Condividere lo screenshot di una conversazione privata può configurare un reato: ecco quando e che cosa si rischia.
Gli screenshot delle conversazioni sono senza dubbio utili e per questo impiegati spesso nella vita di tutti i giorni. Che si tratti di promemoria, ricordi o prove, ognuno è libero di conservare sul proprio cellulare le conversazioni a cui ha partecipato, purché lo includano, anche se private. Quando si iniziano a condividere gli screenshot bisogna invece fare più attenzione, perché si potrebbe perfino commettere un reato.
La facilità con cui si acquisisce uno screenshot e il suo formato digitale fanno spesso sottovalutare la sua importanza, che dal punto di vista giuridico non è poca. Basti pensare che gli screenshot possono essere apprezzati in giudizio come prove documentali, al pari di qualsiasi altro mezzo non digitale. A prescindere da ciò, anche durante un utilizzo più informale e meno serio bisognerebbe fare attenzione alla diffusione degli screenshot.
Ovviamente ciò non significa che condividere lo screenshot di una conversazione costituisca sempre un illecito penale, tutto dipende dalla fattispecie prevista dalla legge per i vari reati. In particolare, è fondamentale rispettare la segretezza della corrispondenza e non ledere le altre persone che hanno partecipato alla conversazione. Vediamo quindi quando condividere uno screenshot può essere un reato e cosa si rischia.
La corrispondenza deve essere libera e segreta, anche se in digitale
Il primo importante principio da ricordare per capire come la legge si pone nei confronti della diffusione degli screenshot è la regolamentazione della corrispondenza. Quest’ultima, infatti, non attiene soltanto agli scambi epistolari ma anche a chat, e-mail e telefonate. Si tratta, ormai, di un elemento consolidato dalla giurisprudenza, che ha accolto naturalmente il progresso tecnologico nella normativa.
Questo significa che anche alle chat si estende la previsione dell’articolo 616 del Codice penale, il quale punisce la violazione, la sottrazione e la soppressione della corrispondenza con la reclusione fino a 3 anni. Si configura questo reato quando lo screenshot di una conversazione privata viene inoltrato a un terzo senza un apprezzabile motivo e al contempo la vittima subisce un danno.
Screenshot contro la reputazione e diffusione fraudolenta
Un’ipotesi ancora più severa ed espressamente estesa anche alla comunicazione telematica, dato che è stata introdotta nel 2017, è la fattispecie individuata dall’articolo 617 septies del Codice penale. Quest’ultimo punisce la diffusione di riprese o registrazioni ottenute in modo fraudolento con la reclusione fino a 4 anni, ma soltanto se la condivisione del materiale è stata fatta con l’intento specifico di danneggiare la reputazione della vittima.
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Cosa rischia chi riceve lo screenshot di una conversazione privata
Non è esente dalla responsabilità nemmeno il soggetto terzo che riceve lo screenshot di una conversazione privata che non lo riguarda, il quale è tenuto comunque a rispettare la libertà e la segretezza della corrispondenza. Posto che abbia ottenuto lo screenshot in modo lecito, di preciso per spontanea volontà di una delle parti, chi lo riceve non può inoltrarlo a sua volta o diffonderne il contenuto (senza giusta causa). L’articolo 618 del Codice penale punisce, infatti, la rivelazione del contenuto di corrispondenza con la reclusione fino a 6 mesi o l’ammenda da 103 euro fino a 516 euro.
Pubblicare lo screenshot sui social network
I reati collegati alla diffusione di screenshot con conversazioni private non si fermano, ovviamente, all’inoltro del contenuto a persone terze. Condividere una conversazione privata sui social network è altrettanto grave, perché può configurare il reato di diffamazione individuato dall’articolo 595 del Codice penale. Bisogna però sapere che la condivisione sui social è un reato soltanto quando il contenuto dello screenshot lede la reputazione o la rispettabilità della vittima.
Considerando, poi, che i social network si prestano alla nozione di “mezzo di stampa” per la capacità di arrivare a persone numerose e indefinite, è prevista un’aggravante. Così, chi diffonde uno screenshot privato sui social network senza il consenso altrui è punibile con la reclusione fino a 4 anni e la multa a partire da 516 euro.
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