Il bonus ricerca e sviluppo, o credito d’imposta ricerca e sviluppo, ha subito alcune modifiche con l’arrivo del 2022: ecco come funziona e come richiederlo.
Con la legge di Bilancio di quest’anno sono state messe in atto modifiche e proroghe al bonus ricerca e sviluppo del 2022.
Il bonus in questione si presenta sotto forma di credito di imposta all’interno del pacchetto “transizione 4.0”, volto ad aumentare la competitività dell’industria italiana in Europa e nel mondo, attraverso un sostegno economico alle aziende nel loro percorso di innovazione tecnologica.
Bonus ricerca e sviluppo 2022: come funziona, a chi spetta e novità
Come funziona il bonus ricerca e sviluppo 2022
Il bonus è una misura disponibile per tutte le aziende, site in territorio italiano, che decidono di investire nel campo dell’innovazione tecnologica, della ricerca e sviluppo, del design e dell’innovazione ecologica.
Si presenta in forma di credito di imposta fino al 20% delle spese sostenute con un tetto massimo di 4 milioni nel 2022, ed è a tutti gli effetti un bonus a fondo perduto.
Questo bonus è stato recentemente rinnovato per dieci anni, fino al 2031, con alcune modifiche rispetto al precedente. Nel 2022, il bonus ricerca e sviluppo consente di ottenere:
- 20% di credito di imposta per ricerca e sviluppo, con tutto massimo a 4 milioni;
- 10% di rimborso delle spese come credito di imposta con tetto massimo a 2 milioni di euro, per innovazione tecnologica, design e ideazione estetica;
- 15% di credito di imposta con tetto massimo di 2 milioni di euro, per le spese di innovazione con l’obiettivo di transizione ecologica o digitalizzazione in chiave 4.0.
Negli anni a seguire è previsto un abbassamento delle aliquote. Nello specifico, parlando della ricerca e sviluppo, il credito di imposta vedrà l’abbassarsi del rimborso dal 20% al 10% delle spese ammissibili, per un massimo di 5 milioni di euro.
A chi spetta il bonus ricerca e sviluppo
La misura si rivolge a tutte le imprese residenti sul suolo italiano, questo include anche le stabili organizzazioni di soggetti non residenti. Il bonus, infatti, è disponibile per ogni azienda, indipendentemente dal settore economico di appartenenza, dal regime contabile e dal sistema di determinazione del reddito ai fini fiscali, dalla dimensione, e dalla natura giuridica.
Esistono anche motivi di esclusione e la fruizione del bonus è sempre subordinata al rispetto delle normative di sicurezza sul lavoro e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori.
A essere escluse, sono le aziende nelle seguenti situazioni:
- imprese in fallimento;
- aziende in liquidazione amministrativa coatta;
- imprese che hanno ricevuto sanzioni interdittive;
- realtà in stato di concordato preventivo senza continuità;
- aziende in liquidazione volontaria.
Quali sono gli investimenti in ricerca e sviluppo?
Le spese e gli investimenti in ricerca e sviluppo ammessi per poter accedere al bonus si dividono in:
- quote di ammortamento, i canoni di leasing o di locazione semplice e le altre spese relative ai beni materiali mobili e ai software che vengono utilizzati durante il processo di ricerca e sviluppo, compresi quelli per la creazione di prototipi o impianti pilota, e per l’importo ordinariamente deducibile ai fini della determinazione del reddito d’impresa;
- spese dovute per il personale impiegato nelle attività;
- le quote di ammortamento relative all’acquisto da terzi, limitatamente all’attività di ricerca e sviluppo;
- spese per forniture, materiali, e prodotti impiegati nell’attività agevolabile, con limite massimo del 30% delle spese di personale o per contratti con commissionari;
- spese per i servizi di consulenza o equivalenti, nel limite massimo complessivo pari al 20% delle spese di personale ammissibili o spese per contratti con commissionari;
- spese per i contratti di ricerca.
Quali sono le attività di ricerca e sviluppo?
In campo ricerca e sviluppo gli investimenti per cui si possono richiedere i fondi a disposizione sono quelli che rientrano nelle seguenti definizioni:
- attività fondamentali di ricerca;
- ricerca industriale;
- sperimentazione in ambito tecnologico e scientifico.
Le aziende che svolgono una di queste attività possono usufruire del bonus per poter accedere al credito di imposta del 20% sulle spese ammissibili.
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Come si calcola il credito d’imposta ricerca e sviluppo?
Il calcolo del credito d’imposta ricerca e sviluppo viene fatto tenendo conto delle spese sostenute dalle aziende per lo svolgimento delle attività ammissibili nel campo in questione.
Il credito viene calcolato in modo da andare a coprire un massimo del 20% delle spese in questione, senza superare i 4 milioni di euro nel 2022. Dal 2023, invece, il tetto percentuale massimo diventerà del 10%, mentre il tetto di rimborso salirà a 5 milioni di euro.
Quando si può utilizzare il credito ricerca e sviluppo?
Per poter accedere al credito d’imposta ricerca e sviluppo e quindi poterlo utilizzare, è necessario indicarlo all’interno della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in cui sono state sostenute le spese e in quelle relative ai periodi d’imposta successivi, fino a quando se ne conclude l’utilizzo.
Viene utilizzato esclusivamente in forma di compensazione e decorre a partire dal periodo d’imposta successivo a quello di sostenimento delle spese ammissibili, dopo aver presentato il modello F24 in modalità telematica all’Agenzia delle Entrate, e viene corrisposto attraverso tre quote annuali di pari importo tra loro.
Inoltre, per potervi accedere, è necessario porre in essere alcuni adempimenti:
- la comunicazione al ministero dello Sviluppo Economico;
- la certificazione della documentazione a opera di un revisore legale/società di revisione, che attesti le spese;
- una relazione tecnica che illustri al suo interno i contenuti e i risultati delle attività ammissibili e le finalità.
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