Sta per arrivare il decreto attuativo del ministero dell’Ambiente per il via libera alle nuove comunità energetiche, nell’ambito del Pnrr: il risparmio sulla bolletta di gas e luce può essere ingente.

Una delle rivoluzioni del Pnrr, almeno per il contesto italiano, sta per diventare realtà, con l’arrivo delle nuove comunità energetiche. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin sta infatti per dare il via libera al decreto attuativo per organizzare i rinnovati sistemi energetici locali, che potranno portare a importanti risparmi sulla bolletta di gas e luce, oltre che all’abbattimento delle emissioni dannose, contribuendo alla transizione ecologica.
Il forzista ha impresso nelle ultime settimane una vera e propria accelerazione rispetto ai ritardi degli ultimi mesi, che rischiavano di compromettere una parte importante del Piano italiano di ripresa e resilienza, che punta molto sulle forme di autoconsumo da fonti green. Ora il testo dovrà ricevere l’ok dalla Commissione europea e poi potrà essere firmato ed entrare definitivamente in vigore.
Vediamo nel dettaglio cosa sono queste comunità energetiche, come funzioneranno, di quali incentivi beneficeranno e quale risparmio porteranno in bolletta.
Comunità energetiche, cosa sono
Il provvedimento sblocca l’attivazione di questi nuovi soggetti giuridici. Saranno sistemi di privati, imprese ed enti pubblici che autoproducono energia da varie fonti rinnovabili. Dovrebbero essere oltre 15mila a livello locale in tutta Italia e saranno in stretta coordinamento con le cooperative di comunità che si occuperanno della logistica.
Quanto si risparmierà sulla bolletta di gas e luce?
Secondo il ministro Pichetto Fratin, grazie alle comunità energetiche, entro due o tre anni tra le 2,5 e le 3 milioni di famiglie avranno la bolletta di gas e luce dimezzata. In questo modo il forzista spiega che ci saranno vantaggi economici importanti, ma si riuscirà anche a contribuire a due obiettivi del governo Meloni, in linea con il Green New Deal dell’Unione europea: la decarbonizzazione entro il 2030 e l’autonomia energetica.
Gli incentivi del decreto per le comunità energetiche
Il decreto del ministero prevede un incentivo in tariffa e un contributo a fondo perduto, che può arrivare al 40% per le comunità nei comuni sotto i cinquemila abitanti. Ad essere coinvolte sono tutte le energie rinnovabili: fotovoltaico, eolico, idroelettrico e biomasse (biogas e biometano).
Il contributo a fondo perduto potrà essere usato per realizzare nuovi impianti o per potenziare quelli già esistenti: il Pnrr mette in campo 2,2 miliardi di euro per realizzare una potenza complessiva di almeno 2 gigawatt e una produzione indicativa di almeno 2.500 Gw l’ora all’anno.
Quanto alla tariffa, ci dovrebbero essere tre fasce di incentivi: per gli impianti di potenza fino a 600 kilowatt, si andrà da un fisso di 60 euro per megawattora più una parte variabile (non oltre i 100 euro per MWh); per gli impianti con potenza tra 200 e 600 kW, c’è un fisso di 70 euro e un premio che non può andare oltre i 110 euro per megawattora; per gli impianti sotto ai 200 kilowatt, fisso di 80 euro e una tariffa premio non oltre i 120 euro per MWh.
Ci sarà anche un fattore di correzione variabile: 4 euro per megawattora in più per le Regioni nel Centro Italia (Marche, Abruzzo, Toscana, Lazio, Umbria) e 10 euro per MWh in più per quelle del Nord (dall’Emilia Romagna all’Alto Adige). Le spese sono ammissibili (per fornitura e posa in opera dei sistemi di accumulo, oltre ai collaudi tecnici) nel limite del costo di investimento massimo di riferimento:1.500 euro per kilowatt per impianti fino a 20 kW; 1.200 euro per kW per impianti di potenza fino a 200 kW; 1.100 euro per kW per potenze superiori fino a 660 kW; 1.050 euro per impianti di potenza fino a 1.000 kW.
Chi può aderire alle comunità energetiche?
Le comunità energetiche verranno organizzate al livello territoriale grazie al supporto degli enti locali, delle aziende e delle cooperative di comunità. Quindi, una volta impostata, l’adesione dei privati sarà libera, ma bisognerà associarsi nella configurazione di autoconsumo, quindi avere degli standard di efficienza energetica elevati e fonti comuni rinnovabili, come i pannelli solari. Insomma: servirà investire del denaro, usufruendo però dei contributi a fondo perduto.
Saranno coinvolti per la precisione: gruppi di cittadini, cooperative, piccole e medie imprese, condomini, enti locali, associazioni ed enti religiosi. Chi potrà e vorrà associarsi, quindi, dovrà indicare un’area dove realizzare l’impianto rinnovabile o ammodernare l’attuale, sempre con altri utenti connessi. Dal punto di vista burocratico, poi, servirà un atto costitutivo del sodalizio.
A quel punto, come detto, si potrà ottenere una tariffa incentivante sulla quota di energia condivisa dagli impianti a fonti rinnovabili. La potenza che si può finanziare è pari a 5 gigawatt complessivi e il limite temporale è fissato alle fine del 2027. A controllare il tutto sarà il Gse (Gestore dei servizi energetici), che potrà verificare in via preliminare se i soggetti interessati sono ammissibili per garantire la possibilità di ottenere i benefici della misura.
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