Le bottiglie di vetro contengono più microplastiche, ecco il paradosso dell’acqua da bere

Luna Luciano

2 Agosto 2025 - 18:02

Uno studio francese svela il paradosso: l’acqua nelle bottiglie di vetro contiene più microplastiche di quella nelle bottiglie di plastica. Ecco come, perché succede e qual è la soluzione.

Le bottiglie di vetro contengono più microplastiche, ecco il paradosso dell’acqua da bere

Potrebbe sembrare un controsenso o un paradosso, ma l’acqua nelle bottiglie di vetro potrebbe contenere fino a 50 volte più microplastiche rispetto all’acqua nelle bottigliette di plastica.

Lo ha dimostrato uno studio francese condotto dall’Anses (Agence nationale de sécurité sanitaire de l’alimentation), che ha analizzato diversi tipi di bevande confezionate in contenitori differenti: vetro, plastica, lattine e cartoni. I risultati sono sorprendenti e, in parte, preoccupanti: le bottiglie in vetro, che nell’immaginario collettivo rappresentano la scelta più “pulita” e sostenibile, sembrano in realtà essere una delle principali fonti di contaminazione da microplastiche, almeno per quanto riguarda alcune bevande.

Il problema non risiede tanto nel vetro in sé, quanto in un elemento apparentemente secondario. È bene ricordare che si tratta di un solo studio e che per costituire una “verità incontrovertibile” dovrebbe esser ripetuto più e più volte, ma per ora si può ragionare sui possibili problemi della filiera. Ecco perché si trovano più microplastiche nelle bottiglie di vetro e come si potrebbe ovviare al problema.

Più microplastiche nell’acqua delle bottiglie di vetro: ecco come è possibile

Lo studio dell’Anses ha analizzato campioni di bevande come birra, vino, tè, acqua e bibite analcoliche, confezionati in diversi tipi di contenitori. Sebbene tutte le categorie esaminate abbiano mostrato una certa presenza di microplastiche, ciò che ha stupito i ricercatori è stato il dato relativo alle bottiglie di vetro: contenevano, in media, 100 particelle di microplastica per litro, un numero fino a 50 volte superiore rispetto alle bottiglie di plastica, che ne contenevano una media di 1,6 per litro.

Nel caso dell’acqua, l’eccezione più significativa dello studio, i livelli di microplastiche erano comunque più alti nelle bottiglie di vetro rispetto a quelle di plastica, anche se in misura minore: 4,5 particelle per litro contro 1,6. Tuttavia, il fenomeno riguarda in misura maggiore le bibite come cola, limonata, tè e birra, che presentano il livello di contaminazione più elevato se conservate in vetro.

Secondo gli autori dello studio, la causa principale non è il materiale del contenitore, bensì i tappi metallici che chiudono le bottiglie di vetro. Questi tappi sono rivestiti da una vernice protettiva a base di poliestere, che può deteriorarsi a causa degli urti e dei graffi subiti durante lo stoccaggio e il trasporto. Le particelle che si staccano da questo rivestimento finiscono poi direttamente nel liquido, contaminandolo.

Un elemento chiave che ha permesso di identificare l’origine delle microplastiche è stato il colore delle particelle rinvenute nei campioni, che coincideva con quello della vernice dei tappi. Inoltre, la composizione chimica delle particelle risultava identica a quella del rivestimento esterno, confermando la loro provenienza. Un’ulteriore osservazione interessante riguarda il vino: le bottiglie di vetro chiuse con tappi di sughero presentavano livelli molto bassi di microplastiche, confermando che il tipo di chiusura è un fattore determinante nella contaminazione.

Bottiglie di vetro e microplastiche: ecco quali sono le possibili soluzioni

Nonostante la mancanza di dati tossicologici che possano indicare con certezza gli effetti delle microplastiche sulla salute umana, lo studio sottolinea che ridurre la contaminazione è possibile e relativamente semplice. I ricercatori hanno individuato delle misure concrete da adottare nella fase di produzione e confezionamento delle bevande in bottiglia di vetro, in particolare per evitare che i tappi diventino veicolo di contaminazione.

Una delle prime raccomandazioni è quella di rimuovere i frammenti di plastica dai tappi metallici prima del confezionamento. Questo può essere fatto soffiando aria compressa sui tappi per eliminare i residui invisibili a occhio nudo, seguita da un risciacquo con acqua filtrata. Una procedura apparentemente semplice, ma potenzialmente efficace per abbattere i livelli di microplastiche nelle bevande.

In alternativa, ripensare i materiali di chiusura potrebbe rappresentare una soluzione ancora più strutturale. L’uso di tappi in sughero, già adottato per alcune bottiglie di vino, ha dimostrato buoni risultati in termini di ridotta contaminazione. Anche lo sviluppo di nuovi materiali per la verniciatura interna dei tappi, meno soggetti al deterioramento, potrebbe contribuire a risolvere il problema alla radice.

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