Case green, chi sarà obbligato a fare i lavori di riqualificazione dell’immobile?

Chiara De Angelis

17/03/2023

La direttiva UE sulle case green obbliga i proprietari ai lavori di riqualificazione dell’immobile. Ma chi sarà tenuto ad osservare questo vincolo?

Case green, chi sarà obbligato a fare i lavori di riqualificazione dell’immobile?

Arriva il via libera da parte del Parlamento UE alla direttiva sulle case green. Messa da parte la questione sul taglio delle emissioni per le auto, ora tocca alla casa.

I proprietari degli immobili devono così sottostare all’obbligo di ridurre le emissioni delle proprie abitazioni, senza se e senza ma. Per essere più chiari, dovranno per forza di cose eseguire lavori di riqualificazione dell’immobile.

L’ok del Parlamento UE è arrivato dopo che la direttiva è stata ferma ai box per circa un anno. E ora la strada verso la sua entrata in vigore è tutta in discesa.

Intanto, viene spontaneo chiedersi chi sarà obbligato a fare lavori di riqualificazione dell’immobile, o meglio quali sono gli immobili toccati dalla rivoluzione voluta dalla direttiva sulle case green.

Nel corso dei paragrafi cercheremo di fornire una risposta adeguata al quesito soffermandoci anche sulle deroghe alla direttiva, ovvero su chi non dovrà per forza di cose sottostare alle nuove regole UE e sulle possibile conseguenze per l’Italia.

Case green, chi sarà obbligato a fare i lavori di riqualificazione dell’immobile?

Partiamo subito da chi sarà obbligato ad eseguire i lavori di riqualificazione del proprio immobile.
Pur essendo il testo della direttiva case green ancora oggetto di ritocchi, l’ultima indicazione data al riguardo prevede il raggiungimento della classe energetica “E” per tutti gli immobili di tipo residenziale, entro e non oltre il 1°gennaio 2030. Superata questa fase, nei tre anni successivi, quindi nel 2033, si dovrà attuare un nuovo salto di classe fino ad arrivare alla “D”, mentre tra il 2040 e i 2050 si punta ad arrivare alle emissioni zero.

In verità, quest’ultima direttiva sulle case green ha un po’ allentato la presa rispetto a quelle che erano le volontà iniziali, le quali prevedevano dei tempi molto più brevi per i diversi step (il primo passaggio di classe era da raggiungere nel 2017) per classi energetiche più elevate: il primo step prevedeva il passaggio alla classe “D” per poi proseguire con la “C”.

Ma a conti fatti cambia poco o nulla. Tra vecchia e nuova direttiva case green rimane fermo l’obbligo per gli Stati membri dell’Unione Europea di garantire la ristrutturazione del patrimonio edilizio per raggiungere gli standard di riqualificazione energetica sopra visti.

Le prime proposte prevedevano addirittura una serie di sanzioni per chi “trasgrediva” a tale obbligo, come il non poter vendere o dare in affitto la casa sprovvista del bollino “green” imposto dall’UE, ma fortunatamente queste limitazioni non hanno trovato parere favorevole.

Case green, a chi non si applicano le nuove regole UE

La direttiva UE sulle case green non obbliga tutti a fare lavori di ristrutturazione sull’immobile. Sono comunque ammesse delle eccezioni alle nuove regole fissate dall’Unione Europea che comunque non generano dei costi per i proprietari.

La non applicazione, tuttavia, interessa gli edifici storici “ufficialmente protetti”, vale a dire quegli immobili che ricadono nella categoria dei beni sottoposti a vincolo nella misura in cui il rispetto dei vincoli energetici potrebbe portare ad una trasformazione non accettabile del loro aspetto o del loro carattere. A queste vanno ad aggiungersi altre deroghe.

Volendo entrare nello specifico, la direttiva case green offre la possibilità agli Stati membri di non fissare o applicare le regole viste per alcune tipologie di immobili.

Nella lista delle categorie catastali esentate dall’obbligo troviamo:

  • gli edifici di culto e adibiti allo svolgimento di attività religiose;
  • i fabbricati etichettati come temporanei, vale a dire utilizzati per non più di 2 anni;
  • i fabbricati indipendenti con una superficie calpestabile non eccedente i 50 metri quadri;
  • le officine, i depositi, i siti industriali e gli edifici di servizio non residenziali a basso fabbisogno di energia, raffrescamento o di riscaldamento;
  • gli edifici abitati per meno di quattro mesi all’anno o, in alternativa, per un periodo limitato dell’anno ma con un consumo energetico inferiore al 25% rispetto a quello che potrebbe registrarsi dal suo uso per 12 mesi;
  • gli edifici agricoli ad uso non residenziale impiegati in un settore disciplinato da un accordo sulla prestazione energetica;
  • le stazioni di approvvigionamento infrastrutturale (di trasformazione), costruzioni ferroviarie, impianti di controllo della pressione e sottostazioni.

Case green, quali conseguenze per l’Italia

Diretta conseguenza dell’applicazione della direttiva case green sarà la riduzione del valore delle abitazioni che non rispettano i nuovi standard energetici fissati dall’Unione Europea. E in Italia se ne contano veramente tante.

Facendo riferimento all’ultimo biennio, secondo i dati snocciolati dall’Enea, il 74% delle abitazioni ad uso residenziale appartengono alla classe energetica “E”, “F” o “G”, quelle più basse in assoluto, mentre solo il 26% delle case è di classe “D” o più elevata.

Non appena arriverà l’approvazione definitiva della direttiva e il recepimento della stessa nel nostro ordinamento chi comprerà un immobile ricompreso nelle classi energetiche appena viste sarà obbligato a ristrutturarlo.

In più, l’abbassamento del valore delle case potrebbe ripercuotersi anche sui mutui. In quale misura? Di fronte alla riduzione del valore dell’immobile le autorità di vigilanza europee potrebbero decidere di chiedere agli istituti di credito un adeguamento delle garanzie stesse.

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