Meno tasse su bonus e straordinari, ma rischio più contratti precari: ecco il nuovo decreto Lavoro del governo Meloni

Giacomo Andreoli

3 Febbraio 2023 - 16:12

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La ministra del Lavoro Marina Calderone sta per presentare un nuovo decreto con bonus fiscali per provare a stimolare le assunzioni. Il rischio, però, è che possa crescere ulteriormente il precariato.

Meno tasse su bonus e straordinari, ma rischio più contratti precari: ecco il nuovo decreto Lavoro del governo Meloni

Meno tasse alle aziende su bonus, straordinari, premi e indennità e meno clausole per i contratti a tempo determinato. Sono queste le principali direttrici del nuovo decreto Lavoro a cui sta lavorando la ministra Marina Calderone. Il testo, che inizialmente doveva essere presentato a fine gennaio, è in fase di elaborazione finale, dopo essere stato scavalcato da altri provvedimenti come l’Autonomia regionale, su cui premeva la Lega.

Giorgia Meloni, però, vuole tornare il prima possibile sul tema del lavoro, con un intervento che ha l’obiettivo di provare a stimolare le assunzioni. Far aumentare l’occupazione, insomma, e spingere le aziende a fornire ai dipendenti più bonus e indennità, ma anche pagare tutti gli straordinari. Il rischio, tuttavia, è duplice: che molte imprese non tramutino i vantaggi fiscali in benefici per i lavoratori e che aumenti ancora di più il precariato.

Lavoro, i nuovi sgravi fiscali su bonus e straordinari

La prima novità che vuole introdurre il decreto è la riduzione delle tasse su premi di produzione, straordinari e indennità. Questo per agevolare e aziende maggiormente produttive che vogliono assumere.

L’idea, come ha spiegato Calderone, è lavorare su meccanismi virtuosi di premialità, implementando la misura prevista dalla legge di Bilancio della riduzione dal 10% al 5% dell’imposta sui premi di produttività. La stessa detassazione potrebbe quindi valere ora, lato aziende, per straordinari e indennità aggiuntive. Per Calderone anrebbe quindi incoraggiata la contrattazione di secondo livello, sia nel privato sia nel pubblico.

Accanto a questo si vogliono rendere i contratti di lavoro più semplici e potrebbero essere eliminate le causali per i contratti a tempo determinato.

Cosa vuole fare il governo Meloni sulle causali

Oggi si possono assumere le persone con contratto a tempo determinato senza causale per un totale 12 mesi. Non bisogna quindi indicare il motivo del lavoro temporaneo. Dopo i 12 mesi, per prorogare lo stesso contratto di altri 12 mesi, bisogna indicare le causali. Una volta terminati i 24 mesi non si può più procedere con la proroga del contratto a tempo: o la persona viene assunta in modo stabile o non può più lavorare nell’azienda.

La causale per il nuovo contratto precario può essere: esigenze temporanee e oggettive estranee all’attività ordinaria, sostituzione di lavoratori, incrementi temporanei e significativi dell’attività. Queste clausole non valgono per il lavoro stagionale e per i contratti dei dirigenti, per cui non è necessario indicare motivazioni.

Il decreto eliminerebbe del tutto le causali durante i 24 mesi di contratto a tempo determinato. Questa stessa durata, poi, potrebbe essere allungata di altri 12 mesi, ma solo in base ad accordi inseriti nei contratti collettivi nazionali, territoriali e aziendali. Gli stessi contratti collettivi, poi, potrebbero anche stabilire che le causali devono applicarsi prima dei due anni, ma la regola generale non sarebbe più quella.

Congedi, ferie e stipendi: come cambiano le informazioni ai lavoratori

Nella nuova legge troverebbe poi spazio una revisione del decreto Trasparenza dell’ex ministro del lavoro Andrea Orlando (Pd), varato per recepire una direttiva europea. Verrebbero quindi ridotti i vincoli informativi obbligatori quando si stipula un contratto.

Si tratta di informazioni su diritti e doveri, come: congedi retribuiti, importo iniziale della retribuzione con le modalità di pagamento, previsione di prescrizioni minime come il periodo di prova, durata delle ferie e programmazione dell’orario di lavoro e possibilità per il lavoratore con un’anzianità di almeno sei mesi di chiedere la stabilizzazione.

Se l’azienda non dà in forma scritta al lavoratore queste informazioni, può essere condannata al pagamento di una multa da 5mila euro al mese. Per consulenti del lavoro e aziende, però, queste informazioni determinano un importante aggravio burocratico.

Le modifiche sull’alternanza scuola/lavoro

E ancora: con il decreto potrebbe essere varato il nuovo Fondo per l’indennizzo dell’infortunio mortale durante lo svolgimento delle attività formative. Avrà una dotazione di dieci milioni di euro e coprirà gli eventi infortunistici avvenuti con l’alternanza scuola/lavoro. Sarà accompagnato da una revisione dell’assicurazione dei giovani che svolgono quel tipo di attività, così da evitare nuovi casi Giuliano De Seta.

I genitori del ragazzo, morto durante l’alternanza scuola/lavoro, non sono stati risarciti dall’Inail perché la legge ad oggi prevede che il risarcimento spetti solo quando chi fa alternanza scuola-lavoro è anche “capofamiglia”.

Salta la revisione di Opzione donna?

Sembra invece saltata la revisione nello stesso decreto di Opzione donna, dopo la stretta varata con la legge di Bilancio. L’idea era quella di tornare temporaneamente alle vecchie regole, con qualche lieve modifica, per sei mesi, in attesa che arrivi la riforma complessiva del sistema pensionistico per superare la legge Fornero. Ma ora sembra che la revisione di Opzione donna sia legata proprio a quella riforma.

In questa revisione generale, oltre a prevedere varie forme di anticipo pensionistico, si dovrebbe procedere anche con la semplificazione del sistema attuale, anche con “benefici pensionistici più stabili, razionali e chiari per le categorie più deboli”, come detto dalla ministra.

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