Come fare per riavere il bonus Renzi? Il trattamento integrativo è sparito dalla busta paga dei dipendenti con redditi sotto i 28mila euro: vediamo come recuperarlo e quando verrà erogato il rimborso.
Il bonus Renzi è sparito dalla busta paga di milioni di contribuenti per effetto della riforma fiscale. Come fare per riaverlo, e soprattutto quando è possibile recuperarlo?
I cambiamenti alla normativa che regola il trattamento integrativo riguardano non solo la modalità di erogazione dei 100 euro, ma anche la platea di beneficiari. Aggiustamenti e limature sono stati necessari in seguito al taglio dell’Irpef, con il passaggio da cinque a quattro aliquote e scaglioni. La prima conseguenza di questa nuova curva delle detrazioni e dei bonus si è vista nella busta paga dei lavoratori dipendenti, abituati a vedere tra le voci dello stipendio i 100 euro “di Renzi”.
Con le nuove regole, però, il trattamento integrativo è sparito dalla busta paga di molti contribuenti (cioè i lavoratori con redditi da lavoro dipendente o assimilato sotto i 28mila euro): c’è un modo per recuperare il bonus Renzi? Vediamo cosa bisogna fare per riavere gli importi spettanti.
Come riavere il bonus Renzi sparito dalla busta paga
Per capire come fare per recuperare il bonus Renzi bisogna innanzitutto avere chiare le novità che riguardano il trattamento integrativo, chi lo riceve e come viene erogato. La legge di Bilancio 2022 ha cambiato i parametri del bonus erogato come credito Irpef e ha cancellato l’ulteriore detrazione che prima spettava ai lavoratori dipendenti o assimilati con redditi da 28mila a 40mila euro.
I beneficiari del bonus Renzi sono quindi i lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro, ma bisogna fare una distinzione:
- per i redditi fino a 15mila euro, il bonus rimane in busta paga in forma piena (100 euro);
- per i redditi compresi tra 15mila e 28mila bisogna fare il calcolo in base alle somma delle detrazioni spettanti per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021.
È chiaro, quindi, che il bonus Renzi è sparito dalla busta paga dei lavoratori in quest’ultima fascia di reddito, quella tra i 15mila e i 28mila. Le spese da prendere in considerazione sono quelle degli articoli 12 e 13 del Tuir, per esempio carichi di famiglia, lavori edilizi, mutui.
Come ci ha spiegato in un’intervista Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, per questa categoria non scatta la clausola di salvaguardia e quindi si rimane esclusi:
“Da 15 a 28mila, purtroppo, hanno una sorta di verifica della capienza, una clausola di salvaguardia ma solo nel caso in cui ci siano queste spese sostenute, quindi interessi passivi sul mutuo per l’acquisto della prima casa, piuttosto che le detrazioni per i carichi di famiglia o i lavori di recupero del patrimonio edilizio o di riqualificazione energetica. Se la somma di queste detrazione è di ammontare superiore all’imposta lorda scatta la clausola di salvaguardia e a quel punto si beneficia del trattamento integrativo, pur essendo sopra i 15mila euro ed entro i 28mila euro. Chi non ha fatto ristrutturazioni alla propria abitazione, quindi, anche se supera i 15mila euro di reddito non avrà il trattamento integrativo.”
Questo il quadro generale, per capire che fine ha fatto il bonus Renzi. Per recuperare gli importi spettanti c’è solo un modo: fare la dichiarazione dei redditi il prossimo anno. Nella dichiarazione dei redditi 2023, infatti, si prenderà in considerazione quanto percepito nell’anno di imposta precedente, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2022. Nel modello 730/2022 si dichiarerà invece quanto percepito nel 2021, mettendo anche nero su bianco se sono state fatte spese rientranti negli articoli 12 e 13 del Tuir.
Quando arriva il rimborso del bonus Renzi
Un altro aspetto da prendere in considerazione riguarda la tempistica dell’erogazione del rimborso eventualmente spettante relativo al bonus Renzi. Di solito, la dichiarazione dei redditi dei lavoratori dipendenti viene messa a disposizione dei contribuenti intorno al mese di aprile, così che da maggio possano iniziare i primi invii all’Agenzia delle entrate. In linea generale, prima si invia la dichiarazione e prima verrà erogato il rimborso spettante.
I primi conguagli per il rimborso di solito vengono erogati nella busta paga di luglio (quindi, quella pagata ad agosto). Questo significa, in termini pratici, che bisognerà attendere agosto 2023 per vedersi erogati i rimborsi di importi già spettanti. Fino ad allora, quindi per più di un anno, la busta paga continuerà a essere più leggera, con la conseguente diminuzione della capacità di spesa e della possibilità di prendersi impegni economici (dal pagamento delle spese più onerose a rate o la possibilità di accollarsi un mutuo).
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