La folle storia della «Bitcoin Family» e la loro strategia estrema per vivere liberi dalle banche e al sicuro da furti e rapimenti.
Un tesoro da 100 milioni di dollari nascosto in 4 continenti, custodito tra codici cifrati e incisioni su metallo resistente al fuoco. Sembra la trama di un film di spionaggio, invece è la strategia reale - e fuori dal comune - della “Bitcoin Family”.
La nascita di Bitcoin è partita in sordina, con molta diffidenza, tra timori di bolle speculative e crolli improvvisi, ma c’è stato chi ha scelto di buttarsi a capofitto in questa nuova frontiera. La famiglia Taihuttu non si è limitata a investire qualche risparmio: ha stravolto la propria esistenza. Nel 2017 ha venduto tutto (casa, auto, vestiti, mobili) e ha convertito ogni bene in Bitcoin.
Una scommessa totale, quasi folle agli occhi di molti, ma perfettamente coerente con la loro visione di vivere liberi dalle banche, dalle regole del sistema e dalla dipendenza dal denaro tradizionale.
Oggi girano il mondo con i figli al seguito, sostenuti da un patrimonio costruito nel tempo e affidato interamente alla tecnologia decentralizzata.
Ma la libertà finanziaria totale ha anche un lato oscuro. Con l’aumento dei rapimenti a scopo estorsivo e dei furti digitali mirati a chi detiene grandi quantità di criptovalute, proteggere i propri asset non è più un’opzione. È una questione di sopravvivenza. Ecco perché i Taihuttu hanno scelto una via estrema costruendo un sistema globale di sicurezza avanzato.
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Come hanno costruito un patrimonio da 100 milioni in Bitcoin
La storia della “Bitcoin Family” inizia nel 2010, quando Didi Taihuttu inizia a minare Bitcoin. Nel 2013 vende il suo primo BTC, prima che il suo valore salisse alle stelle. Da lì la decisione di investire ogni centesimo in criptovalute, invece di tenere i soldi in banca. Nel 2017, quando Bitcoin valeva 900 dollari, vende tutti i suoi beni, adottando in pieno uno stile di vita nomade, libero da vincoli e confini.
Il tempo gli ha dato ragione e il patrimonio di Taihuttu è cresciuto con il valore di Bitcoin. Oggi il suo portafoglio è ben diversificato, composto dal 60% di BTC e dal 40% di token emergenti come Solana, Ethereum e investimenti in startup legate all’intelligenza artificiale e all’istruzione digitale. Nessun conto corrente, nessuna proprietà: tutta la ricchezza è contenuta in diverse chiavi crittografiche. L’obiettivo è ambizioso: raggiungere i 100 milioni di dollari entro il termine del ciclo rialzista. I Taihuttu non sembrano avere dubbi e sono convinti che la vera ricchezza sia la libertà di vivere secondo le proprie regole.
Come mettere al sicuro 100 milioni in Bitcoin in 4 continenti
Con l’aumento degli attacchi e dei rapimenti ai danni di chi possiede criptovalute, la sicurezza è diventata una priorità assoluta anche per la Bitcoin Family. Dopo aver abbandonato i wallet hardware, considerati troppo vulnerabili, Didi Taihuttu ha ideato un sistema di protezione distribuito su scala globale. Al centro di tutto c’è la seed phrase, una combinazione di 24 parole che consente di accedere ai fondi, spezzata in quattro parti da sei parole ciascuna.
Ogni frammento è conservato in un continente diverso, nascosto con metodi che uniscono high tech e soluzioni analogiche: da blockchain criptate a placche d’acciaio ignifughe incise a mano, sepolte in luoghi fisici segreti. Il tutto è organizzato in modo che nessuno, nemmeno sotto minaccia, possa accedere all’intero patrimonio. A rafforzare il sistema ci sono portafogli multi-firma, sistemi MPC (multi-party computation) e un uso esclusivo di exchange decentralizzati. Una rete di sicurezza che va ben oltre la fantasia e dimostra quanto, per chi vive davvero di Bitcoin, la privacy e la protezione non siano dettagli, ma fondamentali.
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