La casa in affitto è un benefit o un costo aziendale?

Vincenzo Pone

13 Luglio 2017 - 08:00

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Vincenzo Pone ci «svela» l’undicesimo segreto dell’escapologo in materia di deducibilità dell’affitto sostenuto per l’amministratore senza che per lo stesso vi sia un aggravio di imposte...

La casa in affitto è un benefit o un costo aziendale?

Siamo arrivati all’undicesimo capitolo del manuale “Non è tutto oro quello che luccica”, l’opera scritta da un gruppo di commercialisti per fare corretta informazione in materia fiscale. Vincenzo Pone, commercialista in Napoli, ci spiega come (non comportarsi) in caso di affitto sostenuto dalla società per conto dell’amministratore.

SEGRETO

In questo segreto l’autore spiega come far ricadere sulla società i costi relativi ad immobili utilizzati dall’amministratore senza che per quest’ultimo ci sia un aggravio di tasse. Partendo dal caso di “Giovanni”, noto imprenditore di Cesena (!!!) con affari concentrati a Milano, l’escapologo riporta anzitutto quanto previsto dalla norma per poi suggerire come eluderla o addirittura prendersene gioco con comportamenti evasivi ed illeciti. Tutta la disinibizione nonché malizia si ridurrebbe a come utilizzare l’immobile intestato alla società, la quale scarica utenze e altri costi, a favore dell’amministratore senza che questi vi trasferisca la residenza. Come? Niente di più semplice : ovviamente utilizzandolo e confidando che la dea bendata accolga le preghiere (disinibite nonché smaliziate) degli imprenditori.

COMMENTO

Per commentare e magari analizzare qualcosa occorre che questo qualcosa esista, parimenti per commentare un “segreto” è necessario che sia tale.
Basterebbero a mio avviso queste poche righe per chiudere l’analisi (!!!) sull’ennesimo “segreto” dell’escapologo Pulcinella tanto è ovvio e superficiale ciò che vi è rappresentato.

Lo stesso escapologo sembra rendersene conto laddove i suoi tentativi di svelare un magico segreto si arrendono innanzi alla semplicità e chiarezza della norma che rende banali i suoi suggerimenti.

Hai bisogno di utilizzare un appartamento aziendale, fuori dal tuo comune di residenza, per poter svolgere attività lavorative come nel caso dell’amico imprenditore Giovanni per non più di 3 anni? Perfetto, la legge te lo consente.
Vuoi utilizzare un appartamento aziendale senza che vi sia un inerenza con l’attività svolta ed al tempo stesso che non sia considerato fringe benefit (e quindi tassato)? Che problema c’è? Basta cambiare la residenza.

Vuoi utilizzarlo senza cambiare residenza? Beh … non la cambiare e utilizzalo ugualmente sino a quando qualcuno busserà alla tua porta per controllare. Dopotutto puoi essere in trasferta in modo continuato per pochi giorni (!!!).
Come in altri “segreti” del corso l’autore oltre a utilizzare in modo non corretto il verbo “affittare” fa bene attenzione a evidenziare ciò che è illecito e a prenderne le distanze. Il tutto secondo lo schema del “qui lo dico e qui lo nego”.

In un commento ad altro capitolo questo comportamento è già stato descritto come una sorta di excusatio non petita a prevenire la temuta accusatio manifesta

L’escapologo, ormai è un dato certo, basa tutte le proprie teorie sull’improbabilità di ricevere un controllo abbinata alla difficoltà da parte degli accertatori di dimostrare il comportamento elusivo ed evasivo. Ciò che però in questo caso dimentica di evidenziare è la documentazione che la società è chiamata a predisporre per poter supportare l’assegnazione dell’abitazione all’addetto in trasferta specie nel caso in cui all’addetto non faccia piacere cambiare la residenza. Dimentica cioè di spiegare come giustificarne l’uso continuato data per assodata la possibilità degli enti accertatori di dimostrarlo tramite un banale incrocio dei dati di consumo delle utenze.

Volendo approfondire c’è un’altra considerazione di cui tenere conto.

Il caso in analisi è relativo ad aziende con centri di interesse dislocati in diverse zone, dove dispongono o potrebbero disporre di immobili da destinare ai propri dipendenti e/o all’amministratore. Si tratta quindi con ogni probabilità di aziende di medie o grandi dimensioni e viene spontaneo chiedersi se i suoi amministratori davvero si affidino a escapologi o a commercialisti anche di medio livello che conoscano la normativa. Ecco questo sarebbe un vero segreto da svelare; ma il più arcano è affidato alle sue parole di chiusura: “il reddito che gli imprenditori disinibiti percepiscono sulla loro persona fisica è decisamente inferiore a quello che si pensa necessario per vivere una vita estremamente agiata”.
Qualcuno sa svelarlo?

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