Bar, negozi, ristoranti e supermercati possono ancora imporre l’obbligo di mascherina ai clienti?

Stefano Rizzuti

9 Maggio 2022 - 12:12

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Dall’1 maggio non è più in vigore l’obbligo di mascherina in bar, supermercati, negozi e ristoranti: ma gli esercenti possono ancora imporlo ai clienti? L’intervista alla professoressa Astrid Zei.

Bar, negozi, ristoranti e supermercati possono ancora imporre l’obbligo di mascherina ai clienti?

Dall’1 maggio l’obbligo di mascherine al chiuso è diventato soltanto un ricordo in luoghi come bar, ristoranti, negozi e supermercati. L’obbligo resta solamente sui mezzi di trasporto, al cinema e al teatro o per accedere agli ospedali.

Molte persone, comunque, continuano a indossare le mascherine in bar e supermercati per precauzione. Ma gli esercenti - dai ristoratori ai gestori dei supermercati - possono ancora vietare l’ingresso ai clienti che non indossano la mascherina?

Essendo decaduto l’obbligo dal primo maggio, la domanda è inevitabile. E in molti si chiedono se può essere impedito loro di entrare in un luogo in cui per legge non vige l’obbligo, nel caso in cui non abbiano la mascherina. Per fare chiarezza sul tema, dal punto d vista giuridico, Money.it ha parlato con Astrid Zei, professoressa associata di Diritto costituzionale italiano e comparato alla Sapienza di Roma.

Cosa prevede la legge sull’obbligo di mascherina al chiuso

Prima di analizzare le norme che prevedono l’addio alle mascherine al chiuso bisogna ricordare che è attualmente in discussione al Senato la conversione del decreto legge con il quale, alla Camera, è stato introdotta la revoca dell’obbligo al chiuso. Il decreto dovrà essere approvato entro il 23 maggio, ricorda la professoressa Zei.

In attesa della conversione del decreto si applica invece l’ordinanza del ministro della Salute del 28 aprile, “adottata proprio per fornire un quadro giuridico che si applica fino a quando non verrà convertito il dl”. L’ordinanza riprende il testo approvato alla Camera e ora in discussione al Senato.

In più, però, “ha aggiunto una raccomandazione che è una norma facoltizzante, ovvero raccomanda l’uso della mascherina”. Quindi almeno fino al 15 giugno (se il decreto non prevederà una formula diversa) “si dà la facoltà di imporre ancora l’uso della mascherina al chiuso”, spiega Zei. Non è detto, però, che con la conversione in legge non possa cambiare qualcosa.

Bar e ristoranti possono imporre l’obbligo di mascherina

Stando all’attuale ordinanza, quindi, gli esercenti possono obbligare i clienti a indossare la mascherina per accedere ai loro locali. Per esempio un ristoratore oggi lo potrebbe fare perché - prosegue Zei - vale l’ordinanza del ministro in attesa del testo parlamentare.

Obbligo di mascherina, cosa potrebbe cambiare dopo il 23 maggio

Dal 23 maggio, con la conversione del decreto, qualcosa potrebbe cambiare. Il testo, infatti, attualmente non contiene la norma facoltizzante presente nell’ordinanza. La professoressa ricorda, comunque, come dal 2020 le mascherine siano “espressamente definite come dispositivi di protezione individuale”.

Si deve quindi far riferimento al testo unico sulla sicurezza sul lavoro del 2008 che disciplina l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale: “Si dice che è il datore di lavoro che ha l’obbligo di garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro e può imporre ai dipendenti l’utilizzo di tutti i dispositivi”.

Un’equiparazione che il decreto legge rende valida fino al 30 aprile (quindi ormai scaduta), ma - secondo Zei - “è discutibile, perché il testo unico non tipizza e non fa un elenco dei dispositivi, usa un’espressione generica”.

Mascherine obbligatorie anche dopo la pandemia?

Secondo l’interpretazione della professoressa, quindi, le mascherine potrebbero restare obbligatorie anche dopo: “Un domani, quando il Covid sarà superato, resta da vedere se in relazione alla specifica attività la mascherina può essere considerata uno strumento che serve a tutelare il lavoro e quindi il datore di lavoro può continuare a imporla a lavoratori, non ai clienti”.

Pure per i clienti, però, potrebbe restare qualche restrizione: “Se parliamo di luoghi aperti al pubblico o servizi essenziali come i supermercati, penso che il titolare potrebbe continuare a imporla ai clienti mettendo a disposizione la mascherina”.

Dopo la pandemia non si potrà dire ai clienti che non potranno accedere senza green pass perché sarebbe “discriminatorio, ma dal momento che indossare la mascherina non è lesivo o limitativo di un diritto, non vedo il problema a indossare la mascherina se la si mette a disposizione”.

C’è anche un altro elemento che la professoressa sottolinea, più culturale che giuridico. L’esempio che fa è quello del sud-est asiatico, dove “già prima del Covid, soprattutto in alcuni Paesi di cultura confuciana, prevaleva il valore condiviso della tutela della collettività”.

E questo portava, e porta ancor di più oggi, a utilizzare la mascherina sui mezzi di trasportonon per la paura del singolo d’infettarsi, ma come forma di rispetto verso gli altri tale per cui la persona che ha un raffreddore indossa la mascherina per rispetto degli altri in una situazione di assembramento”.

Per cui, anche una volta che il Covid sarà alle spalle, a suo giudizio potrebbe rimanere questa concezione anche in Europa, con la tutela della comunità che magari non prevarrà come in Asia, ma potrebbe essere un “fattore di bilanciamento: non mi sorprenderei se tra qualche anno si continuasse a usare le mascherine quando si ha un raffreddore”.

Perché l’obbligo di mascherina può restare e come

Come spiegato a Money.it da fonti di maggioranza l’obbligo di indossare le mascherine potrebbe essere applicato da bar, ristoranti e supermercati seguendo l’esempio di quanto già succede, per esempio, con i gestori che proibiscono l’ingresso dei clienti con animali. Vorrebbe dire che, chiaramente, il mancato possesso della mascherina non è sanzionabile, ma il gestore può rifiutare di far accedere il cliente. Discorso che vale soprattutto per i servizi non essenziali, come i bar.

D’altronde, come sottolinea Zei, esempi di questo genere esistevano già prima del Covid:

Il mio dentista, in tempi non sospetti, già imponeva a tutti coloro che accedevano allo studio di indossare dei copri-scarpe o il grembiule. Magari per un motivo di marketing, ma non è illegittimo. Facciamo anche un’analogia con quanto avveniva per il fumo nei locali: si potrebbe dire sì alla consumazione al tavolo all’aperto a chi non ha mascherina, ma si entra nella sala riservata solo se si indossa la mascherina, così come c’erano le sale fumatori. Non si preclude il servizio, ma se ti vuoi sedere te la chiedo”.

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