Il Governo studia l’affrancamento dell’oro: imposta sotto il 26% e gettito da 2 miliardi. Ecco chi ci guadagna davvero.
Sterline, lingotti e monete d’oro ricevute in eredità o custodite per “tempi difficili”. È il patrimonio nascosto degli italiani (oltre 1.200 tonnellate di oro che in gran parte sfuggono ai radar del Fisco) e che ora potrebbe finire nel mirino di una misura inedita: l’affrancamento dell’oro.
Il governo Meloni, in vista della Manovra 2026, valuta un’operazione che potrebbe valere fino a 2 miliardi di euro. L’idea è permettere ai possessori di oro di “regolarizzare” il proprio tesoro pagando un’imposta una tantum ridotta rispetto all’attuale 26% sulle plusvalenze. Un meccanismo che farebbe incassare subito lo Stato e consentirebbe ai contribuenti di pagare meno in futuro.
Ma come funzionerebbe davvero questa misura? E, soprattutto, conviene a chi custodisce da anni oro come riserva per tempi incerti?
Affrancamento dell’oro: la nuova “finestra fiscale” del governo
L’ipotesi, anticipata dal leghista Giulio Centemero, prevede una tassa sostitutiva tra il 12,5% e il 18% sulla rivalutazione dell’oro, molto inferiore al 26% oggi previsto sulle plusvalenze. In pratica, chi detiene oro fisico (lingotti, monete o gioielli di valore) potrebbe “affrancarlo”, cioè aggiornare il suo valore fiscale a quello di mercato, pagando subito l’imposta ridotta.
Facciamo un esempio concreto. Se oggi possiedo un lingotto che vale 10.000 euro, potrei decidere di aderire all’affrancamento e versare 1.250 euro (con aliquota al 12,5%). Da quel momento, il Fisco considererebbe 10.000 euro come nuovo valore d’acquisto. Quando, tra qualche anno, dovessi venderlo a 15.000 euro, la tassa del 26% si applicherebbe solo sui 5.000 euro di guadagno effettivo, non sull’intero importo. Un risparmio evidente, soprattutto per chi ha comprato molti anni fa e oggi vede il valore dell’oro salito del 130% in cinque anni e del 670% in vent’anni.
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A chi conviene l’affrancamento dell’oro?
L’affrancamento dell’oro è una mossa del Governo che offre ai risparmiatori una finestra per “allineare” il valore fiscale del proprio oro a quello di mercato, pagando subito un’imposta agevolata tra il 12,5% e il 18%.
In cambio, chi aderisce si mette al riparo da future tassazioni più alte, visto che oggi la plusvalenza sull’oro da investimento è tassata al 26%. Ma non tutti avrebbero lo stesso vantaggio.
Per chi possiede lingotti o monete comprate molti anni fa, quando il metallo giallo valeva molto meno, l’affrancamento potrebbe essere una mossa intelligente. Oggi l’oro sfiora i 112 euro al grammo (cinque anni fa era meno della metà). Chi ha acquistato ai tempi, magari come riserva “di famiglia”, vedrebbe un guadagno potenziale enorme, e pagare subito un’imposta ridotta potrebbe risultare conveniente. Diverso il discorso per chi ha comprato di recente, quando i prezzi erano già ai massimi: anticipare il fisco in un momento di incertezza o di possibile correzione dei mercati rischia di essere una scommessa.
In sostanza, l’affrancamento premia i vecchi acquirenti e chi pensa di vendere a breve. È un modo per regolarizzare, alleggerire la tassazione futura e dare respiro immediato alle casse pubbliche. Ma per chi considera l’oro un rifugio di lungo periodo, più che un investimento da monetizzare, potrebbe non essere conveniente.
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