Tassi di interesse alti, quali conseguenze per l’economia?

David Pascucci

01/11/2022

I tassi di interesse sono in aumento in tutto il mondo. Ma cosa comporta tutto ciò?

Tassi di interesse alti, quali conseguenze per l’economia?

I tassi di interesse rappresentano il costo del denaro pertanto un loro aumento rappresenta un costo per coloro che subiscono l’effetto di questo aumento. Ma come si ripercuote tutto ciò all’interno dell’economia e qual è la funzione di questi tassi?

Solitamente un aumento dei tassi di interesse si ha nel momento in cui ci sono variazioni sull’inflazione, inflazione che in questo momento è in forte aumento su scala globale, soprattutto nel mondo occidentale dove Usa ed Europa si trovano a fronteggiare i rischi di un aumento dei prezzi dovuto anche (e non solo) da un conflitto bellico iniziato qualche mese fa.

Perché il tasso di interesse è così importante e determinante per la nostra economia? Vediamolo insieme in questo articolo dove affronteremo il tema e spiegheremo nel modo più sintetico e semplice possibile a cosa serve il tasso di interesse e cosa comporta un suo aumento nella nostra economia.

Il ruolo dell’inflazione

Dobbiamo sapere innanzitutto il ruolo dell’inflazione all’interno dell’economia. L’inflazione è il livello dei prezzi al consumo, in sostanza misura quanto i prezzi salgono o scendono all’interno di un’economia. Una variazione dell’inflazione indica quindi una variazione dei prezzi e solitamente i dati che vediamo sull’inflazione sono dati che fanno riferimento al periodo di un anno (si chiama dato “anno su anno”) indicando l’andamento dell’inflazione su base annuale. Quando vediamo ad esempio un dato che si esprime in questo modo “inflazione al 10%”, vuol dire che il livello dei prezzi è salito del 10% rispetto all’anno precedente.

Perché l’inflazione sale? Molto semplice, un’inflazione che sale è indice di un’economia sana, di un’economia dove la domanda è maggiore dell’offerta e che porta i prezzi a salire, facendo aumentare gli investimenti e proiettando consumi futuri maggiori. Questo però è valido nel momento in cui l’inflazione si muove all’interno di quello che viene definito un “target” di inflazione, ossia un numero ideale che ci dice che l’economia è sana e in Europa e in Usa questo numero è pari al 2%. In questo momento l’inflazione è ben al di sopra di questo numero e di certo non perché l’economia è sana, anzi, si è creato uno squilibrio difficile da gestire.

Quindi, chi regola questa inflazione? Le banche centrali hanno il ruolo, nel loro operato, di regolare l’inflazione per mezzo della gestione della liquidità. Spieghiamo meglio questo concetto: se l’economia ha a disposizione molta moneta (liquidità) e questa moneta circola, allora probabilmente l’economia si muove e l’inflazione riparte per via dell’aumento della domanda dovuto proprio alla nuova liquidità disponibile. Ad esempio, in un momento in cui ci troviamo con un’inflazione pari allo 0%, la banca centrale immetterà liquidità nel sistema economico per far riattivare la domanda. A chi va questa liquidità? Non di certo va direttamente nelle tasche dei cittadini, ma alle banche che hanno il compito di distribuire questa liquidità per mezzo di prestiti, mutui, linee di credito ecc.

Se le banche non distribuiscono questa liquidità nel sistema l’economia non riparte, indipendentemente dall’operato e dalla volontà della banca centrale. In sostanza, la banca centrale cerca di regolare l’inflazione tramite l’immissione di liquidità nel sistema, liquidità che verrà poi gestita dal sistema bancario all’interno dell’economia. Capiti questi concetti, andiamo ora a vedere cosa sta succedendo attualmente.

I tassi di interesse e il ruolo delle banche centrali

Negli ultimi 10 anni, abbiamo visto specialmente in Europa un’inflazione pari o prossima allo 0%. In base a quanto detto prima, cosa avrà mai fatto una banca centrale? Ha fatto in modo tale che le banche avessero più liquidità (moneta) disponibile per far riattivare l’economia. Come regolare l’immissione di liquidità? Bene, siamo arrivati finalmente a parlare del famoso tasso di interesse.

Il tasso di interesse è il costo pagato dalle banche per la liquidità di cui hanno bisogno, liquidità che può essere investita in vario modo tra cui prestiti, mutui ecc. Quando si parla di tassi di interesse allo 0%, significa che le banche hanno a disposizione liquidità a bassissimo costo, liquidità che servirà proprio agli scopi di cui prima. Ma se questa liquidità venisse investita nei mercati finanziari e non viene poi immessa nel sistema finanziario che succede? Semplice, l’inflazione non sale e la liquidità rimane alta.

Ricordate sempre, che nei mercati tutti i nodi vengono al pettine e prima poi la liquidità farà sempre il suo effetto, ossia quello di far alzare i prezzi. A distanza di 10 anni, dopo la pandemia e dopo lo scoppio del conflitto alle porte dell’Europa, gli effetti dell’aumento scellerato della liquidità si fanno sentire sulla pelle della classe media che quella liquidità non l’ha praticamente vista.

La liquidità a tassi bassi concessa alle banche è stata drenata all’interno dei mercati finanziari, finanziando quindi le grandi aziende quotate che, dopo gli eventi recenti che hanno scosso il mondo negli ultimi due anni, hanno visto i prezzi delle loro azioni crollare portando le banche a liquidare posizioni sui mercati e a incassare quanto possibile. Nel frattempo quella liquidità non è stata minimamente incidente all’interno del sistema economico di consumo, o meglio, non nella misura reale. In pratica alla classe media sono arrivate le «briciole» di quella liquidità, il tutto per mezzo di finanziamenti per beni di ogni genere e per mezzo di mutui e prestiti.

Quindi in questo momento, la liquidità concessa a basso costo ai grandi gruppi dell’economia, unici a fornire garanzie adeguate alle banche, ha portato a un aumento dei prezzi dal lato dell’offerta senza che vi sia una vera e propria domanda. Il risultato è stato quindi un aumento dell’inflazione senza domanda. Molti infatti hanno parlato negli scorsi anni di una “crisi di domanda” in Europa, motivo principale dell’inflazione che non saliva. Ora i tassi di interesse, ossia il costo del denaro, è in aumento proprio perché l’inflazione è salita e serva farla scendere. A pagare tutto questo è ovviamente il sistema economico e principalmente gli ultimi agenti del sistema, ossia i consumatori.

Prospettive future

Le banche centrali hanno visto il forte aumento dell’inflazione dovuto, oltre alla liquidità non drenata nel sistema, anche dai problemi lato offerta dalla Cina (supply chain) e all’aumento dei costi delle materie prime derivanti dal conflitto in corso. Ora, l’unico modo per diminuire l’inflazione è proprio quello di alzare il costo del denaro per fare in modo da diminuire i consumi, la domanda e far abbassare il livello dei prezzi, stavolta danneggiando le aziende che dovranno abbassare i prezzi se vorranno proseguire nel loro ciclo di vita.

Ciò purtroppo è impossibile e molte aziende non potrebbero far fronte a questi problemi, al calo della liquidità e probabilmente ci sarà anche una certa variazione nel mercato del lavoro. Questo scenario potrebbe durare fintanto che l’inflazione non torni su livelli accettabili intorno al 2%, evento che richiede tempo affinché si possa avverare. Nel frattempo l’aumento dei tassi di interesse comporta un aumento del costo dei finanziamenti e dei mutui a tasso variabile comportando una diminuzione dei consumi e a una discesa del mercato immobiliare, diretta conseguenza dell’aumento dei costi per comprare un immobile.

In sostanza, come confermato dalla Bce nell’ultima conferenza stampa, la situazione economica ha un’unica direzione, quella del rallentamento. In questo momento, il denaro ha un costo (prezzo) elevato sul mercato, pertanto riuscire a risparmiare ora potrebbe risultare vincente nel prossimo futuro.

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