Il divieto di indossare il burkini in spiaggia per le donne musulmane francesi ha scatenato molte polemiche: ecco una riflessione sul vero movente della "norma".
Burkini: la Francia vieta a tutte le donne musulmane di indossarlo in spiaggia, ma qual è la verità sul movente alla base della "norma"? Si tratta di un esempio morale a sostegno dell’emancipazione femminile da costumi sessisti e retrogradi, o nasconde l’ennesima trappola alla libertà di espressione sotto le mentite spoglie del noto liberalismo occidentale?
Vietare il burkini non ha sicuramente giovato alla Francia, presa di mira da commenti critici in merito alla norma che proibisce alle donne musulmane di indossarlo in spiaggia.
Che cos’è il burkini? Intanto vale la pena spiegare che il burkini viene dall’Australia, il capo d’abbigliamento è infatti stato ideato da Aheda Zanetti, una stilista libanese residente a Sidney che ha pensato al burkini come un compromesso estivo tra il burqa e il bikini, adatto a tutte le donne musulmane osservanti che vogliono recarsi in spiaggia.
Il nome è però una prima fonte di malintesi, in quanto il burqa copre interamente il corpo ed è un vestito imposto dai talebani afgani, mentre il burkini a detta della stilista che lo ha inventato "nasce per dare libertà di scelta alle donne musulmane, non per togliergliela".
Cosa è successo in Francia con il burkini? Varie città francesi tra cui Cannes, Marsiglia e Sisco nell’alta Corsica, hanno emanato un’ordinanza municipale che vieta d’indossare abiti religiosi in spiaggia, identificando il burkini come un abito religioso e imposto dalla dottrina islamica.
Una spiaggia francese tipo comprende avventori che vanno dalle donne a seno nudo agli uomini panciuti di mezza età che indossano Speedos striminziti, ma il vero spettacolo ultimamente è costituito da donne che coprono il loro corpo sul medesimo lembo di sabbia.
Così, se i musulmani in Francia sono tenuti a tollerare sontuose sfilate di carne al vento, molti non-musulmani si sentono in chiaro obbligo, per par condicio, di vigilare indignati sul pudico burkini.
I comuni francesi che ne hanno vietato lo sfoggio hanno addotto come movente diversi fattori: igiene, il secolarismo e addirittura la morale pubblica, ritenendolo simbolo dell’oppressione sessista e dell’estremismo islamico che ha terrorizzato la Francia.
Le conseguenze dell’attentato di Nizza sono state disastrose in termini di tolleranza, infatti si è ampiamente diffuso un clima di terrore e rabbia sociale dopo i sanguinosi eventi sulla Promenade.
Qual è il vero motivo per cui la Francia vieta il burkini alle donne musulmane?
A sentire Marine Le Pen la scelta del divieto nasce "dall’anima della Francia, che non rinchiude il corpo di una donna in una prigione", ma che ancora più probabilmente lo preferisce in perizoma.
Ma vediamo nel dettaglio perché la Francia ha vietato il burkini in spiaggia e qual è la verità in merito.
La Francia vieta il burkini: repressione culturale o invito alla libera scelta?
La tesi è la seguente: la Francia deve dettare legge su ciò che le donne musulmane indossano per insegnare loro che nessuno può dettare legge su ciò che indossano. In nome della promozione della libertà d’espressione delle donne musulmane, il Governo le ha de facto private del diritto di fare le proprie scelte di abbigliamento.
Questa logica è in realtà un’estensione della legge francese contro il velo integrale, anche detta "interdisant la dissimulation du visage dans, che fa riferimento al burqa e al niqab, interamente coprenti e indossati da alcune donne musulmane.
I sostenitori di questa norma, promulgata nel 2010 ma applicata alla bene e meglio, ritengono che i criminali si servano di abiti molto coprenti per nascondere la loro identità.
Il velo integrale, secondo le disposizioni, dissolve l’identità di una persona in quella della comunità e rimette in causa il modello di integrazione “alla francese”, fondato sull’accettazione dei valori societari.
Il burkini non ha nulla a che vedere con questa legge: lascia oltre mani e piedi, anche il viso completamente scoperto, cosa che conferma la poca plausibilità della motivazione che ne comporterebbe l’abolizione.
Non c’è nulla di intrinsecamente oppressivo in questo, seppur atipico, costume da bagno. Possiamo asserire che presumibilmente ci sono alcune donne che lo indossano solo perché gli uomini insistono, ma ci sono senza dubbio altre donne francesi che comprano abiti succinti in sottomissione alla coercizione maschile e alle pressioni sociali che impongono determinati standard di abbigliamento.
Il divieto di indossare un burkini in spiaggia, sebbene abbia tutte le qualità per passare come un baluardo in difesa della popolazione femminile asservita al maschio musulmano, in realtà si traduce in conseguenze poco edificanti e utili alla causa perorata.
Se viene vietato il burkini ad una donna musulmana, obbligata magari dal marito o da precetti religiosi ad indossarlo, che effetti si potranno ottenere? Non certo che la donna si spogli improvvisamente, anzi, l’ipotesi più accreditata è che non potrà più recarsi al mare.
Se alcuni uomini musulmani usano violenza o minaccia per controllare le loro mogli e figlie, l’obiettivo della politica del Governo dovrebbe essere identificare gli abusi e perseguirli a norma di legge.
Proibire burkini è come cercare di combattere lo stupro raccontando alle donne che non possono avere rapporti sessuali.
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