Che fine ha fatto Alberto Stasi? Cosa fa oggi e perché è stato condannato

Luna Luciano

22 Maggio 2025 - 23:46

Condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, Alberto Stasi è oggi in semi-libertà. Ma con le indagini riaperte, si riaccende il dubbio: è davvero lui l’assassino di Garlasco? Ecco cosa fa oggi.

Che fine ha fatto Alberto Stasi? Cosa fa oggi e perché è stato condannato

A 18 anni dal delitto di Chiara Poggi, nuove indagini potrebbero far luce sul caso, dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi. Vecchi e nuovi volti compaiono come potenziali sospettati dell’omicidio di Garlasco.

Il caso di Poggi è uno dei più emblematici della cronaca nera italiana. Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi fu trovata senza vita nella sua abitazione, colpita brutalmente da un oggetto contundente. La scoperta del corpo, in una pozza di sangue ai piedi delle scale che conducevano alla cantina, fu fatta dal suo fidanzato Alberto Stasi, che all’epoca era uno studente universitario. Da quel momento, Stasi è stato l’unico indiziato.

Dopo otto anni di processi, errori investigativi e colpi di scena, nel 2015 è arrivata la condanna definitiva a 16 anni di carcere. Ma a distanza di quasi vent’anni, le indagini sono state riaperte e un nuovo nome compare tra i sospettati: Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. La sua impronta e il DNA trovato sotto le unghie della vittima riaprono scenari inquietanti.

E in molti si interrogano sull’innocenza di Stasi: ecco chi è, perché è stato condannato e cosa fa oggi e quanto potrebbe chiedere di risarcimento.

Chi è Alberto Stasi e perché è stato condannato

Alberto Stasi, nato il 6 luglio 1983 a Sesto San Giovanni, era uno studente modello e, come a un certo tipo di “giornalismo” - ancora non aggiornato sul fenomeno dei femminicidi e le linee guida sul rispetto delle vittime - piaceva dire: era apparentemente un “ragazzo tranquillo”.

La sua relazione con Chiara Poggi durava da circa due anni e sembrava serena. Tuttavia, il ritrovamento del corpo di Chiara e il comportamento di Stasi nei giorni successivi al delitto sollevarono dubbi. Durante gli interrogatori, Stasi si mostrò calmo e distaccato, un atteggiamento che insospettì gli inquirenti. Inoltre, venne evidenziata l’assenza sui suoi abiti e sulle sue scarpe di tracce di sangue, nonostante la scena del crimine ne fosse intrisa.

Il processo fu lungo e complesso, con cinque gradi di giudizio che portarono a un’alternanza tra assoluzioni e condanne. Le prime indagini, infatti, non riuscirono a raccogliere prove schiaccianti contro di lui: Stasi venne arrestato nel settembre 2007 ma fu rilasciato dopo pochi giorni per insufficienza di prove.

Nel 2014, una nuova perizia ribaltò la situazione, spostando l’orario del delitto e demolendo il suo alibi. A ciò si aggiunsero prove compromettenti, come la scoperta di materiale pedopornografico sul computer di Stasi, che danneggiarono ulteriormente la sua posizione.

Nel dicembre 2015, la Corte di Cassazione rese definitiva la condanna a 16 anni per omicidio volontario. Ancora oggi, Stasi si proclama innocente, sostenendo che le accuse si basino su ricostruzioni poco solide e che molti interrogativi — come il movente e l’arma del delitto — restano senza risposta.

Riapre il caso Garlasco: chi sono i nuovi sospettati

Le nuove indagini condotte dalla Procura di Pavia hanno riportato sotto i riflettori il nome di Andrea Sempio, amico intimo di Marco Poggi, fratello di Chiara. Le tracce del suo DNA, trovate sotto le unghie della vittima, sono ora al centro dell’inchiesta. Una prova che già nel 2016 gli avvocati di Stasi avevano portato come possibile indizio a discolpa del loro assistito, ma all’epoca fu ignorata.

Oltre al DNA, anche l’impronta della mano rilevata sulla scena del crimine, il cosiddetto “reperto 33”, è stata ora attribuita a Sempio. L’uomo avrebbe anche scritto frasi inquietanti su alcuni fogli recuperati dagli investigatori. Inoltre, la sua giustificazione sull’alibi vacilla: il suo telefono agganciava la cella di Garlasco, nonostante avesse dichiarato di trovarsi a Vigevano. E lo scontrino che proverebbe la sua presenza lì fu consegnato con un anno di ritardo.

Anche altri nomi, come le gemelle Cappa - cugine di Chiara - tornano alla ribalta. Un presunto testimone ha dichiarato di aver visto una delle gemelle con un oggetto metallico poco prima dell’omicidio. E un “supertestimone” avrebbe raccontato che uno strano borsone fu gettato nel canale vicino casa della nonna delle ragazze. Proprio lì, nelle scorse settimane, è stato trovato un martello su cui ora si concentrano gli accertamenti.

La vita di Alberto Stasi oggi

Alberto Stasi sta attualmente scontando la sua pena presso il carcere di Bollate, una struttura nota per i programmi di riabilitazione e reintegrazione sociale. Oggi, Stasi, che ha 41 anni, lavora come contabile grazie a un permesso di lavoro esterno, ottenuto dopo aver scontato un terzo della pena e dimostrato buona condotta. Nonostante questa concessione, continua a vivere in regime di semi-libertà.

Della sua vita privata si conosce poco. Stasi ha mantenuto un profilo basso e le sue dichiarazioni dal carcere sono rare. In una intervista risalente a qualche anno fa, ha ribadito la propria innocenza, affermando di andare a dormire “con il cuore leggero” ogni notte. Parallelamente, i suoi avvocati hanno cercato di riaprire il caso con nuove evidenze, ma la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di revisione nel 2021.

Quanto potrebbe chiedere di risarcimento Stasi se fosse innocente?

Se Alberto Stasi fosse innocente, il risarcimento per ingiusta detenzione potrebbe essere milionario. A oggi ha scontato quasi dieci anni di carcere, e la legge prevede un indennizzo giornaliero di 235,82 euro per ogni giorno trascorso in carcere.

Questo significherebbe un risarcimento potenziale superiore a 850.000 euro, solo considerando la detenzione. Ma c’è di più. Se la revisione del processo dovesse portare a un’assoluzione per errore giudiziario, non ci sarebbe un tetto massimo al risarcimento. In quel caso, Stasi potrebbe chiedere anche i danni morali, biologici, di immagine e professionali. Secondo l’avvocata cassazionista Irma Conti, il risarcimento potrebbe superare facilmente il milione di euro, ma il vero obiettivo sarebbe “il recupero della libertà e della dignità di una vita”.

Il fine pena, per ora, è fissato al 2030, ma con i benefici di legge Stasi potrebbe uscire già nel 2028. E se le nuove indagini confermassero la sua innocenza, il caso Garlasco cambierebbe volto per sempre.

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