Il 1° maggio l’energia è stata gratis per 6 ore grazie alle rinnovabili. Ma questa notizia non è così buona come sembra. Ecco cosa accadrà alle bollette degli italiani.
Per sei ore in tutta Italia abbiamo avuto energia gratis. È questo l’effetto del Pun nullo, ma quella che potrebbe sembrare una buona notizia nell’immediato futuro, non lo è per i futuri investimenti.
E mentre eravamo nelle piazze a parlare dei diritti dei lavoratori, al concerto del 1° maggio, a festeggiare con gli amici nei parchi, non tutti si sono resi conto che tra le 11.00 e le 17.00, l’energia elettrica in Italia ha raggiunto un prezzo pari a zero.
Non si è trattato di una promozione o di un errore tecnico: è stato il risultato di dinamiche di mercato molto precise, legate all’aumento della produzione da fonti rinnovabili e al calo della domanda in un giorno festivo. Questo fenomeno, noto come “Pun nullo” (Prezzo Unico Nazionale nullo), ha fatto sì che i produttori di energia vendessero a costo zero l’energia elettrica sul mercato.
Sulla carta, potrebbe sembrare una notizia straordinaria per le tasche degli italiani: energia gratuita, in un periodo in cui i costi delle bollette sono un tema caldo. La realtà però è ben diversa e più complessa.
Il prezzo nullo non si traduce automaticamente in un risparmio diretto per i cittadini. Anzi, cela alcune criticità importanti per il sistema elettrico e per il futuro della transizione energetica. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Perché abbiamo avuto 6 ore di energia gratis?
Il “Pun nullo” è un evento raro, ma sempre più probabile con la crescita delle fonti rinnovabili. Il Pun – Prezzo Unico Nazionale – è il valore di riferimento dell’energia elettrica sul mercato all’ingrosso italiano. Si forma ogni giorno sulla base delle contrattazioni tra domanda e offerta, e rappresenta il prezzo a cui iene acquistata l’ultima unità di energia necessaria per coprire il fabbisogno.
Oggi, la combinazione tra un giorno festivo (quindi con bassa domanda) e un’alta produzione da fonti rinnovabili (in particolare fotovoltaico ed eolico) ha portato a un’offerta talmente abbondante da superare la richiesta. In quelle sei ore centrali della giornata, i produttori di energia – in particolare quelli da fonti pulite – hanno quindi offerto elettricità a costo zero pur di immetterla nella rete.
Perché lo fanno? In molti casi, perché gli impianti rinnovabili, sebbene tecnicamente possano spegnersi, hanno convenienza a produrre anche a prezzo nullo grazie agli incentivi statali di cui beneficiano. Si tratta di una remunerazione garantita, indipendentemente dal prezzo di mercato, che permette a questi impianti di rimanere in attivo anche quando il valore dell’energia scende a zero.
Un altro fattore è l’impossibilità tecnica di “accendere e spegnere” velocemente alcune centrali rinnovabili, che spingono quindi a immettere energia anche quando non è richiesta. Il risultato è una condizione eccezionale in cui il prezzo scende fino ad annullarsi: un effetto paradossale del successo delle rinnovabili in assenza di una rete elettrica pienamente adeguata a gestirle.
Perché 6 ore di energia gratis non sono una buona notizia per gli italiani?
Sebbene l’idea di energia “regalata” possa sembrare positiva, le implicazioni economiche raccontano una realtà diversa. Il primo paradosso è che, nonostante il prezzo nullo sul mercato all’ingrosso, i cittadini non vedranno un reale risparmio in bolletta. Questo perché gli impianti che producono energia da fonti rinnovabili, anche quando vendono a zero euro, continuano a ricevere gli incentivi statali, finanziati attraverso le bollette di tutti noi.
In pratica, l’energia è “gratis” solo formalmente: i produttori non incassano dal mercato, ma ricevono denaro pubblico. È un sistema pensato per favorire la transizione ecologica, ma che in situazioni di eccesso d’offerta rischia di creare distorsioni. Se questi episodi diventassero frequenti, nessun investitore sarebbe incentivato a costruire nuovi impianti, perché la remunerazione del mercato verrebbe azzerata. L’effetto sarebbe un blocco dello sviluppo delle rinnovabili, proprio nel momento in cui dovremmo accelerarne la diffusione.
A questo si aggiungono i problemi tecnici di gestione della rete: troppa energia immessa in un sistema non preparato può causare instabilità e blackout. Per evitare questi rischi è indispensabile potenziare la capacità di accumulo, cioè costruire grandi batterie in grado di immagazzinare l’energia prodotta in eccesso e rilasciarla nei momenti di maggiore richiesta. Questo tipo di infrastruttura è costosa, e i relativi investimenti finiranno inevitabilmente per pesare sulle bollette.
La vera sfida, dunque, non è solo produrre energia pulita, ma riuscire a gestirla in modo intelligente ed efficiente. Senza un piano chiaro per accumulo e distribuzione, anche le “6 ore gratis” possono diventare un boomerang. Come ha spiegato Gionata Picchio di “se sole e vento sono gratis, usarli per produrre energia non lo è”. E, almeno per ora, i conti li pagheranno le famiglie in Italia.
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