Uno dei marchi più famosi ha annunciato la chiusura di diversi punti vendita in tutto il mondo.
Il mondo della moda è cambiato molto negli ultimi anni e ora a fare da padrone è il cosiddetto fast fashion, ovvero la moda veloce fatta di capi spesso di scarsa qualità ma venduti a prezzi molto economici. Capi che, proprio per il costo irrisorio e la qualità discutibile, si prestano a un rapido e frequente ricambio, alimentando anche l’inquinamento, con la maggior parte di questi indumenti che non vengono smaltiti correttamente e finiscono per accumularsi in discariche o centri di raccolta sovraccarichi.
I grandi colossi del fast fashion sono chiamati a vincere una sfida decisiva, quella della sostenibilità. Una battaglia che prevede la creazione e la messa in vendita di articoli a costi accessibili ma senza rinunciare alla qualità. Tra i marchi di fast fashion che si stanno impegnando maggiormente in questo percorso c’è H&M. Il brand fondato nel 1947 in Svezia è al primo posto tra 42 aziende di moda in termini di riduzione dell’impatto climatico secondo l’organizzazione ambientale Stand Earth, che monitora le politiche e le emissioni dei principali gruppi internazionali.
Nonostante ciò, il contesto economico rimane complicato e far quadrare i conti non è semplice. «Il gruppo H&M lavora costantemente per adattare il portafoglio di negozi in base al comportamento dei clienti in ciascun mercato ed è contrattualmente in grado di rinegoziare o recedere da circa un terzo dei contratti di locazione ogni anno. Anche le ristrutturazioni e gli adeguamenti di spazi e formati rientrano negli sforzi continui relativi al portafoglio di negozi», ha comunicato l’azienda, sottolineando l’importanza di evolvere insieme al mercato.
H&M chiude 200 negozi quest’anno
Per il 2025 il marchio svedese ha previsto una serie di chiusure insieme a nuove aperture. H&M punta a entrare in nuovi mercati e chiude purtroppo dove si accorge che il brand non performa come previsto. Per quest’anno le nuove aperture in programma sono state 80, soprattutto in mercati in crescita e con una domanda in espansione. Parallelamente l’azienda ha programmato la chiusura di circa 200 negozi, in larga parte situati in mercati ormai consolidati.
Fino allo scorso settembre ne aveva già chiusi 135, principalmente in Asia, Oceania e Africa. In Europa ha chiuso 21 punti vendita a marchio Monki, sempre di proprietà H&M. Alcuni negozi, invece, vengono riconvertiti in punti vendita aperti solo nei giorni feriali. A gennaio 2026 è inoltre prevista la chiusura di due negozi H&M a Manhattan, una scelta simbolica che conferma le difficoltà del settore retail anche nelle grandi metropoli.
Il brand possiede circa 4.300 negozi in tutto il mondo e con queste chiusure punta a ridurre i punti vendita del 4% circa. Purtroppo le perdite legate a questi negozi non sono state compensate dalle vendite online e per questo il gruppo si è visto costretto ad abbassare la saracinesca in diverse località.
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Per ora queste chiusure non impattano direttamente sul mercato italiano, anche se H&M nel 2025 ha comunque chiuso vari negozi, tra cui quello nel centro commerciale Megalò (Chieti) e nel centro commerciale Gli Orsi (Biella). Presto seguirà la chiusura del punto vendita nel centro commerciale Le Brentelle (Rubano), prevista entro fine anno.
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