Corea del Nord, nuove minacce agli Stati uniti (e non solo)

Chiara Esposito

18/03/2023

14/04/2023 - 11:04

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Ennesima prova di forza in Estremo Oriente. La Corea del Nord mostra i muscoli e fa pressione sugli USA parlando di 800 cittadini «pronti a combattere».

Corea del Nord, nuove minacce agli Stati uniti (e non solo)

Kim Jong-un mette in guardia Biden.

In risposta all’imponente esercitazione militare congiunta «Freedom Shield 23» tra Corea del Sud e Stati Uniti, in programma fino al prossimo 23 marzo, il quotidiano di Stato nordcoreano «Rodong Sinmun» ha affermato che circa 800mila cittadini si sono offerti volontari per arruolarsi nell’esercito nazionale e si dicono pronti a combattere contro gli States.

Si disegna così, ancora una volta, un forte clima di tensione in cui ogni dimostrazione di forza tenta di tenere in scacco l’avversario ma finisce rovinosamente per alzare il livello d’allerta nell’Estremo Oriente.

Corea del Nord: quarto test missilistico in una settimana

Tra scambi di accuse, manovre militari e giochi di potere continua il progetto di test missilistici di Kim Jong-un che, solo nell’ultima settimana, ha portato a termine ben 4 lanci.

L’ultimo vede protagonista il missile balistico intercontinentale «Hwasong-17» diretto verso il Mar del Giappone. Un lancio che arriva in risposta a manovre che il governo nordcoreano considera pericolose per la sua integrità: l’operazione si è conclusa infatti poche ore prima del vertice diplomatico di Tokyo tra il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol e il premier giapponese Fumio Kishida, un incontro organizzato proprio per rafforzare la cooperazione tra i due Paesi e far fronte comune rispetto alla crescente minaccia nucleare rappresentata da Pyongyang.

Lo scorso 14 marzo invece il leader Kim Jong-un aveva ordinato il lancio di due missili a corto raggio, sempre nelle acque orientali, per rispondere all’inizio dell’esercitazione che vede protagoniste Washington e Seoul, la più grande operazione congiunta mai organizzata fino ad ora tra i due Paesi.

In entrambi i casi quindi timing «perfetto». L’agenzia di stampa statale nordcoreana Kcna non a caso ha sottolineato come il lancio dello Hwasong-17 non abbia avuto alcuna ripercussione negativa sulla sicurezza dei Paesi vicini, ma sia avvenuto per «dare un avvertimento più forte ai nemici che stanno intenzionalmente intensificando la tensione nella penisola coreana».

Anzi, i funzionari di PyongYang hanno motivato i lanci con la necessità di testare la propria capacità di deterrenza nucleare:

«Le nostre forze armate hanno aumentato la sorveglianza e la vigilanza in previsione di ulteriori lanci e sono pronte a rispondere in stretta collaborazione con la Corea del Sud e gli Stati Uniti».

In breve, le esercitazioni congiunte Usa-Corea del Sud vengono lette come una provocazione tanto da essere state definite «aggressive e provocatorie».

La Corea del Nord è alleata con la Cina?

Altra notizia degna di nota che chiude il cerchio dei fragili equilibri asiatici è quella che vede la Cina intenta ad oscurare la riunione del Consiglio di Sicurezza Onu.

Ma facciamo un passo indietro. Washington e Bruxelles da tempo accusano Pyongyang di violare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e recentemente sulla stessa scia si è espresso anche il segretario generale delle Nazione Unite, Antonio Guterres. Guterres infatti ha criticato duramente l’ultimo lancio missilistico di Kim Jong-un. Contestualmente, venerdì 17 marzo, su iniziativa delle missioni di Stati Uniti e Albania, si è svolta una riunione informale tra i membri del Consiglio di Sicurezza per dibattere su abusi e violazioni dei diritti umani in Corea del Nord.

Ecco, uno dei cinque membri permanenti dell’organo per la sicurezza dell’Onu si è opposto alla trasmissione del meeting sulla web tv dell’Onu e si tratta proprio della Cina che ha parlato di un «inutile spreco di risorse».

L’Ambasciatrice americana Linda Thomas Greenfield ha commentato aspramente il gesto:

«E’ stato un tentativo vano. Questo incontro sarà pubblico e visibile al mondo. Continueremo a denunciare le violazioni dei diritti umani della Nord Corea e le minacce alla pace internazionale».

Secondo il diplomatico cinese Xing Jisheng invece l’incontro è stato un appuntamento «in alcun modo costruttivo» che «invece di allentare la tensione rischia di intensificare il conflitto».

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