Caldo record in Italia, quanto c’entra (davvero) il cambiamento climatico?

Ilena D’Errico

4 Luglio 2025 - 22:54

Quando c’entra davvero il cambiamento climatico con il caldo record in Italia secondo gli esperti.

Caldo record in Italia, quanto c’entra (davvero) il cambiamento climatico?

Nelle ultime estati si è parlato talmente spesso di caldo record che si rischia di sottovalutare le ondate di calore di questo periodo. In realtà, quest’anno la situazione è davvero allarmante. Dati alla mano, il picco di temperature è davvero anomalo e non è solo questione di percezione. Il ministero della Salute ha infatti emanato un’allerta meteo con bollino rosso per 15 città italiane, oltre a 13 allerte di livello 2 e 1 per domani. La giornata di sabato 5 luglio avrà picchi di calore molto intensi in diverse zone d’Italia, motivo per cui si raccomanda la massima prudenza.

Nel frattempo, gli esperti si interrogano sulle effettive cause di questi fenomeni per determinare non soltanto delle previsioni per il futuro ma anche delle linee guida preventive. Certo, invertire la rotta sarà lungo e difficile, ma senza combattere il cambiamento climatico la situazione non potrà che peggiorare sempre di più. Quello che si sta vivendo in questi giorni non è un problema isolato, ma c’entra davvero con la situazione ambientale. Ecco tutto quello che sappiamo.

Caldo record in Italia

Si sommano le allerte meteo di livello 3, quello che indica potenziali pericoli per persone e animali, soprattutto i soggetti più fragili. In base ai dati dell’osservatorio Copernicus dell’Unione europea, il Mar Mediterraneo ha superato di ben 5 °C la media di inizio giugno e in generale le temperature reali sono vanno dai 5 °C agli 8 °C sopra la media stagionale. Le temperature percepite, inoltre, sono più elevate e infatti compromettono la capacità di termoregolazione corporea.

Le ondate di caldo, che non sono affatto un fenomeno nuovo, sono invece di almeno 2,5 °C superiori alle medie stagionali e non è neanche questo l’aspetto più preoccupante. I picchi massimi in alcune zone, la vasta estensione geografica dell’anomalia, la durata e le tempistiche (una vera e propria estate anticipata) restituiscono un quadro preoccupante.

Secondo gli esperti si tratta dell’estate più calda degli ultimi 200 anni, ma non bisogna attribuire tutta la colpa al riscaldamento climatico. Quest’ultimo, infatti, non causa mai singoli eventi meteorologici, tanto meno direttamente. Più che altro, contribuisce all’intensità, alla durata e alla frequenza con cui si manifestano. Le ondate di calore ci sono sempre state, ma è il disastro ambientale a portarle a livelli estremi.

Questa anomalia calda è in particolare dovuta alla bolla di alta pressione che concentra aria calda su tutta l’Europa. Il famigerato anticiclone africano che caricandosi di umidità nel passaggio sopra il Mar Mediterraneo aumenta ulteriormente la percezione di calore, oltre alle temperature effettive. È questo il fenomeno che causa il caldo record di questa estate, ma ciò non significa che il cambiamento climatico sia esente da responsabilità, anzi è vero il contrario.

Quanto c’entra (davvero) il cambiamento climatico

È proprio il cambiamento climatico ad aver portato a questa situazione, lasciando che l’anticiclone africano prendesse il posto di quello oceanico, che prima caratterizzava le estati europee con temperature più basse di almeno 5 °C e picchi di calore contenuti sia per durata che per intensità. Tutti gli studi scientifici al riguardo, come quello della World Weather Attribution e quello di Carbon Brief, evidenziano una correlazione tra l’intensità e la durata dei fenomeni meteorologici estremi rispetto al cambiamento climatico. Un problema che sta interessando pressoché tutto il globo, ma che lascia l’Europa occidentale particolarmente colpita per la sua posizione geografica, soprattutto a causa della vicinanza all’Artico.

Nel complesso, quindi, ci sono fenomeni naturali del tutto normali alla base dell’aumento delle temperature, ma il riscaldamento climatico è responsabile dell’eccezionale portata di questi eventi, aumentando anche i rischi di incendio, siccità e fenomeni violenti in generale. Oltre all’emissione dei gas serra, però, ci sono tante altre scelte dell’umanità che contribuiscono a questo risultato e ai relativi pericoli per l’uomo, a partire dalla cementificazione e dai disboscamenti.

Secondo il Centro climatico regionale per l’Europa dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), infatti, dal 2020 al 2025 si sono verificate almeno 23 delle più gravi ondate di caldo che si sono abbattute sull’Europa dal 1950. Il riscaldamento globale ha portato in gran parte a questo risultato, modificando drasticamente le dinamiche dell’atmosfera e innalzando le temperature di acque e continenti in un drammatico circolo vizioso.

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