Colera di nuovo in Italia, è allarme contagio? Cosa sappiamo a riguardo

Giorgia Bonamoneta

10 Luglio 2023 - 19:48

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Un caso segnalato di colera in Italia. Cosa sappiamo e cosa succede adesso? Ecco le informazioni aggiornate.

Colera di nuovo in Italia, è allarme contagio? Cosa sappiamo a riguardo

È stato segnato un caso di colera in Italia. Gli esperti dichiarano che non è il caso di allarmarsi. Non è la prima volta infatti chi viene segnalato un caso di colera in Italia, il precedente caso risale infatti al 2019 secondo quanto riportato nel Cholera Annual Epidemiological Report for 2021 dello European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc).

Sarà la verifica del sierotipo a determinare il livello di allarme per il caso segnalato in Sardegna. Il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), Claudio Mastroianni, ha messo in guardia sui facili e falsi allarmismi che in questi casi corrono in rete e non solo.

Il colera è presente in diversi Paesi ed considerata endemica in molti di questi perché non è stato ancora eliminato dall’ambiente il batterio che la provoca. Nel 2019 sono stati segnalati 25 casi, di cui 16 riguardavano soltanto nel Regno Unito, 5 la Francia e uno ciascuno in Danimarca e Polonia. Nel 2021 invece tutti i Paesi dell’Unione Europea hanno segnalato notifiche di colera, con solo la Norvegia a riportare due casi confermati legati a un viaggio in Pakistan.

Cosa sappiamo a riguardo del colera, diffusione e cura in caso di epidemia?

Un caso di colera in Italia: cosa sappiamo

In Sardegna è stato segnalato un caso di colera. Si tratta di un pensionato di 71 anni che sta bene, ma è ricoverato a Cagliari per accertamenti. Si trova nel reparto Malattie infettive dell’Ospedale Santissima Trinità. Ricoverato per altre cause, come disidratazione, è emersa la positività al colera. L’ultimo focolaio di colera in Italia risale al 1994 a Bari per via del consumo di pesce crudo, anche se il più intenso dei contagi è quello dell’agosto-settembre del 1973 a Napoli.

Nel caso sardo però è inutile fare allarmi fine a se stessi. Infatti sono in corso le indagini per comprendere l’origine della positività al vibrione isolato. Il presidente della Società italiana di malattie e infettive tropicali ha voluto mettere in guardia dal creare falsi allarmismi. “Bisogna innanzitutto verificare quale sia il sierotipo del vibrione del colera. Solo il Vibrio cholerae 01 e il Vibrio cholerae 0139 possono causare epidemie. Gli altri invece possono anche solo dare delle gastroenteriti”. Al momento il campione prelevato al 71enne è all’esame degli esperti dell’Istituto superiore di sanità.

Colera: come si trasmette?

Il colera è una malattia che si trasmette per via oro-fecale, una modalità di trasmissione delle malattie infettive che avviene attraverso le feci dell’individuo malato. Bisogna avere un contatto diretto per rimanere contagiato. Per questo può essere contratta in seguito all’ingestione di acqua di alimenti contaminati da materiale fecale. Nella maggior parte dei casi il batterio responsabile della colera si trova all’interno delle acque ma anche in cibi poco cotti, come i frutti di mare. In generale però il colera si sviluppa nei Paesi in cui le condizioni igienico-sanitarie sono scarse e dove gli impianti fognari o l’acqua potabile sono poco affidabili.

Colera: quali sono i sintomi?

I sintomi del colera si manifestano dopo 24-72 ore di incubazione. Nel 75% dei casi le persone infette sono asintomatiche; nei casi in cui i sintomi si manifestano solo una piccola parte sviluppa una forma grave della malattia. Infatti il sintomo prevalente è la diarrea, a seguire la disidratazione e lo shock (che in alcuni casi può essere fatale). Altri casi comuni che si possono presentare sono vomito e crampi alle gambe, difficilmente invece si presenta la febbre.

Colera: come si interviene quindi in caso di infezione?

Se si tratta di un singolo caso basterà a reintegrare i liquidi corporei e gli elettroliti persi e la malattia si risolverà automaticamente. Solo l’1% dei pazienti muore. Gli antibiotici possono abbreviare il decorso della malattia e l’intensità di sintomi, ma si utilizzano principalmente per il trattamento delle “categorie più fragili”.

In caso di pandemia invece bisogna risalire alla fonte del contagio, esaminare il luogo della persona segnalata come positiva e attuare pratiche di attenta igiene personale e dei luoghi, ma anche depurazione dell’acqua e del sistema fognario. Soprattutto in estate è bene stare attenti all’igiene personale e dei luoghi, perché il caldo tende a favorire il batterio del colera.

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