movimento No Tap ha preso il via nell’aprile 2012 dopo che, due mesi prima in una conferenza a Melendugno, era stato presentato il progetto che vede il gasdotto arrivare alla spiaggia di San Basilio in Salento e proseguire poi fino a Mesagne.

I motivi di contestazione sono diversi. Il Movimento per prima cosa reputa il progetto inutile, in quanto il gas che al momento arriva in Italia sarebbe già sufficiente e questa nuova opera non ci renderebbe indipendenti dalla Russia.

Ci sono poi motivazioni ambientali, visto che i lavori per il TAP porterebbero all’espianto di 10.000 ulivi oltre alla perforazione di un’area geologicamente non adatta con anche l’habitat marino che verrebbe intaccato.

Infine ci sono anche le questioni economiche, con il Movimento No TAP che parla di problematiche dirette e indirette senza contare tutti i dubbi che vengono sollevati sul sostenere un governo autoritario come quello che attualmente c’è in Azerbaijgian.

Le critiche al Movimento 5 Stelle

Tra i vari partiti politici nostrani, quello che fin da subito ha appoggiato la battaglia del Movimento No TAP è stato il Movimento 5 Stelle che, dopo le elezioni del 4 marzo 2018, è al adesso al governo insieme alla Lega.

Di parere opposto però è il carroccio, con il ministro Matteo Salvini che ha dichiarato che il TAP va fatto in quanto porterà benefici ai cittadini con le bollette che potrebbero scendere anche del 10%.

In mezzo c’è c’è la posizione del governatore della Puglia Michele Emiliano (PD), che senza giri di parole ha fatto intendere quale sia al momento la tattica della Regione per modificare il progetto.

È vero la Puglia non ha mai detto di voler bloccare il TAP, ma solo di spostarlo un po’ più a nord per evitare rischi per i bagnanti su una delle nostre più belle spiagge.

In pratica a prescindere tra i pro e i contro del TAP, ormai l’Italia non si potrebbe più sfilare con Emiliano che quindi a questo punto si accontenterebbe che venga spostato l’approdo per tutelare la spiaggia di San Basilio.

Alla fine in governo carioca ha deciso di dare il suo definitivo via libera al progetto, con il Movimento 5 Stelle che ha giustificato la scelta parlando di 20 miliardi di penali che l’Italia avrebbe dovuto pagare in caso di un passo indietro.

Secondo altri come l’ex ministro Carlo Calenda però non è vero che ci sarebbero penali. A prescindere, gli attivisti No TAP ora sono furiosi con i grillini, con tanto di bandiere pentastellate che sono state bruciate in segno di protesta con la decisione del governo.

Lo scenario internazionale

Per capire l’importanza internazionale di questo gasdotto val bene ricordare i recenti viaggi del Presidente Sergio Mattarella, in Azerbaijan dove ha rassicurato il collega Ilham Aliyev che l’Italia farà la sua parte, e del premier Giuseppe Conte alla Casa Bianca con Donald Trump che si sarebbe raccomandato di voler vedere finito il gasdotto.

In mezzo poi ci sono gli enormi interessi derivanti dal mercato del gas. In molti ipotizzano che dietro alla forte avversione di Stati Uniti e Arabia Saudita al regime di Assad in Siria, ci sia la scelta di Damasco supportata dalla Russia di non far transitare nel territorio siriano il Qatar-Turkey Pipeline, un altro grande condotto che dovrebbe portare gas in Europa.

La questione TAP quindi è molto più complessa di quanto si possa immaginare: che sia un bene o che sia un male il progetto ora è destinato ad andare avanti e quindi, come sottolinea Emiliano, ormai rimane soltanto da capire se può essere spostato di qualche chilometro l’approdo per tutelare la spiaggia di San Basilio.

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