Cina: chiuso il congresso del Partito Comunista all’insegna del potere di Xi

Violetta Silvestri

22 Ottobre 2022 - 12:14

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Cala il sipario sul 20esimmo congresso del Partito Comunista in Cina, con la certezza già annunciata: Xi Jinping guiderà la potenza per un altro mandato, il terzo, mentre si preparano cambiamenti.

Cina: chiuso il congresso del Partito Comunista all’insegna del potere di Xi

Il presidente Xi Jinping ha rafforzato la sua presa sul potere sabato 22 ottobre, quando il 20° congresso del Partito Comunista si è concluso con il ritiro prematuro del premier Li Keqiang dal suo incarico di vertice.

Più di 2.200 delegati hanno approvato una serie di revisioni alla costituzione del partito che di fatto proclamano Xi come il leader più importante della Cina comunista dai tempi del suo eroe rivoluzionario, Mao Zedong. Le revisioni riconoscono Xi, che continuerà a essere leader del partito e comandante in capo militare per almeno altri cinque anni, come il “fulcro dell’intero partito”. È anche pronto per un terzo mandato come presidente.

Il congresso ha anche segnalato il ritiro di Li e Wang Yang, in precedenza membri dell’organo più potente del partito, il Comitato permanente del Politburo guidato da Xi. Nessuno dei due è stato elencato come membro del nuovo Comitato Centrale di 205 membri del partito, secondo una lista pubblicata dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua.

Come si è concluso il congresso del Partito Comunista e quale futuro per Cina?

Xi sempre più forte in Cina: cosa è successo al Congresso

Il Partito Comunista al governo cinese ha concluso sabato il suo congresso ventennale, consolidando il potere di Xi Jinping e rivelando che un nuovo Comitato Centrale sarà privo di due funzionari chiave, ai quali mancava probabilmente uno stretto legame con il leader.

Xi, 69 anni, è pronto a conquistare un terzo mandato di cinque anni alla guida come segretario generale del partito. La nuova leadership sarà svelata intorno a mezzogiorno di domenica, quando Xi entrerà in una stanza di giornalisti presso la Grande Sala del Popolo, seguito dagli altri membri del nuovo Comitato Permanente in ordine decrescente di grado.

Il nuovo Comitato centrale del partito, composto da 205 membri, eletto dai delegati alla fine del congresso di una settimana, non includeva il premier uscente Li Keqiang e l’ex capo del partito del Guangdong Wang Yang, che era stato visto come un potenziale sostituto del premier.

Le loro partenze consentiranno a Xi di nominare più lealisti al Comitato permanente del Politburo. Il nuovo comitato centrale ha anche indicato una revisione delle posizioni chiave che guidano la seconda economia più grande del mondo. Oltre a Li, l’elenco escludeva anche lo zar economico di Xi Liu He e il massimo regolatore bancario Guo Shuqing.

Il partito ha poi approvato emendamenti alla sua costituzione volti a consolidare lo status centrale di Xi e il ruolo guida del suo pensiero politico all’interno del partito, che conta circa 96 milioni di iscritti.

Tra gli emendamenti, i “Two Establishes” definiscono Xi come il leader fulcro del partito e le sue idee come i principi guida dello sviluppo futuro della Cina. Le “due salvaguardie” assicurano lo status di nucleo a Xi all’interno del partito e l’autorità centralizzata del partito sulla Cina.

Un altro emendamento ha sancito “lo sviluppo dello spirito combattivo, il rafforzamento della capacità di combattimento” nella costituzione del partito, mentre per la prima volta è stato incluso anche un appello a opporsi e scoraggiare i separatisti che cercano l’indipendenza per Taiwan.

Le votazioni si sono svolte per alzata di mano nella vasta Grande Sala del Popolo di Pechino, dove gran parte dei lavori della settimana si sono svolti a porte chiuse.

Il potere di Xi non sembra essere diminuito dagli eventi di un anno tumultuoso, nel quale si sono succeduti un forte rallentamento economico, la frustrazione per la sua politica zero-Covid e il crescente allontanamento della Cina dall’Occidente, esacerbato dal suo sostegno al russo Vladimir Putin.

La Cina vincerà le sfide economiche?

Il Partito Comunista Cinese ha segnalato un possibile grande scossone del team di politica economica della nazione in un momento di accresciuta preoccupazione per la seconda economia più grande del mondo.

I potenziali cambiamenti al team politico arrivano in mezzo a una maggiore incertezza sulle prospettive di crescita della Cina, poiché i blocchi per il Covid e la peggiore flessione del mercato immobiliare mai registrato si sono abbattuti sull’economia. Si prevede che la crescita del Pil rallenterà con il +3,3% quest’anno, che sarebbe il ritmo più debole in oltre quattro decenni, escludendo il periodo pandemia.

Per la leadership economica, chi diventa premier sarà la chiave da tenere d’occhio piuttosto che chi guida la banca centrale, ha affermato Hui Feng, coautore di «The Rise of the People’s Bank of China» e docente senior alla Griffith University. Sul nome, per ora, non ci sono indicazioni.

Le sfide economiche, comunque, sono piuttosto chiare. Nel suo discorso di apertura al congresso del partito, Xi ha rafforzato l’attenzione di Pechino sul sostegno alla crescita economica, sebbene abbia fatto maggiore riferimento alla necessità di bilanciare i problemi di sicurezza e ha sottolineato l’autosufficienza nella tecnologia come obiettivo considerando le tensioni con gli Stati Uniti.

Un’altra importante campagna sotto Xi è stata quella sulla “prosperità comune”, riferendosi alla necessità di limitare la disuguaglianza di reddito e ricchezza, una politica che è stata collegata a una regolamentazione più rigida delle grandi aziende tecnologiche. Sabato, il congresso ha rivisto la costituzione del Partito Comunista per includere “la graduale realizzazione dell’obiettivo della prosperità comune”.

Il partito ha anche aggiunto un riferimento per accelerare gli sforzi “verso un nuovo modello di sviluppo incentrato sull’economia domestica, pur continuando a promuovere lo scambio con l’economia globale, in una strategia nota come doppia circolazione.

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