Esiste davvero la possibilità di scaldare casa con i Bitcoin. Ecco come funziona questo metodo di riscaldamento.
Siamo nel 2025, quasi nel 2026 peraltro, quindi non deve stupire se le soluzioni per riscaldare casa vanno dal pellet ai Bitcoin. Ebbene sì, il riscaldamento per mezzo dei Bitcoin è realtà, anche se non proprio come si potrebbe immaginare. Non si tratta di usare i Bitcoin per pagare il riscaldamento, ma proprio di usare la valuta digitale per scaldare casa (e altri ambienti), nel modo più diretto possibile.
Forse a qualcuno viene in mente la storia di Pablo Escobar che, durante la latitanza, avrebbe letteralmente bruciato banconote da 2 milioni di euro per riscaldare la figlia infreddolita. Nulla di così tragico. Per riscaldare casa con i Bitcoin è possibile usare il calore di scarto delle macchine per il mining (Asic), trasformando un prodotto di scarto completamente sprecato e dannoso per l’ambiente in un mezzo per limitare i costi e l’impatto dell’energia termica. Non è una fantasia, ma una realtà sperimentale già in diverse zone del mondo, dagli Stati Uniti all’Europa.
Scaldare casa con i Bitcoin è possibile
Il calore di scarto dei grossi macchinari è da sempre considerato un sottoprodotto energetico particolarmente deleterio. È inevitabile, costoso, nocivo per l’ambiente e difficile da convogliare. Non sembra possibile evitare, ma nemmeno limitare con il progresso tecnologico attuale, gli scarti termici; allora perché non provare a riutilizzarli per le necessità delle persone? L’impatto ambientale è parzialmente diminuito, poiché non si aggiungono eccessive emissioni di riscaldamento ulteriori, e comunque non resta uno spreco assoluto.
Soprattutto, poi, questo metodo di riscaldamento permette di ridurre i costi all’osso, avvantaggiando famiglie e imprenditori. Sistemi di riscaldamento basati sul calore di scarto sono già in funzione in diverse parti del mondo, partendo dal fenomenale progetto di data center della Finlandia. Si sta nel frattempo diffondendo l’uso degli Asic, che in Europa e negli Stati Uniti stanno cominciando a sostituire i classici radiatori elettrici.
I primi esempi di riscaldamento con i Bitcoin arrivano dagli Stati Uniti, anche perché Oltreoceano sono prevalenti i sistemi di riscaldamento a getto d’aria calda, gli unici che permettono di sfruttare al 100% lo scarto del mining. I radiatori tradizionali e il riscaldamento a pavimento, invece, non consentono di beneficiare degli Asic.
Il problema relativo agli impianti è lo stesso che impedisce a molti Paesi di imitare l’uso dei data center, ma nel caso specifico dei Bitcoin si può pensare, nel frattempo, anche a soluzioni più contenute e domestiche. Le strutture di mining posizionate strategicamente possono diventare vere e proprie stufette a ventola, utili a mantenere il tepore dentro casa. A tal proposito, bisogna sapere che l’azienda americana Heartbit sta lavorando proprio a un dispositivo di riscaldamento alimentato dal calore di scarto prodotto dal mining di Bitcoin, con una potenza fino a 1.400 Watt e un costo tra 1.000 e 1.400 dollari. Ai clienti viene proposto un vantaggio duplice: scaldare casa e guadagnare Bitcoin.
Ancora grandi sfide da superare
Al di là dei sistemi domestici, le maggiori opportunità del riscaldamento mediante i Bitcoin si vedono su larga scala. Ormai ci sono progetti di questo genere in tutto il mondo, qualche volta per il riscaldamento indipendente, altre volte per guadagnare. In Francia, per esempio, c’è un progetto open source che vede la partecipazione libera di numerosi appassionati attraverso la propria macchina, che poi si dividono i guadagni in base alla potenza.
Nei Paesi Bassi, invece, c’è un coltivatore di tulipani che sfrutta il calore di scarto del mining per riscaldare anche la serra, oltre all’abitazione, riducendo le spese e ottimizzando la produzione invernale (al riparo da variazioni energetiche). Negli Stati Uniti c’è perfino una spa che usa il calore dei Bitcoin per scaldare le piscine, mentre in Canada la partnership Lonsdale Energy e Menta verde permette di immettere il calore di scarto direttamente nella rete di teleriscaldamento. Gli esempi nel mondo sono svariati, incoraggianti per un riscaldamento economico e sostenibile, quantomeno più di quello tradizionale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA