Conguaglio bonus Renzi di fine anno, chi deve restituirlo?

Patrizia Del Pidio

12 Dicembre 2023 - 11:29

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In arrivo a fine anno il conguaglio del bonus Renzi in busta paga, c’è chi deve restituirlo e chi, invece, dovrà riceverlo in un’unica soluzione. Vediamo i casi.

Conguaglio bonus Renzi di fine anno, chi deve restituirlo?

L’ex bonus Renzi, conosciuto anche come bonus 100 euro in busta paga o trattamento integrativo, prevede le attuali soglie dal 1° gennaio 2022. Il beneficio, riconfermato anche per il 2024, è erogato soltanto in presenza di determinate soglie di reddito annue e, pertanto, nella busta paga è soltanto anticipato dal datore di lavoro. Per capire se spetta realmente oppure no è necessario attendere il conguaglio di fine anno, quando i redditi percepiti dal lavoratore sono calcolabili nella realtà e non soltanto presumibili.

Proprio per questo motivo con il conguaglio di fine anno il bonus Renzi di 100 euro al mese, potrebbe dover essere restituito da chi lo ha percepito in busta paga. Dal conguaglio, invece, potrebbe derivare anche un diritto non goduto e il lavoratore potrebbe ricevere il trattamento integrativo spettante per tutto il 2023 che, magari, non ha percepito in busta paga.

Cos’è il bonus 100 euro in busta paga?

L’ex bonus Renzi è un’integrazione al reddito per i lavoratori dipendenti che hanno un reddito compreso nelle fasce previste dalla normativa che regola il trattamento integrativo.

Per il 2023 spetta a tutti coloro che:

  • hanno un reddito annuo fino a 15.000 euro a patto di non ricadere nell’incapienza (redditi inferiori a 8.174 euro l’anno per il 2023) ed è pari a 100 euro al mese per un massimo di 1.200 euro l’anno;
  • hanno un reddito compreso tra 15.000 e 28.000 euro a patto che le detrazioni spettanti siano superiori all’imposta dovuta; in questo caso l’importo è determinato dalla differenza tra le detrazioni spettanti e l’imposta lorda dovuta (sempre nel limite massimo di 1.200 euro l’anno).

Chi è escluso dal trattamento integrativo?

Il trattamento integrativo di 100 euro al mese è destinato ai soli lavoratori dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato, sia che lavorino a tempo pieno che abbiano un contratto part time. Sono esclusi dal diritto i lavoratori autonomi e i pensionati anche se, in alcuni casi, anche questi soggetti possono avere diritto al bonus a patto che, oltre ai redditi da lavoro autonomo o da pensione abbiano anche redditi da lavoro dipendente. Ovviamente si deve rientrare sempre nelle fasce di reddito previste per il diritto al trattamento integrativo.

Conguaglio bonus Renzi di fine anno

Come abbiamo anticipato il bonus di 100 euro in busta paga spetta solo e soltanto se il lavoratore dipendente ha redditi fino a 15.000 euro annui o fino a 28.000 euro annui in presenza di detrazioni che superano l’imposta. Non sempre, quindi, è facile stimare se il diritto ci sarà oppure no. Può capitare, infatti, che un lavoratore anche a causa di straordinari o aumenti salariali, per la fine dell’anno sfori, anche se di poco, il limite massimo previsto per il diritto. In questo caso sarà costretto a restituire tutto il trattamento integrativo percepito per quell’anno in questione.

Per il 2023, quindi, il reale diritto al trattamento integrativo si avrà con certezza solo in sede di conguaglio di fine anno. In questa occasione, infatti, il datore di lavoro provvede a determinare il reddito complessivo del dipendente e l’imposta lorda dovuta. In questa sede, poi, il datore di lavoro determina anche il diritto alla ricezione del trattamento integrativo.

Gli scenari che si possono delineare con il conguaglio di fine anno sono molteplici:

  • per il lavoratore con diritto al trattamento integrativo che non l’ha percepito in busta paga, il diritto di ricevere 1.200 euro o in busta paga o in sede di dichiarazione dei redditi 2024;
  • per il lavoratore con diritto al trattamento integrativo che l’ha percepito in busta paga il conguaglio del trattamento non avrà conseguenze;
  • per il lavoratore che non ha diritto al bonus e l’ha percepito in busta paga, il dovere di restituire i 1.200 euro percepiti indebitamente in una delle buste paga successive o in sede di dichiarazione dei redditi 2024;
  • per il lavoratore che ha diritto a importi inferiori di trattamento integrativo rispetto a quelli realmente percepiti in busta paga, il dovere di restituire parzialmente le somme percepite in più, in busta paga o in sede di dichiarazione dei redditi 2024.

Quando il bonus Renzi va restituito

Il trattamento integrativo va restituito nel caso che il lavoratore guadagni redditi superiori a quelli previsti (15.000 o 28.000 euro l’anno), ma anche nel caso che guadagni meno di quanto previsto dalla normativa e ricada, pertanto, nella no tax area (redditi inferiori a 8.174 euro l’anno).

In questi casi, pur avendo ricevuto il bonus da 100 euro in busta paga tutti i mesi, i lavoratori saranno costretti a restituire le somme corrisposte a titolo di ex bonus Renzi.

Da considerare che nel calcolo del reddito imponibile per il diritto al trattamento integrativo vanno considerati anche altri redditi e non solo quelli da lavoro dipendente.

La restituzione dell’ex bonus Renzi può avvenire in due modi:

  • a conguaglio nella busta paga di dicembre quando il datore di lavoro fa il ricalcolo del bonus spettante e toglie o aggiunge la differenza percepita/da percepire;
  • in sede di dichiarazione dei redditi quando si presenta modello 730 o modello Redditi.

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