Il calcio femminile passa al professionismo: cosa cambia, perché è importante

Giorgia Bonamoneta

26 Aprile 2022 - 18:54

Svolta nel mondo del calcio femminile. A partire dalla stagione 2022-2023 i club calcistici femminili saranno professionisti.

Il calcio femminile passa al professionismo: cosa cambia, perché è importante

Il calcio femminile diventa finalmente professionistico. La notizia della delibera della Figc del 2020 aveva già dato speranza al mondo calcistico femminile, che negli ultimi anni ha dato prova di non essere da meno di quello della controparte maschile, ma ora giunge una data, anzi LA data. Infatti a partire dalla stagione 2022-2023 i club calcistici maggiori della categoria femminile passano di grado, acquisendo valore non solo come sport, ma come professione sportiva.

A partire dal 1° luglio la Serie A, B e C del calcio femminile passa al professionismo. Anche se l’ok del provvedimento non è andato del tutto liscio. Infatti i consiglieri della Serie A - rappresentata da Claudio Lotito, Giuseppe Marotta e dal presidente Lorenzo Casini - avevano inizialmente votato contro. Poi la rettifica: è stato un malinteso, dicono. A far cambiare idea alla Serie A potrebbe essere stato il calcolo del danno d’immagine che una notizia simile avrebbe portato, ma sono solo speculazioni. Forse.

Non importa, la notizia è un’altra, ovvero che finalmente anche le calciatrici potranno essere definite “professioniste”, con tutti i benefici economici e sanitari che questo comporta. Non è la prima volta che il calcio femminile tenta di affermarsi, ma è la prima volta che le due categorie vengono equiparate. C’è ancora molta strada da fare, ma intanto il calcio femminile ha dato un bel calcio - gioco di parole voluto - allo stereotipo che vuole lo sport di dominio maschile.

Una volta riconosciute, con tanto di nuove regole per i campionati e una nuova visione per gli sponsor - che molto probabilmente avranno una connotazione di genere - ci si dovrebbe interrogare sull’evidente gender pay gap che intercorre tra uomini e donne nel mondo dello sport, calcio in primis. La differenza tra i due stipendi non è di pochi spiccioli, l’unità di misura è milionaria.

Svolta nel calcio femminile: la Seria A, B e C passano al professionismo

È la notizia del giorno per il mondo dello sport femminile, perché il passaggio dei club calcistici al professionismo - la prima federazione in Italia ad avviare e attuare questo percorso - è un momento di svolta anche per gli altri sport. Il calcio è, nell’immaginario italiano, lo sport per eccellenza. Seguitissimo, coinvolge milioni di appassionati e, sorpresa, appassionate. Il calcio femminile non è da meno e negli ultimi anni sta acquisendo sempre maggiore popolarità, anche grazie ai successi e ai buoni posizionamenti all’estero.

I tempi erano maturi, un bel po’ maturi, ma finalmente è successo: il calcio femminile passa al professionismo. A confermarlo è la delibera votata nel Consiglio federale, anche se con un “piccolo” inciampo non del tutto casuale, quello citato nell’introduzione.

A ogni modo, a partire dal 1° luglio, per la stagione 2022-2023, il calcio femminile sarà ufficialmente professionistico. Il cambiamento non sarà solo a livello contrattuale, ma anche a livello di organizzativo. Infatti il campionato sarà organizzato così:

  • Serie A: 10 squadre;
  • Serie B: 16 squadre (un’unica squadra avrà la promozione)
  • Serie C: 3 gironi da 14 squadre

Calcio femminile: il primo passo verso l’abbattimento degli stereotipi

È innegabile che per lo sport e le donne quello del passaggio al professionismo dei club calcistici femminili è un passo importante, che va nella direzione dell’abbattimento degli stereotipi di genere. È importante perché avviene all’interno del mondo calcistico, lo sport più seguito in Italia, ed è importante perché tale passo viene visto come “doveroso quanto necessario”.

100 anni fa il calcio giocato dalle donne era considerato indecente, tanto per gli abiti indossati, quanto per l’uso del corpo. La violenza in campo, il possibile scontrarsi tra i corpi era visto - cioè raccontati dagli uomini - come un danno per il corpo della donna. Con quei “colpi brutali” - così si leggeva nel British Medical Journal del dicembre 1884 - si metteva a rischio l’utero e il seno, quindi il ruolo di moglie e di madre. Gli uomini scendevano in campo durante le partite di calcio femminili e inveivano e malmenavano le giocatrici. Anche se le partite riuscivano a convincere le 50-60 mila persone che le andavano a vedere, dopo gli attacchi le donne si fecero da parte, complice anche lo scoppio delle due guerre mondiali.

Oggi si punta a raddoppiare il numero delle giovani tesserate, da 30 mila (di cui 16 mila under 15) del pre pandemia, a oltre 60 mila entro il 2025. Il riconoscimento della professione calcistica per i club femminili sarà una pubblicità enorme per tale impegno nel lungo periodo.

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