C’è il 25% di possibilità che le cose possano andare davvero male con l’AI

Alessandro Nuzzo

18 Settembre 2025 - 22:00

A ribadirlo il CEO di Anthropic, Dario Amodei nel corso di un’intervista. Secondo l’italoamericano c’è una bella probabilità che le cose vadano male.

C’è il 25% di possibilità che le cose possano andare davvero male con l’AI

Si parla sempre più di intelligenza artificiale. Questa potente e moderna tecnologia è ormai presente in ogni aspetto della nostra vita quotidiana, capace di automatizzare un’infinità di attività e di svolgere compiti che un tempo erano esclusivamente umani. Ma il tema del futuro e della sicurezza resta centrale e divisivo. Con un sistema così avanzato, destinato ad affinarsi ed espandersi sempre di più nei prossimi anni, quali saranno le reali conseguenze per l’umanità? Il mondo riuscirà a contenere lo sviluppo dell’AI per un utilizzo intelligente e responsabile o l’intelligenza artificiale finirà per soppiantare il controllo umano conducendo l’umanità verso scenari drammatici di distruzione?

A dare risposte a questo interrogativo sono in molti, compresi i diretti protagonisti: imprenditori e amministratori delegati di aziende impegnate nello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Elon Musk, uno degli innovatori più ascoltati, ha affermato che esiste una probabilità dell’80% che l’AI porti a un’estrema prosperità e una probabilità compresa tra il 10 e il 20% che invece possa determinare la fine dell’umanità.

Sui rischi legati all’evoluzione dell’intelligenza artificiale si è espresso anche il CEO di Anthropic, start-up americana specializzata nella creazione di modelli linguistici di grandi dimensioni denominati Claude, Dario Amodei. Statunitense di origini italiane, Amodei ha avuto un passato di rilievo in OpenAI come dirigente della ricerca, prima di lasciare l’azienda e fondare insieme alla sorella la società Anthropic.

AI, quale futuro per l’umanità? Il pensiero di Amodei

«Sono relativamente ottimista: credo che ci sia il 25% di probabilità che le cose vadano davvero male e il 75% di probabilità che vadano davvero bene, senza vie di mezzo», ha dichiarato Amodei nel corso di un’intervista sul futuro dell’intelligenza artificiale e sul destino dell’umanità.

Una simile prospettiva, che lascia spazio anche a scenari catastrofici, evidenzia come ci stiamo avvicinando a una fase critica nello sviluppo dell’IA. Sistemi autonomi potrebbero agire al di fuori del controllo umano; le tensioni geopolitiche rischierebbero di militarizzare lo sviluppo tecnologico, provocando sconvolgimenti economici tanto gravi da destabilizzare intere società e minacciare gli equilibri globali. Sono questi gli scenari più allarmanti nel caso in cui venisse perso il controllo sull’intelligenza artificiale e sui suoi limiti naturali.

Gli ultimi sviluppi sembrano confermare le preoccupazioni di Amodei: l’avanzata dell’intelligenza artificiale procede molto più rapidamente rispetto alle regole pensate per incanalarla. Modelli come GPT-4 o Claude hanno mostrato capacità impreviste, sorprendendo persino gli stessi ricercatori. A rendere il quadro ancora più complesso è la competizione serrata tra Stati Uniti e Cina, che accresce il rischio di decisioni affrettate pur di raggiungere per primi l’intelligenza artificiale generale. Le implicazioni non sono esclusivamente tecnologiche ma anche economiche: secondo Goldman Sachs, fino a 300 milioni di posti di lavoro potrebbero essere sostituiti dall’automazione, con il pericolo di profonde scosse sociali se la transizione non sarà gestita con equilibrio e con un approccio condiviso a livello globale.

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