Hai mai sentito parlare dell’Internet of Things? Ecco di che cosa si tratta e come funziona, in questa guida scopri tutto ciò che c’è da sapere sull’IoT.
Navigando sul web, potresti esserti imbattuto nell’acronimo Internet of Things. E così? Ti sei chiesto cosa vuol dire senza riuscire a trovare una risposta? Sono in realtà milioni le persone che ancora non sanno dare una definizione all’IoT nonostante questo termine sia in circolazione da anni.
Alle sue spalle c’è una lunga storia che ha portato all’evoluzione del termine fino a quello che è oggi. Probabilmente non te ne sei ancora reso conto, ma anche tu ne fai parte e sfrutti questo ecosistema ogni giorno.
Se vuoi toglierti ogni dubbio e sapere esattamente di che cosa si tratta, leggi questa guida perché faremo un percorso alla scoperta dell’Internet of Things partendo dalle origini.
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La definizione di Internet of Things
L’Internet of Things è un termine che accorpa ogni singolo oggetto che può essere collegato a internet tramite una rete wireless. Nel corso degli anni, la definizione primaria è stata resa ancor più specifica e oggi diversi esperti la associano agli oggetti che dispongono di sensori e software capaci di trasmettere e ricevere dati.
L’obiettivo? Fornire informazioni agli utenti oppure rendere automatizzate determinate azioni, come per esempio accendere una lampadina o impostare un timer. Grazie all’evoluzione del 5G, oggi non sono solo i dispositivi col Wi-Fi a rientrare in questo macrosistema. Device quali smartphone, tracker, tablet e via dicendo sono ritenuti parte dell’IoT.
La storia dell’Internet of Things
Si è iniziato per la prima volta a parlare di Internet of Things nel 1999, quando il ricercatore del MIT Auto-ID Center Kevin Ashton pronunciò questa parola durante una presentazione per Procter & Gamble. Nel corso degli anni il concetto si è sviluppato più volte, fino ad arrivare alla definizione odierna.
Secondo alcune ricerche, il mercato dell’IoT avrà un giro d’affari da mille miliardi quest’anno e i dispositivi supereranno i 23 miliardi di connessioni.
Il segmento industrial è quello con la maggior crescita, pari al 15%, seguito dal consumer IoT con una percentuale del 13% e dal settore IoT automotive che si attesterà sul 9% di crescita. Quest’ultimo è di fatto il secondo mercato più grande per valore, tanto che a fine 2025 dovrebbe toccare quota 274 miliardi di dollari.
Tornando ai dispositivi connessi, dal 2021 ad oggi il numero è più che raddoppiato passando da 9,2 miliardi ai 23,1 miliardi previsti entro la fine di quest’anno. Numeri che diventeranno ancor più sbalordivi nel 2030, con previsioni che parlano di quasi 40 miliardi di device IoT connessi.
Come funziona l’Internet of Things
Ora che conosci la definizione e la storia dell’Internet of Things, potresti chiedere come funziona l’intero processo. Pur essendosi allargato nel tempo a decine di migliaia di dispositivi diversi, il processo con cui si completa l’IoT rimane pressoché lo stesso per tutti.
Di norma, si parte con l’acquisizione dei dati (di ogni genere). Anche solo un termometro digitale esegue quest’operazione rivelando la temperatura, ma si può anche arrivare agli assistenti vocali che raccolgono informazioni dalla voce del suo proprietario.
Il secondo step prevede la condivisione di quanto ottenuto, sfruttando – non a caso – internet e le sue connessioni. Tutto ciò che si ha a disposizione viene mandato a un sistema cloud, che può essere pubblico o privato, a un altro dispositivo, oppure viene archiviato localmente.
La terza fase è probabilmente la più importante di tutti: l’elaborazione dei dati. Entra qui in gioco il singolo software che, proprio come da programmazione, ha il compito di analizzare quanto ricevuto ed eseguire un’azione di conseguenza. Pensiamo per esempio ad un home assistant in casa che ti dice che temperatura c’è oggi, ha elaborato i dati ricevuti dalla tua richiesta e agito di conseguenza.
Infine il quarto e ultimo passaggio è quello per cui si agisce sulla base dei dati accumulati dai dispositivi che fanno parte dell’Internet of Things. Questi vengono col tempo analizzati e poi trasformati in insight, ossia informazioni empiriche utili per poter prendere decisioni o per incentivare nuove azioni.
Dove agisce l’Internet of Things
Spiegare nel dettaglio quali sono i campi d’azione dell’Internet of Things è piuttosto complicato, proprio perché parliamo di una macro definizione che include al suo interno qualsiasi dispositivo capace di collegarsi a internet tramite Wi-Fi o connessioni mobili (5G e 4G).
È tuttavia possibile menzionare alcuni dei mercati più in evoluzione, quelli che più di altri si basano sulle tecnologie previste dall’IoT e dalle meccaniche di funzionamento che hanno reso così celebre la terminologia.
Un esempio che abbiamo già citato sono le smart homes, ossia quelle abitazioni che sfruttano lampade intelligenti, interruttori, sensori, assistenti vocali e via dicendo per automatizzare alcune azioni comuni.
Sempre più in crescita le reti energetiche intelligenti, che sfruttano un mix di intelligenza artificiale e tecnologia analitica avanzata per dare vita a impianti in grado di suddividere al meglio i consumi. Rientrano in questa categoria anche i pannelli solari o le pale eoliche, due dei sistemi più diffusi per l’energia sostenibile.
Nella telemedicina, è ogni anno più diffuso l’utilizzo di dispositivi medici intelligenti come gli smartwatch o gli erogatori di farmaci per monitorare i pazienti a distanza. Al momento diffusi soprattutto nelle zone più lontane e poco raggiungibili, danno modo di eseguire diagnosi e controlli senza il bisogno di essere sul luogo fisicamente.
Infine non si può non parlare dell’automotive e della gestione smart del traffico. Quando si circola in strada, si è circondati da una serie di sensori e di telecamere che svolgono funzioni utilissime per la sicurezza. Per esempio gli autovelox, oppure i rilevatori di traffico per poter regolare la durata dei semafori.
I rischi dell’Internet of Security
Così come ci sono una lunga serie di aspetti positivi legati all’Internet of Things, è bene menzionare anche quelli negativi. Come spiegato in precedenza, l’intero processo si basa sulla ricezione e sull’analisi dei dati degli utenti, cosa vuol dire questo? Che potenzialmente attacchi hacker, malware e virus di ogni sorta potrebbero prendere il sopravvento.
Negli ultimi anni, i cybercriminali hanno infatti studiato tecnologie in grado di rilevare falle nella IoT Security. Riuscire a scoprire se un malintenzionato ha ottenuto accesso ai propri dati è ancor più complicato, non essendoci uno schermo che mostra ciò che sta accadendo. Non a caso, sono sempre più frequenti i casi di modem, stampanti e altri dispositivi colpiti.
Cosa fare per potersi difendere? Oltre a una maggior consapevolezza di tutti i rischi a cui si può andare incontro utilizzando dispositivi smart non certificati, il grande consiglio è di tenere sempre aggiornati i firmware di sistema. Questi infatti contengono le più avanzate patch di sicurezza, con risoluzioni di problemi e falle potenzialmente sfruttabili dagli hacker.
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