La corsa del passato a portare soldi oltre i confini si è ridotta e non di poco. C’è comunque chi la considera una scelta ancora prudenziale. Come e in quale Paese farlo.
Negli anni della crisi del debito italiano - 2011/2012 - c’era la corsa ad aprire conti correnti all’estero. Lo facevano soprattutto cittadini residenti in aree vicine ai confini alpini e persone del centro e sud Italia, in questo caso con importi spesso significativi.
Allora la fuga avveniva in prevalenza senza il rispetto delle norme fiscali.
Poi la situazione è cambiata: più controlli e l’introduzione delle cosiddette “voluntary disclosure” - per il rimpatrio dei capitali precedentemente esportati in modo illegale - hanno fatto sì che un c/c in Svizzera o in Austria sia diventato poco più poco meno una scelta equivalente a quella di un c/c presso una banca italiana. Tuttavia… [...]
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