Causa la guerra commerciale, il Baltic Dry, l’indice che misura l’andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle navi, in sei mesi ha perso oltre 40 punti percentuali. La situazione non sembrerebbe destinata a migliorare.
Crollo del costo del trasporto marittimo. Se mai ce ne fosse bisogno, nuove prove a sostegno del rallentamento dell’economia globale arrivano dal Baltic Dry, l’indice che misura l’andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle navi dry (non liquido) bulk (sfuso).
Nonostante il nome, non si tratta di un indice regionale ma rileva l’andamento dei costi del trasporto di circa 50 delle principali rotte mondiali.
-40% in sei mesi
Da metà 2018, quando la guerra commerciale è entrata nel vivo, il Baltic Dry ha registrato un tonfo di oltre 40 punti percentuali: se l’estate scorsa l’indice scambiava in quota 1.700 punti, al momento quota 982 punti.
Il Baltic Dry è da sempre utilizzato per rilevare l’andamento del mercato delle materie prime e quindi è considerato dagli operatori una "proxy" affidabile dell’andamento dell’economia globale.
“I segnali che arrivano ci dicono che Stati Uniti e Cina restano su posizioni distanti e questo continua a pesare sul sentiment del mercato delle commodity”, riporta la nota odierna elaborata da ANZ bank.
Secondo quanto dichiarato oggi dal segretario al commercio Usa, Wilbur Ross, le prime due economie globali sono “lontane miglia” dal trovare un accordo.
Analisti pessimisti
Secondo Raoul Leering di ING, la situazione non è destinata a migliorare. “Ci attendiamo che i danni legati dalla guerra commerciale aumentino nei prossimi 12 mesi”.
Questo perché la maggior parte delle tariffe statunitensi sono state implementate nella seconda metà del 2018 e quindi “gli effetti dannosi sul commercio internazionale continueranno a vedersi nel 2019”.
Leering stima che arriveranno ulteriori tariffe visto che “le richieste statunitensi sono troppe e troppo complicate da risolvere” entro la scadenza del 1° marzo.
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